Ma come conservare la castità?
A cura di Salvatore Carloni
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DON BOSCO E 5 METODI PER CONSERVARE LA CASTITÀ CONSIGLIATI DA SAN FILIPPO NERI
Nel XIII° volume delle Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco, raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne segretario particolare di Don Bosco dal 1866, troviamo al Capo XXVI il testo di una Conferenza sulla Castità tenuta da Don Bosco nel 1878.
In questo testo Don Bosco riporta accuratamente i 5 mezzi per conservare la castità che San Filippo Neri consigliava a tutti.
Trovate il testo della Conferenza
tenuta da Don Bosco al link ufficiale salesiano: http://www.donboscosanto.eu/memorie_biografiche/Scritti/Don_Bosco-Memorie_biografiche_Vol_13.html#A013005260
Riporto a seguito le parole di Don Bosco come le trovate al suddetto link.
Ma come conservare la castità?
S. Filippo era solito suggerire cinque mezzi: tre negativi e due positivi. Sono quelli che stassera io brevemente vi verrò sviluppando.
I° In primo luogo San Filippo diceva: – Fuggite le cattive compagnie! – Ma come? Io qui in questo Oratorio vi avrò da dare il consiglio di fuggire le cattive compagnie? Forse che tra noi vi sono dei cattivi compagni? Non voglio neppur supporre che ve ne siano. Ma osservate. Si chiama cattivo compagno quello che in qualunque maniera
può occasionare l’offesa di Dio. Molte volte avviene che anche coloro i quali in fondo al loro cuore non sono cattivi, diventino per un altro pericolo d’offesa a Dio: e questo non si può fare a meno di dirlo compagno pericoloso per quell’altro.
Si vedono spesso certe amicizie particolari e certe affezioni geniali, le quali in sè non saranno cattive, cioè non ne avviene nessuna cosa gravemente peccaminosa; ma se uno dei due non è cattivo, è almeno rilassato: ma non si vuol distaccar più da questa affezione: ma ecco che tu ti accorgi che si comincia a raffreddare la pietà in loro, più poca divozione, meno frequenza ai santi Sacramenti, meno zelo nell’adempimento dei propri doveri, negligenza nell’osservanza di certe regole, maggior libertà nel discorrere; e poco alla volta a un compagno buono per aver frequentato molto un altro, questi diventa pietra d’inciampo; e si può dire che benchè buoni tutti e due uno diventa d’inciampo all’altro.
Se i Superiori non prendessero qualche ripiego, entrambi sarebbero perduti. Queste amicizie particolari od affezioni geniali recano del danno, non fosse altro perchè sono contro l’obbedienza: per ciò solo non si
possono dir buone. La disobbedienza poi priva della grazia speciale di Dio ed ecco il motivo per cui poco alla volta se ne riceve danno.
Qualcuno dirà per scusarsi: – Non vi sono compagni cattivi nella nostra casa! – Ma io vi dico che possono benissimo esservene. Il passato ci deve ammaestrare del presente. Il demonio ha dei servitori dappertutto. Molte volte si va avanti per lungo tempo e poi uno se ne accorge che quel tale era piuttosto un lupo rapace e ciò solamente dopo che la rovina dei gregge fu assai grande. Vari erano con noi gli anni scorsi, la cui apparenza era tutta buona ed ora sono Dio sa come. Questo vuol dire, o che essi non erano realmente buoni, oppure, se lo erano, vi fu chi poco alla volta fece loro del male. Questi, a dir vero, per grazia speciale di Dio, sono pochi, ma ve ne sono. Son tutti buoni! – taluni ripetono; ma l’esperienza e non il cuore deve ammaestrarci in ciò. E l’esperienza c’insegna che tra gli apostoli vi fu un Giuda e negli Ordini religiosi più santi vi fu sempre la scoria. E se sorgesse un po’ di mezzo a noi un Giuda, come suol dirsi? Ah lontani, lontani dai compagni pericolosi! Si frequentino invece i buoni, quelli che volentieri vanno a far visita al Santissimo Sacramento, che incoraggiano al bene: e la nostra affezione tratti egualmente ogni compagno colla stessa carità: ma si fuggano i sussurroni, i mormoratori, quelli che cercano di esimersi dalle pratiche di pietà, quelli che vogliono essere esclusivi nelle loro amicizie.
Prendendo tutte queste precauzioni sarà difficilissimo, per non dire impossibile, al demonio il rubarci la virtù della castità. Ah! sì che il demonio riderebbe per bene, se ora noi cadessimo nelle sue mani. – Tu hai dato un addio al inondo, ci direbbe schernendoci, hai rinunziato a me ed a tutte le mie lusinghe? Ora guarda qui di nuovo questo nostro religioso, che voleva farmi guerra, con tutti i suoi proponimenti è ricaduto nella trappola, senza che io facessi quasi nessuna fatica!
