Tre massime per una vita serena
di Francesco Pisani
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OGGI SI FA UN GRAN PARLARE DI SERENITÀ MA...
Oggi si fa un gran parlare di serenità, ed è comprensibile visto anche il periodo storico, che è forse il più difficile e stressante che vi sia mai stato.
Per raggiungere la tanto agognata serenità, in genere, si praticano le attività più stravaganti, bizzarre, ci si immerge nelle più assurde pratiche meditative senza accorgersi che, molto spesso, si finisce nelle grinfie di spietati spillasoldi, ciarlatani e truffatori.
Si ricerca la serenità, ma alla fine si diviene sempre più isterici, frustrati e indebitati.
E’ bene ricordare che vivere un’esistenza serena può essere alla portata di chiunque, indipendentemente dal proprio patrimonio, anzi l’esperienza ci insegna che le persone più serene, in genere gli anziani, sono proprio quel tipo di persone che hanno per vivere quel tanto che gli è sufficiente per trascorrere un’esistenza decorosa.
La prima massima per vivere un’esistenza serena è trascorrere la vita senza nutrire alcun tipo di vizio.
Come si può davvero pretendere di essere sereni se viviamo immersi nei capricciosi e imprevedibili vortici del vizio?
L’etimologia della parola sereno proviene dal latino serenus, che significa “secco”, per intendere il tempo atmosferico, e poi “limpido” e “tranquillo” per intendere il meteo interiore.
E’ evidente che non può dirsi tranquillo chi è agitato dai turbini vorticosi del vizio. Rammentiamo che il vizio non è solo quello che comunemente si intende, ossia il gioco, l’alcol, il sesso, o peggio ancora, ma è possibile intendere il vizio come quella forma distorta del vivere che si esprime nell’attaccamento morboso alle cose esterne di questo mondo.
La dipendenza dal denaro, ad esempio, è una delle forme più comuni di vizio nella nostra epoca. La ricerca costante del denaro, infatti, non assume più i connotati di un mezzo necessario per vivere, ma diviene fonte per alimentare i vizi, i piaceri perversi, le debolezze.
La seconda massima per vivere sereni è imparare ad essere contenti di ciò che si ha, ma soprattutto di quello che si è. Non c’è alcun bisogno di vivere per confrontarsi con il proprio vicino, per invidiare l’erba del suo giardino – che secondo noi è sempre più verde della nostra. E’ attitudine tipica di un certo servilismo e della meschineria umana il vivere la vita allo scopo di competere con gli altri, nel dimostrare a chicchesia il proprio presunto valore. Agendo in tal modo si finisce per divenire degli eterni schiavi del giudizio altrui, delle prostitute di se stessi. Al contrario, invece, non vi è condizione migliore di colui che non ha bisogno di rendere conto a nessuno, salvo che a Dio e alla propria coscienza.
Infine, l’ultimo ingrediente per una vita serena è forse il più importante, e si esprime nel vivere in grazia di Dio. Essere in grazia di Dio significa vivere un’esistenza all’insegna del bene e una buona vita si esprime, in primo grado, nel non recare coscientemente del danno a nessuno.
La violenza, le guerre, gli innumerevoli disastri, sono il prodotto di un essere umano perennemente agitato da pulsioni, passioni incontrollate, e incapace di vivere in armonia con il creato.
Essere in grazia di Dio vuol dire, in sintesi, dimostrare gratitudine, fiducia, ottimismo, serenità in modo da essere, non più uno strumento di odio e divisione, ma di pace, amore e fratellanza.