La potenza di san Giuseppe nel cielo e i motivi della nostra confidenza
Informazione Cattolica vi offre una pagina al giorno (in una nostra versione nell’italiano odierno) del libro scritto da San Giovanni Bosco, nel lontano 1867, ma tuttora attuale, sulla VITA DI SAN GIUSEPPE SPOSO DI MARIA SANTISSIMA «PADRE PUTATIVO DI GESÙ CRISTO».
“Ite ad Joseph” (Andate a Giuseppe e fate tutto quello che egli vi dirà. GEN. XLI, 55”).
Non sempre la gloria e la potenza dei giusti sopra la terra sono la misura certa del merito della loro santità; ma non è così di quella gloria e di quella potenza di cui essi sono rivestiti nel cielo, ove ognuno è ricompensato secondo le sue opere. Più essi sono stati santi agli occhi di Dio, più sono innalzati ad un grado sublime di potenza e di autorità.
Stabilito una volta questo principio, non dobbiamo noi credere, che fra i beati che sono l’oggetto del nostro culto religioso, san Giuseppe sia, dopo Maria, il più potente di tutti presso Dio, e colui che merita a più giusto titolo la nostra confidenza ed i nostri omaggi?
Di fatto quanti gloriosi privilegi lo distinguono dagli altri santi, e devono inspirarci per lui una profonda e tenera venerazione!
Il figlio di Dio che ha scelto Giuseppe per suo padre, per ricompensarne tutti i servigi e dargli in cambio le dimostrazioni del più tenero amore nel tempo della sua vita mortale, non l’ama meno in cielo di quello che lo amasse sopra la terra.
Felice di aver l’intera eternità per compensare il diletto suo padre di tutto quello che egli ha fatto per lui nella vita presente, con uno zelo così ardente, con una fedeltà così inviolabile ed un’umiltà tanto profonda.
Ciò fa che il divin Salvatore è sempre disposto ad ascoltar favorevolmente tutte le sue preghiere, ed a soddisfare a tutti i suoi desideri.
Troviamo nei privilegi e nei favori di cui fu ricolmato l’antico Giuseppe, il quale non era che l’ombra del nostro vero Giuseppe, una figura del credito onnipossente di cui gode nel cielo il santo sposo di Maria.
Il faraone per ricompensare i servigi, che da Giuseppe figlio di Giacobbe aveva ricevuto, lo stabilì intendente generale della sua casa, padrone di tutti i suoi beni volendo che ogni cosa si facesse secondo il suo cenno.
Dopo averlo stabilito vicerè dell’Egitto gli affidò il sigillo della sua autorità reale, e gli donò il pieno potere di concedere tutte le grazie che volesse. Ordinò che fosse chiamato il salvatore del mondo, affinché i suoi sudditi riconoscessero che a lui dovevano la loro salute; insomma mandava a Giuseppe tutti coloro che venivano per qualche favore, affinché li ottenessero dalla sua autorità, e gli dimostrassero la loro riconoscenza: Ite ad Ioseph, et quidquid dixerit vobis, facile (Andate da Giuseppe, fate tutto quello che egli vi dirà, e ricevete da lui quanto egli vorrà donarvi).
Ma quanto più ancora sono meravigliosi e capaci d’ispirarci un’illimitata confidenza i privilegi del casto sposo di Maria, del padre adottivo del Salvatore!
Non è un re della terra come il faraone, ma è Dio onnipotente colui che ha voluto ricolmare dei suoi favori questo nuovo Giuseppe. Comincia per stabilirlo padrone e capo venerabile della santa famiglia; vuole che tutto gli obbedisca e gli sia sottomesso, perfino il proprio suo figlio a lui eguale in ogni cosa.
Lo fa qual suo vicerè, volendo che rappresenti la sua adorabile persona sino a dargli il privilegio di portare il suo nome e di essere chiamato il padre del suo Unigenito. Mette nelle sue mani questo figlio, per farci conoscere che gli dà illimitato potere di far ogni grazia.
Osservate come fa pubblicare nel vangelo per tutta la terra ed in tutti i secoli, che san Giuseppe è il padre del re dei re: “Erant pater et mater eius mirantes”.
Vuole che egli sia chiamato il Salvatore del mondo essendo che egli alimentò e conservò colui che è la salute di tutti gli uomini. Finalmente ci avverte che se desideriamo grazie e favori, a Giuseppe dobbiamo rivolgerci: Ite ad Ioseph, poiché egli è colui che ha ogni potere presso il re dei re per ottenere tutto ciò che domanda.
La santa chiesa riconosce questo potere sovrano di Giuseppe giacché ella domanda per sua intercessione ciò che non potrebbe ottenere da se stessa: Ut quod possibilitas nostra non obtinet, eius nobis intercessione donetur.
Certi santi, dice il dottore angelico, hanno ricevuto da Dio il potere di assisterci in certi bisogni particolari; ma il credito di san Giuseppe non ha limite; si estende a tutte le necessità, e tutti coloro i quali a lui ricorrono con fiducia sono certi d’essere prontamente esauditi.
Santa Teresa ci dichiara che ella non ha mai domandato niente a Dio per intercessione di san Giuseppe che non l’abbia subito ottenuto: e la testimonianza di questa santa ne vale mille altre, giacché era fondata sulla quotidiana esperienza dei suoi benefici.
