Dei veri disastri ambientali quasi nessuno parla
di Gian Piero Bonfanti
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IL GOVERNO GIAPPONESE HA DATO IL VIA AL RILASCIO NELL’OCEANO DELL’ACQUA REFLUA RADIOATTIVA DELL’IMPIANTO NUCLEARE DI FUKUSHIMA SOTTOPOSTA A TRATTAMENTO
Giornalmente veniamo bombardati da messaggi assillanti che ci vogliono persuadere che siamo cattivi con la natura perché andiamo al lavoro con una vettura a benzina o a gasolio, oppure perché consumiamo troppa energia per riscaldarci o per cucinare.
Mentre ci raccontano che con la riduzione delle emissioni di CO2 risolveremmo ogni problema ambientale, dall’altra parte del mondo si combatte la vera lotta contro chi effettivamente sta causando disastri ecologici inimmaginabili.
È dei giorni scorsi infatti la notizia secondo la quale il governo giapponese ha dato il via al rilascio nell’Oceano Pacifico dell’acqua reflua radioattiva dell’impianto nucleare di Fukushima sottoposta a trattamento.
Ricordiamo che il disastro nucleare di Fukushima, avvenuto nel marzo del 2011 in seguito ad un terremoto con conseguente maremoto e tsunami, è ritenuto l’unico incidente, unitamente al disastro di Černobyl’ del 26 aprile 1986, ad essere stato classificato di livello 7 della scala INES (il livello di gravità massima degli incidenti nucleari).
Ancora oggi, a distanza di anni, il disastro mostra il suo aspetto distruttivo.
I test svolti sulle acque che verranno rilasciate nel tempo hanno mostrato concentrazioni di trizio – elemento radioattivo rimasto dopo il trattamento – inferiori allo standard di 1.500 becquerel per litro, che rappresenta il limite stabilito dalla società per il rilascio delle acque, e questo sversamento dovrebbe proseguire per i prossimi 30 anni fino ad esaurimento dell’acqua contaminata.
A tutto questo però i paesi dell’area non hanno reagito positivamente e molte proteste si sono accese.
Secondo AsiaNews “Pechino ha già bloccato l’importazione “totale” dei prodotti ittici provenienti dal Giappone. Una mossa che rischia di affossare le numerose attività legate alla ristorazione ispirata alla cucina nipponica da Hong Kong a Macao, fino alla Cina continentale. Tuttavia, vale qui ricordare che le stesse centrali nucleari cinesi rilasciano già da tempo acqua radioattiva e contaminata nei mari, senza – in questo caso – alcuna supervisione o controllo da parte delle agenzie internazionali e del settore, come sta avvenendo ora.”
Le operazioni del Giappone appaiono quindi ai più esperti come più “sicure” rispetto a quelle della Cina che dal 2020 hanno permesso di scaricare circa 143 trilioni di becquerel di trizio dalla centrale nucleare Qinshan III, nella provincia dello Zhejiang, secondo il quotidiano più diffuso al mondo Yomiuri Shimbun.
Anche a Seul in Corea del Sud le proteste si sono accese e la polizia ha arrestato alcuni manifestanti che cercavano di fare irruzione nella locale ambasciata nipponica mentre altre decine si erano riuniti davanti alla sede della TEPCO a Tokyo con cartelloni con scritte di protesta.
Ricordiamo che la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) è l’impresa che operava sull’impianto di Fukushima al momento del disastro e che non avrebbe disposto misure di sicurezza adeguate al rischio sismico, non dotandosi di piani di contenimento danni né di adeguati piani di evacuazione. Di tutto ciò la TEPCO si assunse pubblicamente alcune responsabilità.
Anche la Corea del Nord ha preso una posizione perentoria contro questa azione del Giappone, ma il tutto sembra che non sia sufficiente per fermare la risolutezza nipponica.
Una questione da risolvere non proprio di poco conto, considerando anche che molto del cibo in scatola che troviamo nei nostri supermercati deriva proprio dalla pesca nell’Oceano Pacifico.
Ma di fronte allo scenario apocalittico di sversamenti di acque radioattive a mezzo di paesi poco inclini al rispetto ambientale, la propaganda diffusa nei nostri paesi continua ad essere quella delle case green, delle auto elettriche, dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche.
Da notare che l’implementazione dei sistemi di cui sopra non farebbe altro che aumentare la produzione dei prodotti green fabbricati nei paesi asiatici e di conseguenza l’inquinamento in queste nazioni.
Le catastrofi ambientali causate da questi paesi sono di diversa natura, questa è una delle tante.
Invece di introdurre norme assurde e limitazioni paradossali, è necessario tentare di fermare queste condotte che sono da considerarsi dei veri e propri crimini contro l’umanità.
E’ stato dato pochissimo rilievo a questa disastro.
Mi chiedo dove siano tutti gli ambientalisti che dovrebbero organizzare imponenti contestazioni di disapprovazione, invece niente!
In fondo chi sa cosa e’ un “becquerel”?
Immagino una specie di veleno! Ma siccome e’ in quantita’ minore allora va bene!
Se questo sversamento non fosse stato pericoloso non avrebbero atteso dodici anni, e soprattutto non avrebbero atteso fino al riempimento degli ultimi serbatoi stabiliti all’uopo.
E’ cosi difficile intuire che questo e’ un “crimine di pace” contro l’umanita’?