Dopo le campagne vaccinali ora si vogliono nascondere le reazioni avverse e le morti causate
di Paolo Gulisano
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“VERITÀ E RICONCILIAZIONE” HA DECISO DI FAR CONOSCERE LE PROPRIE INIZIATIVE
Due anni fa si è andato costituendo un gruppo composto da decine di sacerdoti e religiosi, distanti dalla narrazioni imposte in tema di lock-down e vaccinazioni, chiamato Verità e Riconciliazione. Gli eventi degli anni della Pandemia hanno introdotto e “normalizzato” nella società e nella Chiesa atteggiamenti e comportamenti che hanno lasciato perplessi e confusi non solo molti fedeli, ma anche decine di sacerdoti, religiosi e consacrati. Nella situazione di generale disorientamento si è costituito il gruppo “Verità e Riconciliazione”, una rete di amicizia che raduna un molti preti, frati e suore, uniti dal desiderio di rileggere quanto accaduto a partire dall’inverno 2020, sentendosi liberi di esprimere le proprie perplessità e uscendo dalla logica di proibizione, silenzio e pensiero unico purtroppo penetrata anche all’interno di tanti ambienti ecclesiali ordinari.
Per due anni il gruppo si è soprattutto confrontato e ha cercato degli elementi di formazione all’insegna del dialogo sincero, del rispetto reciproco e dell’accoglienza pastorale. Di recente in seno al gruppo sono maturate alcune iniziative, tra cui una – importantissima- chiamata “Chiesa in ascolto”, che vuole essere un aiuto e un sostegno spirituale per le persone danneggiate da vaccino, cui nella quasi totalità dei casi non viene riconosciuta l’origine dei disturbi di cui soffrono, il che aggiunge ulteriore sofferenza alla loro condizione. Recentemente Verità e Riconciliazione ha deciso di far conoscere le proprie iniziative, mandando alle redazioni delle testate cattoliche una lettera, che chiede conto del silenzio dei nostri media ecclesiali attorno al dramma degli affetti avversi del vaccino. Vista l’assenza di risposte significative, o che comunque non hanno avuto sviluppi, il gruppo “Verità e Riconciliazione” ha deciso di inviare ad altri media di ispirazione cattolica questa lettera, che il nostro giornale ha deciso molto volentieri di pubblicare. Ecco dunque di seguito il testo integrale della lettera e i suoi principali firmatari.
LETTERA DI “VERITÀ E RICONCILIAZIONE” ALLE PRINCIPALI TESTATE CATTOLICHE ITALIANE
Cari Direttori e cari membri della redazione di Avvenire, Osservatore Romano, e di Famiglia Cristiana.
Siamo un gruppo di amici sacerdoti, religiosi, laici e scriviamo anche a nome di malati e persone che risentono ancora le conseguenze dei vaccini per il CoViD-19. Siamo lettori di quotidiani, di riviste e organi di stampa cattolici che per statuto sono al servizio del Vangelo e della vita della Chiesa. Ora, dopo aver molto riflettuto e facendo eco a tanti che ci chiedono di intervenire, abbiamo aderito al loro desiderio, che era maturato anche in noi, di porvi una domanda che a tutti sta a cuore; e cioè conoscere il perché nelle vostre pagine, dopo le campagne vaccinali anti-CoViD 19, non si è data, secondo noi, sufficiente documentazione delle reazioni avverse e purtroppo delle morti causate da quello che ormai per stessa ammissione delle case produttrici si può chiamare un farmaco sperimentale (l’opposto di ciò che è un vaccino). La nostra non è una critica alla passione di chi ha sostenuto in buona fede le campagne vaccinali e si è fidato di ogni proposta più o meno testata. Le scelte libere meritano il nostro rispetto. Chiediamo però che in un dibattito, oggi molto forte e talora ricco di polemiche, possa trovare spazio anche questa nostra povera voce pacata che non ha pretese di imporre agli altri le proprie convinzioni. L’unica aspirazione è stimolare una informazione il più completa possibile e per questo amante della verità tutta intera, avendo molti più dati oggi a disposizione: una stampa che comunichi i varî aspetti del problema, realizzando così in pieno quel diritto all’informazione che ci pare la Chiesa sempre proclami. D’altronde Gesù stesso afferma «la verità vi farà liberi», e dice di Sé stesso: «Io sono la Verità». Nel documento “Inter mirifica” del Concilio Vaticano II, al n. 5, si precisa così il diritto all’informazione: «Il retto esercizio di questo diritto esige che la comunicazione sia sempre verace quanto al contenuto e, salve la giustizia e la carità, completa; inoltre, per quanto riguarda il modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell’uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro diffusione. Non ogni conoscenza infatti giova, “mentre la carità è costruttiva” (1 Cor 8,1)».
