Il liberal-capitalismo globalista occidentale sarà sempre meno reattivo

Il liberal-capitalismo globalista occidentale sarà sempre meno reattivo

di Matteo Castagna

VERSO UNA TERZA GUERRA MONDIALE DIVERSA, MA PIÙ EFFICACE

La storia della Cina andrebbe studiata nelle scuole ed approfondita, per comprendere i motivi di quanto sta accadendo oggi. Hong Kong fu occupata dagli inglesi nel 1939 e la Cina gliela cedette nel 1841. Fu una delle ultime colonie del mondo, con tanto di Governatore di Sua Maestà Britannica. Vittorio Messori, nel suo bel libro “Pensare la storia”, ed. Paoline, 1992, scrive che “è curioso notare anche che i dirigenti comunisti del grande Paese decisero di mantenere invariato per 50 anni l’attuale sistema economico e sociale capitalista, riconoscendo, così, che “funzionava” meglio del loro”. […] Contro la “colonizzazione” inglese “a protestare fu proprio il popolo. Questi cinque milioni di cinesi che vogliono il colonialismo e non vogliono né indipendenza, né tanto meno, socialismo…:”

In questo difficile e controverso contesto, nel 2013 venne eletto Presidente Xi Jinping. Egli ha coniato l’espressione “sogno cinese” per descrivere il piano generale per il futuro della Cina, che, inizialmente, si è basato sull’unità interna. L’uso dello slogan in contesti ufficiali dal 2013 ha assunto un carattere più nazionalista: la parola “sogno” è stata costantemente collegata alla frase “la grande resurrezione della nazione cinese”.

Xi ha affermato, l’8 giugno 2013, durante il suo incontro con il presidente americano Barack Obama, che il sogno cinese significa la prosperità del paese, la ripresa della nazione e la felicità del popolo. Ed è anche il sogno di cooperazione, di sviluppo, di pace e di win-win. Xi crede che la Cina debba seguire “il proprio cammino” e che un governo forte e autoritario sia parte integrale del “modello cinese”, basato su un “sistema di valori socialista” visto come in contrapposizione ai valori occidentali. Così come il partito deve controllare la vita politica dello Stato, le autorità centrali del partito devono esercitare un controllo completo e diretto su tutte le attività del partito. Le politiche di Xi sono state definite come “economicamente liberali ma politicamente conservatrici” da Cheng Li della Brookings Institution. Questo sistema “misto” ha prodotto, in particolar modo durante questi dieci anni di governo di Xi, un’enorme potenza economica e militare, che ora si sente pronta per guardarsi attorno, in un sistema multipolare, tramite le cosiddette Vie della Seta.

Immaginando le nazioni del mondo impegnate in una grande partita a scacchi, sembra molto plausibile che come grandi giocatori Stati Uniti e Cina, intorno al tavolo India, Unione Europea e Russia. Appare scontato che le mosse saranno una forte accelerazione del progresso tecnologico, essenziale nella competizione geopolitica, lo sviluppo di armi sempre più sofisticate e l’Intelligenza Artificiale. Infine, lo scacco matto lo farà chi si aggiudicherà lo spazio esoatmosferico. Lo spazio è la frontiera del futuro, perché offre il posizionamento di armamenti idonei a interferire e distruggere i satelliti. In tale contesto, i cosiddetti cambiamenti climatici imporranno l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate che forniranno i presupposti di un nuovo impianto sociale che si baserà sul controllo dei cervelli, al servizio dello Stato nuovo. Non servirà l’uso della forza in una terza guerra mondiale stile convenzionale.

All’Oriente basterà aspettare che l’Occidente, sempre più demograficamente debole, non sia più il centro dell’economia, così da consentire di essere sopraffatto dalla cultura e dalla politica cinese. Il liberal-capitalismo globalista occidentale sarà sempre meno reattivo, così come la secolarizzazione religiosa con a capo il modello liberal di società fluida, si troveranno in grande difficoltà, anche perché la contingenza internazionale sta spingendo l’Islam a conquistare posizioni importanti rispetto al passato. (cfr. “Gli orizzonti della nuova geopolitica”, di Gianfranco Lizza, ed. Utet, 2022).

Nel 2050 i grandi leader non siederanno intorno a un tavolo per aver vinto una o più guerre, ma per averne vinta una sola, incruenta, ma molto più efficace di tutte le altre: la conquista psicologica. La geopolitica del futuro dovrebbe svolgersi prevalentemente nell’ambito di questo orizzonte. Friedrich Nietzsche concluderebbe, come ne “La gaia scienza”, ed. Einaudi, 2015: “Ma quanto mi manca alla vetta? Tu sali e non pensarci”.

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