2° Altra cosa che S. Filippo Neri raccomandava perchè potessimo mettere in sicuro la virtù della castità, e non meno importante della fuga delle compagnie pericolose, si è la fuga dell’ozio. – Ozio e castità, diceva, non possono mai andare insieme. – L’ozio è vizio che tira sempre con sè molti altri vizi. È ozioso chi non lavora, chi pensa a cose non necessarie, chi dorme senza bisogno. Quando si vede un compagno ozioso, si ha da temere subito per lui: la sua virtù non è al sicuro. Vi è chi nello studio perde tempo, guarda in alto, nella scuola sbadiglia, in chiesa e nell’orazione cerca subito di appoggiarsi, in tempo di predica dorme, quando si finiscono le funzioni e le ore di studio, oh per lui è la cosa più desiderata; e talora non sono neanco amanti della ricreazione. Non lavorate voi? Lavora il demonio! Il nemico delle anime gira sempre attorno tentando di farci del danno e se vede qualcuno disoccupato, approfitta subito di quell’occasione propizia per mandare ad effetto i suoi disegni. La vostra mente è lì ferma che non pensa a nulla; ebbene il demonio suscita subito immaginazioni di cose vedute, udite, lette, incontrate. Si continua a star neghittosi?
Queste immaginazioni fanno presa nella mente, lavorano, lavorano, e non ci si resiste e la tentazione resta vincitrice. Anche più pericolo vi è quando uno riposa più del bisogno e specialmente ancora quando si ha il ticchio di riposare lungo il giorno. Io trovo pericolosissimo il riposo dopo il pranzo; è proprio quel demonio meridiano di cui parla la Sacra Scrittura che si insinua anche nelle anime più buone. Lo sa il povero Re David. È un momento quello in cui l’anima è meno preparata, invece il corpo sazio è in quel momento più preparato. Allora il demonio occupa l’immaginazione, poi l’intelletto quindi si fa strada alla volontà ed ecco che si deplorano miserevoli cadute.
Stiamo adunque molto occupati: è lecito non solamente
leggere, studiare, ma cantare, ridere, saltare; ma per carità che il demonio ci trovi sempre occupati, poichè multam malitiam docuit otiositas. Lavoriamo con tutte le nostre forze nel campo del Signore, aiutiamoci l’un l’altro in questo lavoro, animiamoci con un santo
entusiasmo nel servizio di Dio, armiamoci di un grande ardore nel promuovere la sua gloria, di un vivo zelo nel cercare ogni mezzo, nel sostenere ogni sacrifizio per la salute delle anime ed il demonio trovandoci sempre occupati non potrà recarci del danno. Anche in tempo di ricreazione prendiamoci ben guardia di stare disoccupati e in questo tempo fare il nostro dovere, se siamo assistenti, e invigilare i giovani, presiedere ai loro giuochi e prendervi parte, osservare che nessuno si allontani dal cortile; e chi non è assistente faccia lo stesso per quanto può, ma anche per costui la ricreazione sia un vero sollievo della mente che dissipi ogni malinconia, preoccupazione, pensiero molesto o pericoloso.
– Ma il corpo è stanco! – Pazienza, sia stanco! Si procuri solo di non opprimerlo con soverchie fatiche in modo che abbia da ammalare: e del resto lavori, lavori pure, ma si conservi la più bella delle virtù.
3° Non nutrire delicatamente il corpo. Questo non vuol dire che non gli si dia il necessario, ma che non si cerchi nei cibi di contentare il suo gusto. S. Pietro Apostolo grida: Fratres, sobrii estote et vigilate. Mette il sobrii estote prima ancora del vigilate o del fortes in fide; Perchè chi non è sobrio non può vigilare, non può essere forte nella fede, non può vincere colui che circuit quaerens quem devoret. Invece chi è sobrio può vigilare e farsi forte e vincere il demonio. Fa contro questo consiglio chi si lagna degli apprestamenti di tavola: il pane per lui non è cotto, la minestra non abbastanza condita, il vino adacquato, la pietanza non abbastanza buona, il bollito o è magro o è grasso, o duro o molle, il cacio non ha gusto, il latte è battezzato, ecc. ecc. Chi si fa a desiderare buoni bocconi, chi in certe occasioni studia il modo di avere questa o quell’altra cosa, e peggio chi presso di sè tiene bibite, ghiottonerie per contentare la gola, vuoi nutrire troppo delicatamente il corpo. Ah! non cerchiamo delicatezze pel nostro corpo. Si mangi quanto vien messo in tavola, sia più o meno buono e senza lamentarsi. Solo è da farsi eccezione quando un dato cibo è realmente nocivo alla sanità. Non piacerà una pietanza? Eh! diremo, ve n’è ancora un’altra, mangerò di quella: facciamo una mortificazione per amore del Signore. La minestra è brodosa? Vi metterò del pane. È salata? Vi metterò dell’acqua. Non è abbastanza salata? Sulla tavola vi è la saliera. E se un cibo non piace, mangiamolo lo stesso; sarà cosa gradita al Signore. In questo modo vi sarà il sobrii dell’Apostolo, e terremo in freno il nostro corpo.
