Le disastrose conseguenze economiche dell’Euro

Le disastrose conseguenze economiche dell’Euro

a cura della Redazione

L’ECONOMIA EUROPEA RISCHIA DI FALLIRE

“Con il regime dell’euro […] la Germania […] è arrivata a possedere attualmente una posizione netta sull’estero pari a circa l’80% del suo prodotto interno annuo. Un ammontare enorme”, scrive Antonio Fazio (classe 1936, economista e già governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005) in “Le conseguenze economiche dell’euro” (Cantagalli, 112 pagine, €14,25). “Lo stato nazione non ha futuro, la Germania starà bene solo se l’Europa starà bene” ha detto Angela Merkel in occasione del Consiglio europeo nel quale si è raggiunto l’accordo sul Next Generation EU (19 maggio 2020).

Oggi il modello di sviluppo basato sulle esportazioni è agonizzante. E tutte le economie avanzate stanno facendo sforzi per consolidare il mercato domestico. Peccato però che sia proprio la Germania a frenare l’economia europea. Perché? Ce lo spiega molto bene Antonio Fazio in questo libro.

Negli ultimi 20 anni, in virtù del sistema dei cambi, i Tedeschi hanno prodotto un surplus di circa 3.000 miliardi di euro. “Con il regime dell’euro – afferma l’autore – la Germania, accumulando sistematicamente notevoli avanzi di bilancia dei pagamenti correnti, è arrivata a possedere attualmente una posizione netta sull’estero pari a circa l’80% del suo prodotto interno annuo. Un ammontare enorme”.

Si tratta del 20% del pil europeo. Ciò rallenta notevolmente la circolazione del denaro. E, conseguentemente, l’economia europea rischia di fallire il suo grande obiettivo di crescita e sviluppo della domanda interna, anche per aspetti legati al potere d’acquisto e all’inflazione.

“Le conseguenze economiche dell’euro” è un lascito intellettuale di Antonio Fazio al Paese. L’economista e già governatore della Banca d’Italia (1993-2005) spiega in queste pagine come gli squilibri creatisi tra i Paesi con l’introduzione della moneta unica vadano oggi risolti e, anche, come la sua posizione, al momento dell’adesione dell’Italia al sistema dei cambi (1997), era quella di rinviare tale ingresso: il nostro Paese aveva bisogno di un paio d’anni per riequilibrare debito e finanza pubblica, oltre che di migliorare i suoi livelli di produttività e competitività. Ma la volontà politica era quella di aderire immediatamente al sistema dell’euro. E, un uomo delle Istituzioni, alla volontà politica si adegua.

Nella scheda di presentazione del libro si legge: Nel 1997 l’Italia è ammessa nel sistema dell’euro grazie alla raggiunta stabilità della moneta e alla solidità del suo assetto bancario. È carente sul piano della produttività, soprattutto industriale, e quindi della competitività internazionale. A livello politico il Governo si impegna a riequilibrare l’eccessivo debito pubblico e i conti della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, in seguito, non vi saranno progressi duraturi.
Il governatore Antonio Fazio ritiene che sarebbe opportuno attendere uno o più anni per l’adesione alla moneta unica, ma la volontà del Governo e del Parlamento, esplicitamente e ripetutamente manifestata, è rivolta a un ingresso immediato nel nuovo assetto dei cambi.
Da uomo delle istituzioni, il governatore si adegua alla volontà politica. Si impegna nella discussione tenuta nel Consiglio dei Governatori del SEBC, al fine di ottenere una sorta di nulla osta per l’ammissione dell’Italia nel sistema della moneta unica. La decisione finale è prerogativa della politica del Consiglio dei capi di Stato e di Governo.
Ma una preclusione sul piano tecnico impedirebbe una decisione positiva a livello politico.
Il governatore italiano fa rilevare che l’esclusione dell’Italia, data anche l’ampia pubblicità e l’insistenza politica, avrebbe devastato la stabilità del cambio della lira. Ne sarebbe probabilmente derivata una crisi generale per l’avvio del nuovo sistema monetario.

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