Seguire Gesù comporta la croce e il sacrificio anche della vita. Pochi lo capiscono
di Padre Giuseppe Tagliareni
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VIVENTI PER DIO
Eliseo, discepolo di Elia, fece molti miracoli, segno di santità e di investitura divina. Ci fu chi lo disprezzò e fu sbranato dagli orsi; ma ci fu pure chi lo onorò proprio come profeta e uomo di Dio. Una sunammita l’accolse più volte alla sua mensa e d’accordo col marito, gli preparò una stanzetta tutta per lui. Non aveva figli. Eliseo chiese a Dio di farle il dono di un figlio. E così fu. Non solo, ma dopo alcuni anni, il bambino fu preso da insolazione e morì. Eliseo, dopo aver pregato, lo restituì vivo alla madre.
Gesù dirà nel Vangelo: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta“. Dio dà grande merito a chi aiuta e favorisce i suoi ministri. In verità, essi lo rappresentano e ciò che viene fatto a loro è come fosse fatto a Dio, sia in bene che in male. Col Battesimo ci dobbiamo considerare “viventi per Dio”: non abbiamo altro scopo. Grazie a Cristo Gesù dobbiamo camminare in novità di vita (S. Paolo).
A Dio va dato il primato assoluto e così a Gesù. Se uno mette davanti la famiglia o il lavoro o altre cose, non è cristiano. Inoltre, seguire Gesù comporta la croce e il sacrificio anche della vita. Ben pochi lo capiscono. Lo scopo dei più è stare bene. La religione sia! ma non troppo stretta! Uno deve essere libero, dicono. Libero di rovinarsi!