E a che fine cercare tanto di nutrire bene questo corpo? Dice lo Spirito Santo: Corpus quod corrumpitur aggravat animam. Diceva un santo direttore di anime, che il corpo deve aiutare l’anima a fare il bene e deve servirla. L’anima è la signora del corpo. Il nostro corpo ha da essere considerato come un somaro che deve portare l’anima, perchè al padrone tocca di andare a cavallo. Ma guai se questo padrone lascia troppa libertà a questo suo somaro!
Quando si nutrisce troppo il corpo, allora vuole comandare esso e se lo contenta in ciò che domanda, l’anima resta sotto e sarebbe un voler obbligare il padrone a portare il somaro. Il corpo in questo caso non è più un aiuto, ma un impedimento. Non facciamo questa mostruosità. Ciascuna cosa tenga il suo posto stabilitole da Dio. Guardiamoci dal troppo cibo e specialmente dal troppo bere. Molti giovani che erano qui specchi di santità perdettero la vocazione per non avere usato i debiti riguardi in questo, ed ora sono nel mondo pietra di scandalo al prossimo. Sappiamo adunque tenere non soddisfatto, mortificato questo misero corpo e non ricalcitrerà, e vivremo tranquilli e felici nella pace di Dio.
Le tre cose sopra accennate sono altrettanti mezzi negativi per conservare la castità; cioè sono cose che evitate ci tolgono dai pericoli di cadere in certi peccati. S. Filippo Neri aggiunge ancora due cose che sono i mezzi positivi, i quali praticati metteranno la bella virtù sopra una base soda; e sono l’orazione e i santi Sacramenti.
4° L’orazione. Con questa parola intendo ogni sorta di preghiera sia mentale che vocale, le giaculatorie, le prediche, le letture spirituali. Chi prega, vince sicuramente ogni tentazione per
forte e gagliarda che sia; chi non prega, è in prossimo pericolo di cadere. L’orazione deve esserci una cosa tanto cara! Essa è come un’arma che dobbiamo sempre aver pronta per difenderci nel momento del pericolo.
Io raccomando questa orazione specialmente alla sera quando si va a riposo. È questo uno dei tempi più pericolosi per la bella virtù. Quando non si può prendere subito riposo, il demonio suscita tante cattive immaginazioni; fa venire alla memoria le cose udite, vedute, fatte nel giorno. Per ovviare i pericoli di questo demonio notturno si incominci a fare silenzio alla sera, recitate le orazioni; si cessi di passeggiare sotto i portici od in cortile. Chi non si addormenta subito, reciti qualche preghiera, ripeta qualche giaculatoria: i preti dicano alcune di quelle bellissime orazioni dell’uffizio: – Salva nos, Domine, vigilantes, custodi nos dormientes, ut vigilemus cum Christo et requiescamus in Pace… Visita, quaesumus, Domine, habitationem istam et omnes insidias inimici ab ea longe repelle: si reciti il Miserere, il De profundis, o qualche altro salmo o le lìtanie della Madonna e così pregando ci addormenteremo nel Signore. E se siamo soliti addormentarci subito, tuttavia armiamoci preventivamente, facendoci il segno della santa Croce.
Vi è chi si sveglia di notte?Preghi, baci il crocifisso o la medaglia, specialmente quella di Maria Ausiliatrice che vi raccomando di portare al collo. In queste circostanze si vede costantemente che chi prega vince, e chi non prega, cade nel peccato.
Credo che ciascheduno dovrà dire a se medesimo: finchè ho pregato, non son caduto; cominciai ad andar male, quando ho lasciato di pregare. Oh! facciamo anche noi la preghiera che Giuseppe, detto appunto il casto, fece, quando la moglie di Putifarre voleva spingerlo al male. – Come posso io fare questo male alla presenza del mio Dio? Noi sappiamo che Dio ci vede e come oseremo fare un peccato così grande al suo cospetto?
