La sepoltura in luogo sacro giova al defunto
di Padre Angelo Bellon*
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LA DISPERSIONE DELLE CENERI E’ UN RITO PAGANO, NON CATTOLICO
La Chiesa preferisce la sepoltura dei corpi, sebbene acconsenta alla loro cremazione.
E questo per quattro motivi menzionati dall’Istruzione “Ad resurgendum cum Christo” della Congregazione per la dottrina della fede, che porta la data del 15 agosto 2016: “Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne”. “Intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia”. “Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone”. “Infine la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi”.
In questa Istruzione viene ricordato che proprio attraverso la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, è stata tenuta desta la comunione tra i vivi e i defunti. Nello stesso tempo si è ovviato al pericolo di nascondere un evento al quale tutti dobbiamo prepararci. Ugualmente si rimedia ad un altro pericolo qual è quello di privatizzare la morte di una persona cara, dimenticando la dimensione sociale ed ecclesiale di ogni persona per la cui nascita ci si è rallegrati, con la quale si è vissuti insieme, che è stata partecipe della gioia e del dolore degli altri, della quale si è fruito del suo apporto e alla quale ci si è donati.
Privilegiando dunque la sepoltura o l’inumazione, tuttavia “laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi”.
La cremazione è vietata solo nel caso in cui venga “scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana”. Fatta la cremazione per ragioni legittime, “le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica. La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose.
Conseguentemente l’Istruzione dichiara: “Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita”. Vi si legge inoltre: “Non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione”. Questo per evitare di pensare che con la morte finisca tutto e venga troncato il rapporto con i vivi.
Sarebbe stato bello se l’Istruzione avesse ricordato l’importanza del sepolcro e della preziosità di essere sepolti in un luogo sacro. A questa lacuna supplisce San Tommaso ricordando l’importanza del monumento funebre, anche se la parola monumento dà l’impressione di qualcosa di grandioso, mentre è sufficiente un sepolcro, un loculo.
Dice testualmente: “Tale pratica giova ai morti perché chi guarda i sepolcri ricorda i defunti e prega per loro” (Somma teologica, Supplemento, 71,11).
“La sepoltura in luogo sacro giova al defunto: poiché si deve credere che il morto stesso, o un altro, nello scegliere la sepoltura del corpo in un luogo sacro affidi l’anima alla protezione e alle preghiere di qualche santo; e anche al patrocinio di quanti sono addetti a quella chiesa, in quanto pregano spesso per i morti tumulati presso di loro”.
In passato i cimiteri venivano legati al nome di qualche santo, soprattutto martire. Con questo si intendeva affidare le anime dei defunti all’intercessione del santo patrono del cimitero. Oggi vi supplisce l’intercessione del santo patrono di quel territorio o di quella parrocchia. Ora disperderli per l’aria o nell’acqua del mare significa sottrarli alla speciale intercessione dei santi protettori di quel luogo sacro.
* Fonte: Amici Domenicani
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