Pillon e Ruiu: “Non vergogniamoci di portare i principi cristiani in politica”
a cura della Redazione
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TAVOLE ASSISI. PILLON: «OCCORRE AVERE IL CORAGGIO DI USCIRE ALLO SCOPERTO. SOCIETÀ E POLITICA VORREBBERO TOGLIERE IL CRISTIANESIMO DA OGNI AMBITO»
«Ho chiesto ai relatori di essere coraggiosi, perché non è il momento di non essere diretti. A questa società individualista rispondiamo costruendo comunità di persone, costruendo dialoghi, pregando insieme. E’ una prospettiva di comunità che il mondo ha perso e ci vuole far perdere. Siamo qui ad Assisi da tutta Italia, fisicamente presenti per stare vicini. E’ questo il senso del nostro incontro. Come ha detto monsignor Crepaldi, da cristiani siamo chiamati alla trascendenza e su quella chiamata vogliamo portare il nostro fuoco ardente anche ai nostri fratelli, tanti cristiani e cattolici, che non lo hanno più. Una speranza che significa essere un cristianesimo attivo e non, come vuole la società attuale, togliere il cristianesimo da ogni ambito, soprattutto pubblico. Non vergogniamoci e non chiudiamoci in noi stessi».
Così Simone Pillon, già Senatore e ora presidente dell’associazione san Tommaso Moro durante l’evento “Le Tavole di Assisi” che si è tenuta ieri e si terrà oggi ad Assisi, un’iniziativa per rilanciare e riscoprire il significato e l’importanza del pensiero cristiano e conservatore nella società contemporanea.
Pillon ha moderato la Sessione I, “Sum ergo Sum. Il primato dell’essere sull’avere, sul fare, sull’apparire” insieme alla giornalista Costanza Miriano. Ad intervenire durante la prima sessione di ieri mattina sono stati Raffaella Frullone e Federica Picchi Roncalli (Tavola I: La sacralità della Vita Umana); Maria Rachele Ruiu e Massimo Gandolfini (Tavola II: La famiglia società naturale fondata sul matrimonio); Ettore Gotti Tedeschi e Gian Carlo Blangiardo (Tavola III: Inverno demografico e neo-malthusianesimo).
«Il “per sempre” insito nella parola amore non accetta date di scadenza. Nonostante questo l’Italia è maglia nera per i dati sui matrimoni. Ci sono spiegazioni economiche, di sfiducia dei giovani, di crisi, ma non solo. La vera causa della paura dei giovani nell’avvicinarsi al matrimonio è il divorzio. Ebbene sì, perché una relazione viene vista come il legarsi ad una persona che in qualsiasi momento può abbandonarmi come se niente fosse», ha aggiunto Simone Pillon.
Dialogando con Maria Rachele Ruiu sull’argomento “Famiglia società naturale fondata sul matrimonio”, tema della Tavola II, ha spiegato che oggi «abbiamo il matrimonio religioso concordatario, quello civile, la convivenza, la convivenza di fatto, le unioni civili ma tra tutte queste non ce ne è nessuna davvero indissolubile. Neanche quella contratta in Chiesa. Oggi i giovani sono consapevoli che se solo lo si vuole si può cambiare moglie o marito quasi più facilmente che cambiare operatore telefonico. Tutto questo ha una ragione politica e culturale. Addirittura fin dalla Rivoluzione Francese è nata la cultura secondo la quale l’indissolubilità del matrimonio contrasta con la libertà umana. Io mi chiedo, è giusto questo? Ci sono in gioco vite umane. Dunque una proposta provocatoria è quella di voler avere riconosciuto dallo Stato il proprio diritto a poter contrarre un matrimonio indissolubile, solo per chi lo vuole».
Da parte sua Maria Rachele Ruiu, di Pro Vita & Famiglia onlus, nel corso dell’evento “Le Tavole di Assisi” ha sottolineato che «le persone sono uomini e donne, la vita non si uccide, i bambini nascono da un uomo e una donna e non si comprano. Stiamo parlando di ovvietà. Eppure ci ritroviamo a dover parlare di queste cose, ad avere la responsabilità e la necessità di farlo. Questo è eloquente del mondo che ci circonda. Se siamo costretti a dover ribadire l’ovvio vuol dire che c’è un problema e anche enorme».
«La famiglia – ha proseguito Ruiu – lo sappiamo, è in crisi ed è messa ancora più in crisi dalle istanze di chi la vuole scardinare, da chi vede in essa sempre e solo un problema. Pensiamo ai fatti di cronaca violenta: c’è sempre qualcuno che, anche non conoscendo i fatti, dà colpa alla famiglia. A questo è collegato il tema della sessualità, sempre più scorporata dalla morale e dall’amore. Assistiamo a una cultura che quasi impone una concezione “genitale” e meramente corporale della sessualità. Ma perché la famiglia è attaccata? – ha aggiunto Ruiu – Perché è una testimone scomoda di come vivere l’amore e avvicinarsi a Dio. Essere famiglia carica di responsabilità e senso le nostre vite e questo dà fastidio, questo viene visto come delle catene». «Il mondo racconta in particolare ai ragazzi che l’amore è un’avventura che può finire in qualsiasi momento e che deve essere quasi una pretesa che l’altro mi deve vedere per forza come bello e perfetto. E’ una bugia colossale! L’amore è quello che ci dice che andiamo bene così come siamo, con tutte le nostre imperfezioni. Se, invece, tutto si ferma al mero piacere non c’è amore autentico e in una relazione entrambi hanno la cosiddetta “libertà” di andare via in qualsiasi momento. Non è amore ma distruzione, perché poi le ferite rimangono e sono profonde, drammatiche».
«Il matrimonio – ha concluso Ruiu – deve tornare ad essere visto come quello che è realmente. Non una gabbia, ma un prendersi cura l’uno dell’altro, un sopportarsi e sopportarsi a vicenda nonostante difetti, imperfezioni. Con amore».