– Giuseppe conosceva benissimo le gravi conseguenze che avrebbero tenuto dietro a quel rifiuto; prevedeva che sarebbe stato messo in carcere e forse verrebbe condannato alla morte, perchè la potente ed iniqua donna lo avrebbe scelleratamente calunniato; ma il pensiero che Dio è presente, che Dio vede ogni nostra azione, non permise che deviasse dal sentiero della virtù. Facciamo, dico, anche noi questa preghiera, rinnoviamo con frequenza questo pensiero nella nostra mente e fuggirà da noi la voglia di peccare. Si pensi inoltre che noi siamo creature, immagini di Dio; che il Signore è il nostro padrone, che vede ogni azione, ogni pensiero; che noi siamo cristiani cattolici, ossia dichiarati seguaci di Gesù Cristo e che i Sacramenti hanno anche santificato il nostro corpo; che siamo religiosi e con ciò legati al Signore con doppio vincolo; che siamo suoi ministri e perciò addetti in modo specialissimo al suo santo ed immacolato servizio che richiede ogni santità.
Pensiamo che Dio è nostro giudice, e, quando siamo tentati
diciamo: – Come oserò io disgustare un Dio così buono che mi ha sempre beneficato e che mi giudicherà? Oh sì! siamo pronti a mortificarci in ogni cosa anche lecita, piuttosto che offendere Dio. Una pratica che io consiglio in modo singolarissimo è di baciare la medaglia di Maria Ausiliatrice e ripetere la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis; giaculatoria trovata in ogni circostanza tanto opportuna e tanto proficua. Da tutte parti si vedono effetti straordinari prodotti da questa confidenza in Maria Ausiliatrice. Ma state certi che se la Madonna aiuta tutti, ha poi cura di noi in modo peculiarissimo, come figli prediletti, ed invocata non mancherà certo di venirci in aiuto nei momenti opportuni.
5° L’ultima cosa che vi è da raccomandare tanto, è la frequenza dei santi Sacramenti. Qui non occorre parlarne a lungo, perchè le nostre regole già stabiliscono questa frequenza. Io solo raccomando che delle comunioni se ne facciano proprio molte e tutte assai fervorose, cioè con divozione e raccoglimento. In riguardo alla confessione però ho un suggerimento da darvi. La pianta si conosce dai frutti se è buona o no: così dal frutto riportato possiamo conoscere la
natura delle nostre confessioni. Alcuni vanno a confessarsi sempre con le medesime mancanze. Ciò che cosa indica? Che la confessione non recando frutto, non è buona? Eh sì! Quando si fanno tali confessioni, se proprio non vi è miglioramento, c’è grandemente a temere che le confessioni non siano buone, che siano nulle. Ciò indica o che non venne fatto il proponimento, o che non si ebbe cura di metterlo in pratica. Si direbbe qualche volta che si va a confessarsi per cerimonia e che si vuole burlare il Signore.
Io dunque raccomando molto che ciascuno procuri nelle confessioni di eccitarsi ad un veramente grande dolore dei peccati commessi e poi di tanto in tanto si pensi un poco sui frutti delle confessioni passate. Facciamo proponimenti fermi, che non mutino più. Si pensi una volta sul serio ad essere moderati nel cibo, nelle bevande, nella ricreazione, a diminuire le mormorazioni, ad essere sempre ben parchi nel parlare, a discorrere sempre di cose utili, ad essere più divoto in chiesa, ad essere più studioso, più puntuale alla levata; a mortificare un po’ più gli sguardi sia nell’Oratorio, sia specialmente fuori dell’Oratorio; a mortificare la gola; insomma a far qualche sforzo per realmente migliorare la nostra condotta. Altrimenti si andrà sempre avanti colle medesime colpe e siccome qui spernit modica, paullatium decidet, così noi ci metteremo in evidente pericolo di dannarci, essendo per natura nostra già tanto proclivi al male. Se non si fanno veri sforzi, si diminuisce sempre di virtù, di animo, di preghiera, e di abborrimento al peccato. Invece, vedete consolazione! Chi poco per volta approfitta sempre delle grazie del Signore, va sempre crescendo in virtù e quasi insensibilmente procede de virtute in virtutem, donec videbitur Deus Deorum in Sion. Tenete anche questo pensiero di S. Gregorio Magno che vale per tutti e per noi religiosi specialmente, che non progredi,
regredi est. Il non progredire è già un dare indietro.
Non contentiamoci d’intervenire sempre alle ordinarie pratiche di pietà e di prendervi parte nel miglior modo possibile, ma raccomandiamoci ancora sovente lungo il giorno al Signore ed a Maria Santissima, Invochiamo Maria colla giaculatoria Auxilium Christianorum, ora pro nobis che in moltissimi casi si è trovata efficacissima. È così conserveremo la virtù della castità, la madre di tutte le virtù, la virtù angelica.