Frenare le derive nichilistiche e trasnsumane? Ecco come si può

Frenare le derive nichilistiche e trasnsumane? Ecco come si può

di Daniele Trabucco

LA NECESSITÀ DI UNA ONTOLOGIA METAFISICA

Abbiamo bisogno di recuperare il senso dell’Essere sia per frenare le derive nichilistiche e trasnsumane della società contemporanea, sia per orientare la “ragion pratica” e, dunque, il nostro stesso agire nella sfera morale, nell’ambito politico, giuridico, culturale etc. Da qui, allora, la necessità di una “ontologia minimale” (Carmelo Vigna) che, partendo “dal frammento che siamo”, giunga al “senso dell’Intero”, dell’Essere. È questa la sola ed unica alternativa per combattere, con la forza del pensiero, tanto il “Nonsenso dell’Intero”, che si focalizza sul “frammento” (si pensi alle filosofie analitiche di matrice anglosassone), quanto la pretesa moderna di matrice hegeliana di determinare l'”Intero del senso” partendo dallo Spirito o Assoluto nella sua dialettica intesa quale legge logico/ontologica. L’Essere, infatti, non puó ridursi solo a ció che appare con contestuale riduzione dell’ontologia metafisica ad ontologia fenomenologica, ossia quella che si limita a descrivere l’apparire dell’essere, ció che è nel qui ed ora, in un orizzonte meramente immanentistico. L’apparire puó ritenersi essere perchè esiste una forma (altrimenti non potremme dire che un bambino è e che egli è anche da adulto) quale referenza unica di ció che puó essere predicato e predicabile. La sostanza aristotelica, dunque, non è la forma determinata, ma la forma stabile e, come tale, costituisce il “precipitato” del senso dell’ essere, raccordando in questo modo l’intero dell’Essere con la determinazione dell’Essere, con il “frammento”. Detto diversamente, l'”Intero dell’Essere, nella sostanza, si congiunge al frammento, dal momento che la sostanza risulta una determinata individuazione dell’Intero dell’Essere. Attenzione: la sostanza non esaurisce la “carica ontologica” dell’Intero dell’Essere (solo Dio quale “Esse ipsum subsistens” come insegna Tommaso d’Aquino (1225/1274)), ma la rappresenta allo stesso modo in cui un singolo uomo rappresenta la “specie uomo” come sua determinata individuazione. Bisogna, pertanto, partire dalla sostanza determinata in sè per elevarsi (cosa che l’ontologia fenomenologica non fa) alle coordinate trascendentali dell’essere.

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