Israele vuole spingere gli abitanti di Gaza verso l’Egitto?
di Angelica La Rosa
–
DOPO LA GUERRA LA PENISOLA EGIZIANA DEL SINAI OSPITERÀ GLI EX ABITANTI DELLA STRISCIA DI GAZA?
L’offensiva miIitare israeliana contro Hamas potrebbe portare ad un esodo forzato degli abitanti della Striscia di Gaza verso l’Egitto? Così sembrano riportare alcuni documenti trapelati che alimentano le preoccupazione degli arabi della Striscia. Tuttavia dal governo di Israele si afferma che il “documento concettuale” non è una politica ma una ipotesi.
Un “concept paper” del governo israeliano, infatti, trapelato di recente esaminava la possibilità di ricollocare la popolazione arabo-palestinese nella penisola egiziana del Sinai dopo la guerra. Un trasferimento di massa di 2,3 milioni di persone che sta alimentando le preoccupazioni degli eventuali interessati e fanno già parlare di una nuova Nakba (“catastrofe”).
Il documento, compilato da un’agenzia di ricerca governativa israeliana nota come Ministero dell’Intelligence, è datato 13 ottobre, cioè sei giorni dopo che Hamas aveva condotto attacchi mortali contro Israele e il governo israeliano aveva dichiarato guerra al gruppo terroristico di Hamas che controlla Gaza. “Ciò che accadde nel 1948 non lo permetteremo nuovamente”, ha detto all’Associated Press Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Uno sfollamento di massa di palestinesi equivarrebbe “a dichiarare una nuova guerra”, ha aggiunto.
Un altro documento, diffuso tra i servizi segreti israeliani, riporta due opzioni riguardo alla popolazione civile di Gaza dopo la guerra: o una espulsione forzata degli oltre due milioni di abitanti di Gaza dal territorio verso l’Egitto o il Canada come un luogo che potrebbe accogliere i rifugiati.
Un terzo documento riporta tre ipotesi: – la prima vedrebbe i civili rimanere a Gaza sotto il governo dell’Autorità Palestinese, che è stata espulsa da Gaza dopo una guerra durata una settimana nel 2007 che ha portato Hamas al potere; – mentre la seconda suggerirebbe un tentativo di istituire “un’organizzazione politica locale araba non islamista” con una leadership per governare la popolazione; – la terza opzione prevede l’evacuazione dei civili da Gaza nel Sinai che, si scrive nel documento, “produrrebbe risultati strategici positivi a lungo termine per Israele”. Questa terza opzione prevede, nella prima fase, l’allestimento di tendopoli nella zona del Sinai. In una fase successiva prevede la creazione di una zona umanitaria per assistere la popolazione civile di Gaza e, infine, la costruzione di città in un’area reinsediata nel nord del Sinai.
Un think tank israeliano, l’Istituto Misgav per la sicurezza nazionale e la strategia sionista, ha pubblicato un documento in cui si deduce che la situazione rappresentava “un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di Gaza in coordinamento con il governo egiziano”.
Spingere i palestinesi fuori da Gaza nel Sinai significherebbe “pulizia etnica”, ha detto il dottor Mustafa Barghouti, medico e politico palestinese. Crede che non ci sia alcuna possibilità che venga loro permesso di tornare e che ciò costituirebbe “un precedente molto pericoloso” per tutti i palestinesi. “L’obiettivo finale non sarà solo la pulizia etnica di Gaza, ma anche della Cisgiordania”, ha detto a CBC News.
Lo storico americano Gil Troy mette in guardia contro l’idea di Israele di “trasferire” i palestinesi fuori da Gaza.”Penso che sulla scia della ferocia del 7 ottobre Israele debba creare una zona cuscinetto molto più grande tra gli abitanti di Gaza e gli israeliani lungo il corridoio di Gaza”, ha detto. “Non si tratta di pulizia etnica, si tratterebbe di creare una difesa territoriale”.
Si discute se l’offensiva israeliana a Gaza sia giustificata ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite perché non tutti sono d’accordo sul fatto che l’attuale conflitto costituisca un conflitto interstatale del tipo previsto dalla Carta. Molti ripetono: “Il prezzo della giustizia non può essere la continua sofferenza di tutti i civili palestinesi”. Indipendentemente dal fatto che Israele possa o meno portare avanti uno dei piani suesposti, quello che è sicuro che servirebbe ottenere il sostegno internazionale per un trasferimento dei palestinesi e attualmente Israele non ha questo sostegno.
Non a caso i documenti trapelati suggeriscono di affidarsi a “grandi agenzie pubblicitarie” per promuovere messaggi o campagne pubblicitarie per “motivare” i residenti di Gaza ad accettare il piano.
Per quanto riguarda l’Egitto e altri paesi della regione che potrebbero dover sostenere il peso di una spostamento di massa di arabi-palestinesi, il documento propone incentivi, inclusa l’assistenza finanziaria per l’Egitto, in particolare, per aiutare a superare l’attuale crisi economica.