Dopo guerre, attentati, pandemie e cambiamenti climatici, la prossima minaccia arriverà da qualche base molto terrestre?
di Enrica Perucchietti*
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PROJECT BLUE BEAM: ONU E NASA PENSANO DI INSCENARE UNA FINTA INVASIONE ALIENA – ATTRAVERSO OLOGRAMMI E ARMI SATELLITARI – PER SPINGERE ALLA CREAZIONE DI UN GOVERNO UNICO MONDIALE?
Personalità controversa, sospesa tra il messianico e la cialtroneria, Jamie Maussan, giornalista e ufologo, a cui non manca la passione e lo slancio per le tematiche di confine, all’inizio di questa settimana, è apparso davanti al Congresso messicano, dove ha presentato i resti di quelli che, secondo lui, sono due antichi cadaveri alieni “non umani”. I corpi, ha testimoniato Maussan, sono stati recuperati nel 2017 a Cusco, in Perù e secondo la datazione al radiocarbonio avrebbero almeno mille anni. Sebbene i reperti non siano nuovi e siano già stati analizzati con esito fallimentare anche in Russia e in Europa (la storia era stata portata alla ribalta nel nostro Paese grazie al giornalista ed editore Adriano Forgione), Maussan è tornato ad accendere i riflettori su questa vicenda, con una fibrillazione che non si vedeva sui media dal 1995, quando venne diffuso il famoso filmato in bianco e nero di una presunta autopsia aliena di Roswell (poi rivelatasi un falso). Il video fu trasmesso su Rai2 nel programma di Lorenza Foschini “Misteri, speciale UFO”.
L’Istituto di Fisica dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam) ha però negato che i suoi studi possano dimostrare che i due corpi sezionati appartengano effettivamente a extraterrestri, come invece sostenuto dall’esperto. Ora, dovremo attendere se Maussan ha un asso nelle maniche e sono emerse negli ultimi anni prove o analisi che possano avvalorare le sue dichiarazioni.
In passato, però, è bene ricordarlo, alcune delle affermazioni di Maussan si sono rivelate sfacciatamente false. Nel 2007 aveva attirato l’attenzione con quello che aveva definito essere un cucciolo di alieno rinvenuto da un contadino Marao Lopez, in un fossato. L’uomo avrebbe cercato di annegare la povera creatura tenendola per ore sott’acqua. Il baby alieno si scoprì essere invece una scimmia scoiattolo. Questo bellissimo animale vive soprattutto nel Sud America tropicale, dal Venezuela all’Argentina, ma ogni tanto non disdegna di “sconfinare” in zone come il Messico.
Le immagini mostrate in questi giorni da Maussan, hanno scatenato un dibattito acceso tra i partecipanti al congresso, tra i quali alcuni politici e militari statunitensi, tra cui Ryan Graves, ex pilota della Marina e direttore esecutivo di Americans for Safe Aerospace, noto per le sue recenti dichiarazioni al Congresso statunitense a proposito di UFO.
Negli ultimi anni, infatti, politica e mezzi di informazione sembrano essersi convertiti gradualmente alle tematiche UFO che, solo fino a qualche anno, fa derubricavano a “paranoie cospirazioniste”.
Questa graduale e inesorabile apertura a una tematica di confine da parte delle stesse istituzioni non può che evocare alla memoria il cosiddetto Progetto Blue Beam.
Nel 1994 il giornalista investigativo Serge Monast pubblicò un libro dal titolo Project Blue Beam, dove sosteneva che le Nazioni Unite, la NASA e altre agenzie governative stavano lavorando a un progetto per inscenare una finta invasione aliena attraverso ologrammi e armi satellitari, al fine di spingere alla creazione di un governo unico mondiale per difendere la popolazione dai “nemici dello spazio”.
Per anni il Progetto Blue Beam è stato additato come una delle tante teorie del complotto, fino alla recente apertura del mondo mainstream alle tematiche UFO. L’operazione trasparenza lanciata dal Pentagono che ha messo on line un nuovo sito per fornire al grande pubblico tutte le informazioni possibili desecretate sugli UFO ha riproposto agli amanti del genere le teorie di Monast.
Dopotutto, già nel 1985, il presidente americano Ronald Reagan e Michail Gorbačëv si incontrarono per la prima volta a Ginevra, per parlare della corsa agli armamenti. Prima dell’inizio del meeting formale, fecero due chiacchiere passeggiando sul lungolago e accennarono anche a un possibile attacco alieno che avrebbe reso le due superpotenze unite e alleate per respingere un invasore proveniente da un altro mondo.
“Cosa faresti se gli Stati Uniti venissero attaccati da qualcuno dallo spazio profondo? Ci aiutereste?”, domandò Reagan.
“Senza alcun dubbio”, rispose Gorbačëv
“Anche noi”, chiosò il presidente americano.
E se dopo guerre, attentati, pandemie e cambiamenti climatici la prossima minaccia venisse dallo spazio? O meglio… da qualche base molto terrestre?
* Giornalista, scrittrice, editor
www.enricaperucchietti.it
Foto di copertina di Stefan Keller da Pixabay