Le derive orwelliane della Commissione Europea

Le derive orwelliane della Commissione Europea

di Alvise Parolini 

TRANSIZIONE POLIZIESCA DELLA UE? SOLO SE AGIOCRATICA!

Come riporta il quotidiano web “Usque Tandem” in un articolo dell’8 novembre, domani 22 novembre “ci sarà la votazione in plenaria per avviare formalmente la trasformazione dello Statuto Europeo. Da quel momento, la Commissione Europea, che governa l’UE, entrerà in interdipendenza con una commissione giuridica apicale permanente e si avvarrà di un esercito a sua esclusiva disposizione.”

Tale mossa, se fosse approvata secondo l’agenda europeista, porterebbe certamente ad un allineamento del sistema amministrativo, di giustizia e di difesa nella direzione di quello che Aristotele nel suo trattato sulla Politica definiva la “politia”, ovvero lo “stato di polizia”.

Nel libro IV al capitolo 9, il filosofo stagirita così descrive il tentativo di presentare la politia come se fosse democrazia: “(…) il sistema ha molti tratti democratici, ad esempio in primo luogo il modo di allevare i ragazzi (…): lo stesso vale nell’età successiva e quando poi sono diventati uomini, tutto si svolge nello stesso modo (…), così le norme riguardanti il cibo sono le stesse per tutti nei sissizi e le vesti i ricchi le portano quali potrebbero procurarsi uno qualunque dei poveri. E anche a proposito delle due magistrature più alte, a una il popolo può essere eletto, all’altra può prendere parte.”

Pensiamo all’Italia: è innegabile che con l’esecutivo Meloni, grazie al buon lavoro dell’onorevole Nordio, anche il ministero della giustizia sta avviandosi, seppur lentamente, verso una concreto abbandono delle logiche eccessivamente burocraticistiche proceduralistiche.

Il terrorismo internazionale e le recenti tragedie civili come quelle dell’omicidio di Giulia Cecchettin recano in sé la necessità di un maggior controllo in primis dell’ambito educativo delle giovani generazioni, oltre che maggior presenza e vicinanza delle forze dell’ordine e ronde alla cittadinanza.

L’accentramento di maggiori vincoli e poteri presso l’Unione Europea non è l’unico problema: dovremo invece soprattutto soffermarci sulle gravissime lacune e sui deplorevoli tradimenti che la Costituzione europea reca in sé, avendo essa disconosciuto le radici cristiane e benedettine dell’Europa, al contrario della Russia, sulla via di riconoscimento dell’esigenza di riconfigurare la sacralità etnica e religiosa dello slavismo (in russo “sobornost”) sulle radici cristiane, rifacendosi a santi della tradizione ortodossa come Cirillo, Basilio e Giorgio, come ultimamente auspicato dal professor Aleksandr Dugin dell’Università di Mosca.

Con San Giovanni Paolo II gridiamo fin d’ora: “Le radici non si toccano!”

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