In quest’ultimo periodo tante notizie non vere, e talora persino volutamente occultate e che ormai i social definiscono menzogne, sono venute fuori anche tramite intercettazioni telefoniche e ambientali di dominio pubblico e indagini scientifiche mirate e non soggette a interessi di parte. Stimolati dalla sfiducia che tanti cominciano a nutrire verso la comunicazione oggi così pervasiva, e consapevoli della nostra responsabilità di pastori d’anime, chiediamo che le pagine della stampa cattolica possano essere luogo di ampio dibattito per pervenire alla dovuta completezza dell’informazione. Questo costituirebbe, a nostro avviso, una risposta evangelica al dovere di rendere la carità della verità a tutti i nostri fratelli. Ci domandiamo inoltre se il dovere morale di servire la verità e, grazie all’indispensabile servizio che voi svolgete nella Chiesa e nella società, di difendere i più deboli e smarriti, sia stato realmente esercitato dai vari organi e media cattolici. Ormai tutti sanno che ricercatori australiani hanno provato che la proteina Spike -Sars-CoV-2 è tossica e produce una svariata serie di malattie. Ricercatori di altri Stati hanno invece dimostrato che i sieri ad mRNA producono una risposta immunosoppressiva, moltiplicando le reinfezioni da CoViD. Secondo voi, non sarebbe opportuno e onesto comunicarlo alle persone, affinché siano completamente al corrente quando intendono sottoporsi volontariamente, e non obbligate per legge, a iniezioni che promettono benefici che alla prova delle sperimentazioni non sembra che si siano del tutto dimostrati tali e quindi da non considerare benefici reali?
Molte persone che conosciamo e che hanno visto scomparire rapidamente alcuni loro cari si domandano se non sarebbe giusto informare di tutte le morti per malori improvvisi e dei danneggiati da “vaccini”, oltre che, come ora anche in parlamento viene chiesto da alcuni rappresentanti del popolo italiano, di fermare ogni deriva di controllo autoritario della società civile, su base sanitaria. Queste domande, finché resteranno senza risposta, non lasceranno in pace noi e molte persone che il nostro ministero pastorale ci fa incontrare e che chiedono conforto, sostegno, spesso sentendosi isolate e talora persino abbandonate dalla Chiesa. Siamo certi che questi interrogativi sono ben presenti anche in voi e vorremmo che grazie a questa nostra riflessione, vi sia possibile più facilmente affrontarli. Siamo infatti persuasi che quanto sta emergendo non può lasciare tranquilli neppure voi, specie sapendo che la carità «non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità» (1 Cor 13,6), e non delle omissioni.
Siamo certi che coglierete lo spirito collaborativo di questo intervento che riprende riflessioni certamente a voi ben note e che ci capita di ascoltare da persone talora molto risentite verso la società e persino verso la Chiesa, e speriamo che ci dedicherete un po’ del vostro tempo. In “Fides et Ratio”, san Giovanni Paolo II ha parlato dell’importanza dell’amicizia (della fede) per la ragione. Anche noi vogliamo proporvi le sue parole, ma trasponendole a vantaggio di un clima sereno che non accusi nessuno di “complottismo”, ma stia attento alla verità tutta intera, che non è più quella del filosofare a cui faceva riferimento il papa polacco, ma che non smette di essere orientata, come ogni verità, all’unica Verità che è Nostro Signore: «Non si dimentichi che anche la ragione ha bisogno di essere sostenuta nella sua ricerca da un dialogo fiducioso e da un’amicizia sincera. Il clima di sospetto e diffidenza, che a volte circonda la ricerca speculativa, dimentica l’insegnamento dei filosofi antichi, i quali ponevano l’amicizia come uno dei contesti più adeguati per il retto filosofare» (§ 33). Non si potrebbe dire lo stesso, mutatis mutandis, per l’informazione?
