Ancora venti di guerra tra Asmara e Addis Abeba
di Habte Weldemariam (con Pietro Licciardi)
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APPENA FINITO UN CONFLITTO SE NE STA PER APRIRE UN ALTRO PER LO SBOCCO SUL MARE DELL’ETIOPIA. LE MINACCE DEL PRIMO MINISTRO ETIOPE ABIY AHMED
Un’altra tegola sta per abbattersi sugli equilibri geopolitici del Corno d’Africa. Il primo ministro etiopico Abiy Ahmed ha annunciato che l’Etiopia intende garantirsi uno sbocco sul Mar Rosso «pacificamente o, se necessario, con la forza» acquisendo il controllo dei porti eritrei di Asmara e di Assab. Una eventualità inaccettabile per l’Eritrea, che ha in questi porti due vitali vie di comunicazione e di commercio.
A rafforzare questa idea anche le dichiarazioni di Shimeles Abdissa, presidente della regione etiopica di Oromia – abitata dal gruppo etnico degli Oromo, che con i suoi 24 milioni di persone rappresenta il 32% della popolazione – che in occasione della festività di Irreechaa ha detto che «la prossima ricorrenza verrà celebrata sul Mar Rosso».
Queste uscite hanno messo in apprensione tutti i paesi del Corno d’Africa, considerato il valore strategico dell’area e il salto di qualità, in termini di potenza e influenza, che ciò significherebbe per l’Etiopia.
I motivi che hanno spinto il primo ministro Abiy Ahmed a questa iniziativa sono contenuti in una “Bozza di documento di interesse nazionale” preparata dal ministero della Pace, in cui si sottolinea il valore strategico per gli interessi economici e nazionali etiopici l’affaccio sul Mar Rosso, condizione ritenuta indispensabile per esercitare il proprio diritto allo sviluppo. Secondo il documento il Corno d’Africa e la regione del Mar Rosso sono diventati una calamita per le superpotenze in competizione per i loro interessi geopolitici, geoeconomici e geostrategici; pertanto «l’Etiopia dovrebbe impegnarsi con le altre nazioni dell’area per garantire il proprio accesso ai porti ed essere in grado di superare gli ostacoli a questo riguardo». Questo specialmente in considerazione del ruolo che gli emirati Mediorientali cercano di ritagliarsi nel Corno d’Africa come dimostra l’attuale competizione tra Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita da un lato, Turchia e il Qatar dall’altro alimentando tra l’altro l’instabilità e l’insicurezza in una regione già “calda”.
Il 16 Ottobre è arrivata una attesa dichiarazione di chiarificazione del primo ministro Abiy Ahmed. In un discorso di quarantacinque minuti, trasmesso su tutte le emittenti nazionali, rivolto ai parlamentari etiopi, Ahmed ha chiarito che l’accesso al mare è una questione esistenziale per l’Etiopia, come lo è il Nilo per gli egiziani e discuterne non dovrebbe essere un tabù. Anche perché, sempre secondo il primo ministro, evitare di discutere sulla destinazione delle risorse dell’area porterebbe prima o poi a un conflitto
Abiy Ahmed ha puntato il dito sul fatto che nel mondo quarantaquattro paesi non hanno uno sbocco sul mare ma nessuno, come l’Etiopia, ha 120 milioni di abitanti e siccome si prevede che gli etiopi diventeranno 150 milioni entro il 2030 il primo ministro ha sottolineato che «discutere la questione del Mar Rosso non è un lusso, ma una questione che riguarda l’esistenza stessa dell’Etiopia».
Dopo aver agitato il bastone di una possibile guerra Abiy Ahmed ha anche offerto la sua carota: in cambio dell’accesso ai porti eritrei l’Etiopia potrebbe cedere quote della Grand Thiopian Renaissance Dam – la diga più grande dell’Africa, in fase di completamento, – del colosso dei trasporti aerei africani Ethiopian Airlines e dell’Ethio-telecom. Poiché secondo studi dell’Onu l’accesso al mare incrementerebbe il Pil di un paese del 25-30%, la cessione di un 20 o 30% delle quote societarie sarebbe comunque un buon affare per l’Etiopia. Tuttavia il primo ministro ha ribadito che benché sia auspicabile arrivare ad un accordo con mezzi pacifici «la nostra richiesta è legittima; siamo 120 milioni, e abbiamo un esercito».
Anche se per Abiy Ahmed «Non dovremmo diventare quelli che saltano alla gola di altri paesi per soffocarli», l’Eritrea, dove sorgono i porti di Asmara e Assab su cui l’Etiopia ha posato gli occhi, è avvertita.
Insomma, a dispetto della manifestata volontà di un dialogo pacifico Ahmed sembra proprio stia sollecitando gli etiopi a prepararsi ad un assalto finale per conquistare i porti del Mar Rosso riaprendo a breve una guerra col nemico di sempre: l’Eritrea.