In ricordo di Maria Stuarda, martire della fede
di Pietro Licciardi
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IL 17 NOVEMBRE 1558 MORÌ L’ULTIMA REGINA CATTOLICA DI SCOZIA E INGHILTERRA
Il 17 Novembre 1558 muore a Londra Maria I Stuart, regina d’Inghilterra e Irlanda, figlia di Enrico VIII, il re che col pretesto di non aver avuto figli maschi a cui lasciare la corona non esitò a staccarsi dalla Chiesa di Roma per mettersi lui a capo di quella che divenne la chiesa d’Inghilterra.
Secondo gli storici lo scismatico monarca si risolse a compiere lo sciagurato passo perché indispettito dal reiterato rifiuto del Papa Clemente VII di concedere l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico re d’Aragona e d’Isabella di Castiglia, “colpevole” di aver messo al mondo una sola figlia; i precedenti due maschi non erano sopravvissuti all’infanzia.
Ma forse giocò un ruolo non secondario l’aver costatato come la rivoluzione luterana iniziata qualche anno prima avesse arricchito non poco i principi tedeschi, i quali si erano accaparrati gli ingenti beni della Chiesa cattolica. E guarda caso, dopo la “nazionalizzazione” del culto, anche Enrico VIII si mise a confiscare gli ori e i beni di abazie, conventi e chiese coi quali tra l’altro poté poi finanziare la costruzione di quella flotta che avrebbe consentito all’Inghilterra di primeggiare sui mari di tutto il mondo e conquistare un impero su cui mai tramontava il sole.
Ma torniamo a Maria, alla quale la madre Caterina aveva trasmesso la stessa adamantina fede di quella santa donna che fu la nonna Isabella. Andata in moglie al re di Francia, Francesco II, alla morte di questo tornò in Scozia di cui era diventata regina, che però trovò in gran parte protestantizzata dal calvineggiante John Knox, che aveva portato dalla sua una bella fetta della nobiltà alla quale, come ai colleghi tedeschi e inglesi, non parve vero di arraffare le proprietà ecclesiastiche.
Mary Stuart non era certo la vacua femminuccia cui ci hanno abituato certe fiction ma come buona parte delle donne medievali era portata all’azione e in più era anche colta, tuttavia non riuscì a barcamenarsi in quell’ambiente diventato ostile e all’assassinio del suo segretario, l’italiano e cattolico Davide Rizzo, avvenuta sotto i suoi occhi si trovò isolata trovando appoggio solo nel Papa san Pio V il quale scrisse di suo pugno una lettera dove la esortava a tener duro facendole dono anche di 20mila scudi d’oro per i suoi bisogni.
Purtroppo gli eventi precipitarono e Maria dovette fuggire dalla Scozia per rifugiarsi in Inghilterra, dove regnava la cugina Elisabetta I. La regina esule trovò in verità accoglienza e comprensione ma siccome era lei la legittima erede pure a quel trono, Elisabetta – che era soltanto la figlia illegittima di Enrico VIII – per evitare sorprese la mise sotto chiave. Eh si, perché a quel tempo la successione era un affare serio e chi doveva giurare fedeltà anche a costo della vita al sovrano voleva esser sicuro che questo fosse quello giusto; così non mancarono legittimisti, anche protestanti, che fecero notare la cosa alla sovrana d’Inghilterra.
Per giunta lo scisma con Roma non era stato accettato proprio da tutti e congiure, complotti e ribellioni di lord cattolici e sudditi fedeli a Roma scoppiavano ancora un po’ ovunque allo scopo di mettere la cattolica Maria sul trono che le spettava. Così ad un certo punto Elisabetta tramutò l’ospitalità in vera e propria prigionia incorrendo però nella sanzione papale, che il 25 febbraio 1570 la scomunicò con la bolla Regnans in excelsis dichiarandola decaduta mentre i sudditi erano sciolti da ogni obbligo di obbedienza.
Purtroppo l’autorità del Santo Padre non era più quella di una volta e Elisabetta non solo fece orecchie da mercante ma si aggrappò con ancora maggiore determinazione al trono scatenando la sua ira sui cattolici, che cominciarono ad essere perseguitati come non mai. Non solo, ma per sua maggior tranquillità si risolse a fare ciò che fino ad allora mai nessuno aveva osato: processare e condannare una regina di diritto divino. L’infelice Maria dunque dovette salire sul patibolo. Si presentò al boia vestita di nero e prima di porgere il collo si tolse l’abito mostrando sottostante veste rossa, colore simbolo del martirio.
Curioso, ma non troppo se pensiamo al potere che ancora oggi ha la propaganda sugli ingenui e gli ignoranti, il fatto che l’epiteto di sanguinaria sia stato appiccicato alla povera Maria I Stuart, la vittima dell’intera vicenda, e non a Elisabetta, le cui mani grondano del sangue di non si sa quanti martiri cattolici.
Speriamo che questo ricordo serva da monito a non prestar sempre fede alle calunnie che da sempre aleggiano sulla Chiesa e sui suoi figli devoti e ai cattolici a dedicarsi un po’ di più allo studio della loro gloriosa storia.