L’arte sacra ha bisogno del rispetto di precisi canoni liturgici

L’arte sacra ha bisogno del rispetto di precisi canoni liturgici

di Bruno Volpe

IL GRANDE PROBLEMA DELL’ARTE OGGI È LA COMMITTENZA

“Il grande problema dell’ arte sacra oggi, è la committenza che non ha le idee molto chiare”: il grande artista pugliese Giovanni Gasparro, una delle grandi firme in campo artistico religioso parla della situazione non esaltante dell’arte sacra in questo momento storico e si sofferma pure sulle icone ortodosse.

Maestro Gasparro, l’arte sacra indiscutibilmente non vive un grande momento, a che cosa lo si deve?

“Intanto alla stessa attenuazione del senso del sacro. L’arte sacra nel particolare ha bisogno del rispetto di precisi canoni della liturgia, in sostanza deve abbinarsi alle regole e al decoro liturgico”.

Qual è al momento la qualità dell’ arte sacra in Italia?

“Non vive e non attraversa un grande momento e lo si deve in parte alla confusione regnante, anche a livello teologico nel mondo cattolico, fenomeno che è scaturito specialmente dopo il Vaticano II. Ma anche ad un’ altra causa”.

Quale?

“La committenza. Se chi ordina un’ opera di arte sacra per una Chiesa non ha le idee chiare su che cosa voglia fare, o invoca soluzioni ardite e peggio ancora inappropriate, ecco che vengono fuori creazioni sciatte e discutibili. Questo sta accadendo nelle nostre chiese da parecchio tempo, e notiamo un brutto estetico preoccupante, non solo nelle creazioni artistiche, ma vale per i canti e i paramenti liturgici, e indirettamente si ripercuote nella bellezza e dignità della liturgia”.

Pensa che questo calo del bello e del sacro sia cuasato da questioni teologiche?

“E’ possibile ed anzi penso che sia una conseguenza. Attualmente e mi duole dirlo, le chiese scismatiche ortodosse e gli ortodossi, hanno una fede maggiormente solida della nostra. Invece nel cattolicesimo attuale notiamo con mano una decadenza che si riflette inevitabilmente sulla qualità dell’arte sacra. Gli ortodossi hanno mantenuto e mantengono un rigore liturgico edottrinale di evidente nettezza, sono più fermi e direi rigorosi sulle questione etiche sulle quali, al contrario l’odierno cattolicesimo, non sempre è altrettanto attento. Anzi in talune circostanze, sia a livello di pastori e persino più in alto, si nota un tradimento o cedimento dottrinale e dogmatico che crea qualche imbarazzo. Ed è inevitabilmente causa e riflesso del brutto che vediamo nelle Chiese. In sintesi, penso che vi sia un collegamento tra caduta del senso del sacro, liquidità del pensiero teologico e committenza”.

Gli ortodossi esprimono la loro arte sacra con le icone. Che cosa sono?

“L’icona è appunto una immagine sacra ed è uno strumento che manifesta la loro devozione. L’iconografo non è definibile propriamente un artista, ma è colui che su legno, muro o mosaico, racconta la Sacra Scrittura e lo fa sotto l’ispirazione dello Spirito Santo pregando. Ovviamente anche gli artisti cattolici pregano durante le creazioni, almeno io lo faccio. Da un punto di vista del pensiero cattolico, per la verità, io sono perplesso quando vedo icone nelle chiese di rito cattolico, perchè la prospettiva teologica è diversa. In ogni caso va doverosamente detto che l’icona è una immagine sacra che rimanda a Dio e in sostanza l’ iconografo è un veicolatore del Vangelo”.

Preoccupato della caduta del senso del sacro?

“Direi proprio di sì. Ma è un fenomeno che dura nel tempo”.

In quanto alle icone ne abbiamo pubblicata una della iconografa russo siberiana Elena Chugunova che, insieme al barese Antonio Calisi, è oggi una delle interpreti maggiormente rappresentative.

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