Le nostre “giustizie” non corrispondono a quelle di Dio
di Giuliva di Berardino
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RITORNA CON OGGI, XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) E GIORNO DEL RICORDO DI SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO E DEL VOLTO SANTO, IL COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO A CURA DELLA TEOLOGA GIULIVA DI BERARDINO
Mt 21, 28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Risposero: “Il primo”. E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli”.
Il Vangelo di oggi, e tutta la liturgia di questa domenica, ci sorprende, annunciandoci che i nostri ragionamenti, le nostre giustizie, non corrispondono a quelle di Dio, perché Dio è pieno di misericordia e di bontà e il suo desiderio più grande è che noi possiamo riconoscere la sua bontà e viverla con chi ci vive accanto. La questione che conclude la parabola che Gesù indirizza ai sacerdoti e agli anziani, quindi ai più saggi, riguarda il compimento della volontà del padre da parte di due figli che si comportano in modo opposto rispetto a quello che avevano affermato davanti al padre. Quante volte anche noi siamo così! Quante volte viviamo delle contraddizioni con i nostri comportamenti..Ecco, oggi la liturgia ci dà la possibilità di riflettere sul nostro modo di agire, sulle nostre contraddizioni..ne abbiamo molte, se ci facciamo caso..però questa riflessione non ci può portare alla tristezza, ma alla gioia di accogliere l’esempio di Gesù che, come ci viene indicato dalla seconda lettura tratta dalla lettera di San Paolo ai Filippesi (2,11) umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. E attraverso questa sua umiliazione, noi siamo stati salvati dalla nostra superficialità, dalla nostra mancanza di coerenza. Oggi ci viene incontro il Signore, perché possiamo tornare a credere in Lui, a sperare in Lui e a vivere la carità, che è l’amore fraterno.
Affidiamoci anche a Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, che oggi ricordiamo. Lei, Dottore della Chiesa, con grande semplicità ci ha lasciato un testo meraviglioso che ci può essere utile oggi, in questa domenica, perché l’annuncio del Vangelo ci raggiunga nel profondo del cuore: “mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l’occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace. Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore é eterno. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà”. (Manuscrits autobiographiques,Lisieux 1957, 227-229).