L’assassinio di Indi Gregory e la vergogna del silenzio di molti cattolici
di Gianni Toffali
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UN TRIBUNALE SADICO E BRAMOSO DI MORTE
È lo stesso tragico copione: dopo la soppressione di stato di Charlie Gard, Alfie Evans, Archie Battersbee, Sudiksha Thirumalesh, è stata la volta di Indi Gregory.
Secondo Robert Peel, il giudice dell ‘Alta Corte britannica, il tenere in vita con la ventilazione artificiale la bambina, affetta da una grave e incurabile patologia mitocondriale, sarebbe stato un accanimento terapeutico che l’avrebbe soltanto fatta soffrire.
Il “buon samaritano”, che oltre al senso di pietà sa anche leggere i pensieri dei neonati, ha deciso di lenire la sofferenza della bimba e dei genitori, respingendo l’appello al trasferimento in Italia.
Nei giorni scorsi il padre Gregory, seppur ateo, aveva dichiarato che «In tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all’inferno. Non può esistere un inferno senza un paradiso e io voglio che Indi vada in paradiso, per questo l’ho fatta battezzare». Parole inconcepibili per un non credente!
L’onda d’urto del male incarnato da un tribunale sadico e bramoso di morte, ha imprevedibilmente rotto la corazza ideologica dell’ateismo.
Una sorta di miracolo laico paradossalmente scaturito da un atto iniquo, ha aperto occhi e cuore al padre. Il tocco del fondo dell’abisso, ha consentito al poveruomo di sperimentare l’esistenza dell’inferno e di conseguenza percepire la presenza del paradiso.
Un dono “fuori programma” forse più considerevole della vita stessa della figlia. Dell’intera vicenda rimane la vergogna del silenzio di molti uomini di una chiesa spesso latitante sulle questioni etiche e, al contrario, occupatissima a curare gli interessi dei gay e dei trans che dai prossimi giorni potranno fare da padrini a battezzati e nubendi.