Vi ringraziamo fin d’ora se vorrete accogliere in un contesto di amicizia questo nostro richiamo. Sappiamo quanto sia complesso il lavoro della comunicazione nella Chiesa e dalla Chiesa, condizionato com’è da tanti elementi che all’uomo qualunque sfuggono, e per ciò vi auguriamo di non trascurare niente di ciò che conta agli occhi di Dio. Grazie per il vostro ascolto e la vostra attenzione. Vi chiediamo di pubblicare questa lettera. Siamo, come potete notare, persone che da diverse parti d’Italia vi fanno pervenire la loro voce e quella di tante persone.
Firmatari: P. Giuseppe Agnello, diocesi di Patti (ME); Federica Angelini del Comitato “Ascoltami”; P. Marco Begato, religioso; don Angelo Boattin, diocesi di Massa Carrara – Pontremoli; fratel Tommaso Bogliacino, piccolo fratello del Vangelo; don Luigi Bonarrigo, diocesi di Milano; don Federico Bortoli, diocesi di San Marino Montefeltro; don Armando Bosani, diocesi di Milano; Giuseppina Bruno, laica; suor Patrizia Calosci, eremita; P. Vladimiro Calvari, diocesi di Reggio Calabria-Bova; don Pietro Cesena, diocesi di Piacenza-Bobbio; don Eugenio Cocco, diocesi di Cagliari; Fabrizio Costa, laico; don Danilo Costantino, diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro; don Paolo Crescini, diocesi di Bolzano-Bressanone; don Eraldo De Agostini, diocesi Novara; don Stefano De Paulis, arcidiocesi metropolitana di L’Aquila; P. Guglielmo Fantuzi, diocesi di Pescia (PT); don Alessandro Giannattasio, diocesi di Milano; don Daniele Leoni, diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro; Ciro Lomonte, laico; Frà Luigi Lorusso, diocesi di Pescia; diacono Fabio Mondani, diocesi Arezzo-Cortona Sansepolcro; don Diego Minoni, diocesi di Milano; Antonina Muceo, laica; don Mario Oliva, arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela; Flaviano Patrizî, Himmel edizioni; don Dario Pedretti, diocesi di Brescia; don Emanuele Personeni, diocesi di Bergamo; P. Mario Ramello, religioso della diocesi di Genova; don Carlo Romagnoni, diocesi di Milano; don Tullio Rotondo, diocesi di Isernia-Venafro; don Massimiliano Scalici, diocesi di Palermo; don Stefano Tartabini, diocesi di Fermo; P. Andrea Tavolaccî, eparchia di Piana degli Albanesi; don Luca Tuttocuore, arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela; don Martino Maria Verdelli, diocesi di Parma; Silvia Vernò del Comitato “Ascoltami”.
Poscritto: «Grazie, cari amici, per aver condiviso con me questa vostra ansia pastorale che anch’io ben conosco e condivido. Il Signore benedica ogni vostro sforzo teso al vero bene della nostra società e della Chiesa. Da lontano vi accompagno con la preghiera. Vostro + Giovanni D’Ercole vescovo».
Grazie infinite per quello che avete fatto, conosco molte persone che hanno avuto problemi col vaccino e avrebbero bisogno di verità…..Pregherò per voi!
caro padre Giovanni, come sei ancora per me da quando, in Costa d’ Avorio, ti ho conosciuto io, medico appena laureato, Filippo del CLMC , tu sacerdote santo , senza paure , senza riverenza per i forti e tanta comprensione e attenzione per i deboli e per gli ultimi.Sono e sarò al tuo fianco in queste tue battaglie, perdonami il termine, per la verità e contro le ipocrisie. Ti ho sentito e visto più volte in televisione quando, con parole semplici ma efficacissime hai confuso professoroni e politici (ricordo quando ha zittito il prof Aiuti) e, se vorrai, condividerò con te situazioni e sofferenze di cui sono testimone nel mio lavoro di povero medico della mutua.che lotta contro inefficienze e storture di un sistema sanitario in cui il paziente è diventato un dettaglio tecnico non necessario e, quel che è peggio, non gradito. Un grande abbraccio, padre Giovanni!
Ringrazio per questa presa di posizione e testimonianza.
Le scelte di buona parte della nostra gerarchia cattolica, seguire le indicazioni di un potere civile chiaramente asservito a logiche economiche spacciate per scienza, mi lascia un profondo sconcerto, sopratutto sulla capacità dei nostri pastori di essere guide del loro popolo.