Enrica Perucchietti: “La parodia della rivoluzione è continuamente alimentata”
di Matteo Orlando
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È ONLINE IL NUOVO NUMERO DEL MENSILE DI GEOPOLITICA VISIONE, “TEMPO DI RIVOLUZIONE”
Quando il sistema di potere dominante diventa indegno agli occhi di gran parte della popolazione, inizia a serpeggiare nella società il desiderio di “rivoluzione”, tema a cui è dedicato il nuovo numero del mensile Visione. Tempo di rivoluzione.
Dottoressa Perucchietti come mai avete affrontato questo tema?
La rivoluzione, anche sul piano strettamente simbolico, rappresenta il bisogno di palingenesi e di cambiamento: è il ribaltamento di quelle prassi e dinamiche che nessuno intende più riconoscere come valide e legittime. Si tratta di un processo che, in un certo senso, come osserva Francesco Toscano nel suo editoriale, ricorda la maieutica di Socrate. Come una brava ostetrica, infatti, il rivoluzionario tira fuori dalle viscere della società un nuovo modello già vivo ed esistente.
C’è differenza tra rivoluzione e rivolta?
A differenza della rivoluzione la “rivolta” è solo uno sterile e isterico flusso di coscienza che sfoga frustrazioni profonde senza puntare alla costruzione di alcunché. Con la rivolta si rimane ancora su un piano infantile, sprovveduto, spontaneo ma destinato a concludersi presto, senza aver condensato un progetto e avviato alcunché. Per questo, come ben sapeva Lenin, non può esservi “rivoluzione” senza teoria rivoluzionaria.
In questi anni invece sembrano in auge parodie della rivoluzione…
Paradossalmente dalla caduta del muro di Berlino a oggi sono state le oligarchie globalizzate a utilizzare il metodo della “rivoluzione permanente” che, grazie a una sorta di “caos organizzato”, semina continui conflitti per legittimare e per rinsaldare il controllo delle tecnocrazie. La parodia della rivoluzione è continuamente alimentata da un potere che semina ovunque continui conflitti per legittimarsi, come le “rivoluzioni colorate” o le primavere arabe dimostrano. Nel numero di ottobre, infatti, analizziamo non solo le rivoluzioni “storiche”, ma anche quelle che il potere ha eterodiretto e che continua ad alimentare, a creare in maniera sintetica e a pilotare per poter garantire l’infallibilità del sistema stesso.
Come mai gli Occidentali sembrano imbambolati?
L’Occidente si sta scoprendo sempre più isolato dal resto del mondo, stanco di sopportare soprusi e ipocrisie nel nome della presunta superiorità della civiltà anglosassone, spacciata come l’unica possibile. La rivoluzione, in questo senso, è già avviata in Africa, in Asia e in Sud America, luoghi geograficamente distanti che si riscoprono però uniti da un identico desiderio di libertà e di emancipazione dal giogo paternalista del vecchio dominus a stelle e a strisce.
Visione. Tempo di rivoluzione intende richiamare a una “Rivoluzione delle coscienze”. In che senso?
Nel senso del rinnovato impegno pubblico e politico di uomini e donne forti, pronti a rimanere saldi e orientati in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo.
Chi ha partecipato a questa edizione del mensile?
Hanno partecipato a questa edizione: Glauco Benigni, Marco C. de Cousandier, Antonello Cresti, Uriel Crua, Luca D’Auria, Valentina Ferranti, Antonio Ferrari, Elisabetta Frezza, Fulvio Grimaldi, Paolo Gulisano, Giuseppe Jursich, Alfio Krancic, Alessandro Labonia, Andrea Larsen, Alberto Lombardo, Gianluca Marletta, Chiara Nalli, Alessandro Pascale, Enzo Pennetta, Enrica Perucchietti, Giovanni Potente, Roberto Quaglia, Eugenia Ravelli, Stefano Re, Marco Rizzo, Bruno Scapini, Stefano Scarcella Prandstraller, Daniela Talarico.