Il criterio di discernimento da avere in caso di persecuzione
di Giuliva Di Berardino
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COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA
Lc 21,12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Il vangelo di oggi è il seguito del discorso iniziato ieri, in cui Gesù consigliava due temi di discernimento di fronte alle difficoltà e alle prove della vita: non lasciarsi ingannare e non avere paura, che, come abbiamo detto ieri, si riassume nello scendere in profondità, nel cuore, dove possiamo trovare la pace che nessuno può toglierci, perché questa pace ci mette in comunione con Dio.
Oggi invece la liturgia ci offre il criterio di discernimento da avere in caso di persecuzione. La persecuzione è una delle situazioni più comuni in cui si trovano i credenti, in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Potremmo dire, come le parole di Gesù ci mostrano, che la persecuzione è una condizione necessaria per i credenti e sembra essere più un’occasione da sfruttare che una situazione da subire. Gesù ci dice infatti in modo chiaro che lo stato di persecuzione è per i suoi discepoli l’occasione per dare testimonianza coraggiosa della fede.
Nel vangelo di oggi Gesù ci insegna a cogliere nelle prove, nelle difficoltà e perfino nelle persecuzioni un’occasione per dare testimonianza, cioè per donare qualcosa di sé, dei propri valori e della propria forza interiore agli altri. Quando viviamo delle ingiustizie, quando veniamo accusati o calunniati, la nostra prima reazione è reagire per difendersi, oppure fuggire per evitare l’altro.
Il Vangelo ci offre invece una via nuova, una via che può convertire il cuore, che ci può cambiare interiormente e renderci forti nello spirito, facendoci notare che le difficoltà, le persecuzioni, sono una possibilità per convertire noi stessi alla pazienza, alla perseveranza nel bene, alla pratica della compassione e alla lotta pacifica contro l’indifferenza e la durezza dei cuori.
Gesù ci chiede oggi di rispondere alla prova con la fiducia, alla persecuzione con la testimonianza, alla chiusura con l’accoglienza. Il segreto è perseverare, cioè la capacità di restare, di durare nel tempo, di non arrendersi nel fare il bene e nel volere che tutti conoscano l’amore che abbiamo sperimentato noi, anche chi ci fa del male. In un certo senso il desiderio di bene per gli altri cresce dentro di noi anche perché ci sono persone che ci mettono n difficoltà nel desiderio del bene.
Per questo Gesù ci chiama beati quando veniamo insultati e calunniati, perché in queste situazioni possiamo chiedere la virtù della perseveranza che ci aiuta a vivere felici, a saper amare veramente. La perseveranza, infetti, è la virtù di chi sa amare, di chi sa innamorarsi davvero, perché solo il vero amore sa arrivare fino in fondo, fino alla fine. Non ama chi si dona solo per un momento, o per un tempo, come siamo abituati a pensare noi. Non ama chi pensa al tempo che passa come un modo per finire di soffrire, ma chi fa di ogni secondo che passa un’opportunità per realizzare qualcosa di creativo, di bello, nonostante le prove della vita.
Oggi allora presentiamo le nostre situazioni di difficoltà al Signore, presentiamo anche le persone che ci fanno soffrire e che ci mettono alla prova e ringraziamo il Signore perché proprio grazie a tutto questo in questo giorno abbiamo la possibilità di vivere nella gioia la virtù della perseveranza.
Ringraziamo insieme il Signore perché ogni giorno di più ci fa cogliere sempre di più la bellezza della nostra fede, come possiamo costatare camminando insieme ogni giorno, in questo percorso di commenti al Vangelo quotidiano. Se ci facciamo caso, ogni giorno Gesù ci insegna a cogliere l’aspetto profondo e quindi più gioioso della realtà, in modo che le nostre giornate siano celebrazione vivente di gratitudine e di lode, perché tutto quello che viviamo, anche le persecuzioni, concorrano a renderci testimoni di una fede luminosa, libera, bella, coinvolgente e attraente.
Ci doni il Signore oggi di sentire nel cuore la gioia della gratitudine per la vita e per la fede, perché possiamo onorarLo come Lui desidera per essere anche noi oggi veri testimoni della gioia del Vangelo che ci unisce tutti come fratelli e sorelle, nella fede.