Gli altri santi godono, è vero, un credito grande nel cielo; ma essi intercedono supplicando come servi e non comandano come padroni. Giuseppe, il quale ha veduto Gesù e Maria sottomessi a se, può senza dubbio ottenere tutto quello che vuole dal re suo figlio e dalla regina sua sposa. Egli ha presso l’uno e presso l’altra un credito illimitato, e, come dice Gerson, egli più che supplicare, comanda: Non impetrat, sed imperai. Gesù, dice san Bernardino da Siena, vuol continuare nel cielo a dare a san Giuseppe prove del suo rispetto filiale obbedendo a tutti i suoi desideri: Dum pater orat natum, velut imperium reputatur.
Di fatti, che potrebbe negare Gesù Cristo a Giuseppe, il quale niente negò mai a lui nel tempo della sua vita?
Mosè non era nella sua vocazione se non il capo ed il conduttore del popolo d’Israele, eppure si portava con Dio con tanta autorità, che quando lo prega in favore di quel popolo ribelle ed incorreggibile, la sua preghiera sembra farsi comando, il quale leghi in certo modo le mani alla divina maestà, e la riduca a non poter quasi castigare i colpevoli, finché egli ne abbia reso la libertà: “Dimitte me, ut irascatur furor meus contro eos et deleam eos”, Esodo, XXXII.
Ma quanto maggior virtù e potenza non avrà la preghiera che Giuseppe volge per noi al sovrano giudice, di cui egli fu guida e padre adottivo?
Poiché se è vero, come dice san Bernardo, che Gesù Cristo, il quale è nostro avvocato presso il padre, gli presenta le sacre sue piaghe ed il sangue adorabile che ha sparso per la nostra salute, se Maria, per parte sua presenta all’unico figlio il seno che lo portò e nutrì, non possiamo noi aggiungere che san Giuseppe mostra al Figlio ed alla Madre le mani le quali hanno tanto affaticato per loro ed i sudori che egli ha sparso per guadagnare il loro vitto sopra la terra?
E se Dio Padre non può nulla negare al suo figlio diletto quando lo prega per le sue sacre piaghe, né il figlio nulla negare alla sua Santissima Madre quando lo scongiura per le viscere che lo hanno portato, non siam noi tenuti a credere che né il Figlio, né la Madre divenuta la dispensatrice delle grazie che Gesù Cristo ha meritato non possono nulla negare a san Giuseppe quando egli li prega per tutto ciò che ha fatto per essi in trent’anni di sua vita?
Immaginiamoci che il nostro santo protettore volga per noi a Gesù Cristo, di lui Figlio adottivo, questa commovente preghiera: “O mio divin Figlio, degnatevi di spargere le vostre più abbondanti grazie sopra i miei servi fedeli; io ve lo domando per il dolce nome di padre di cui mi avete tante volte onorato, per queste braccia che vi ricevettero e vi riscaldarono nella vostra nascita, che vi trasportarono in Egitto per salvarvi dal furor di Erode; ve lo chiedo per quegli occhi di cui asciugai le lacrime, per quel prezioso sangue che io raccolsi nella vostra circoncisione; per i travagli e le fatiche che io portai con tanta contentezza per nutrire la vostra infanzia, per allevarvi nella vostra giovinezza…”.
Gesù così pieno di carità potrebbe resistergli a tale preghiera? E se è scritto, dice san Bernardo, che egli fa la volontà di coloro che lo temono, come può negare egli di fare quella di colui che lo servì e nutrì con tanta fedeltà, con tanto amore? Si voluntatem timentium se faciet; quomodo voluntatem nutrientis se non faciet?
Ma ciò che deve raddoppiar la nostra confidenza in san Giuseppe è la sua ineffabile carità per noi. Gesù facendosi suo figlio, gli mise nel cuore un amore più tenero di quello del migliore dei padri.
Non siamo noi diventati suoi figli; mentre Gesù Cristo è nostro fratello e Maria, sua casta sposa, è nostra madre piena di misericordia?
Rivolgiamoci dunque a san Giuseppe con una viva e piena confidenza. La sua preghiera unita a quella di Maria e presentata a Dio in nome dell’infanzia adorabile di Gesù Cristo, non può trovar rifiuto, ma senza più deve ottenere tutto ciò che domanda.
Il potere di san Giuseppe è illimitato; si estende a tutti i bisogni della nostra anima e del nostro corpo.
Dopo tre anni di malattia violenta e continua, che non le lasciava né riposo, né speranza di guarigione santa Teresa fece ricorso a san Giuseppe; ed egli le ottenne la salute.
Egli ci è vicino principalmente alla nostra ultima ora. Allorché la vita sarà sul punto di lasciarci come un falso amico, e l’inferno raddoppierà i suoi sforzi per rapire la nostra anima nel passaggio all’eternità, san Giuseppe, in quel momento decisivo per la nostra salute, ci assisterà in un modo tutto speciale, qualora siamo fedeli a onorarlo ed a pregarlo in vita.
Il divin Salvatore per ricompensarlo di averlo sottratto alla morte liberandolo dal furore di Erode, gli diede il privilegio speciale di sottrarre dalle insidie del demonio e dalla morte eterna i moribondi che si sono messi sotto la sua protezione.
Ecco il motivo per cui lo s’invoca con Maria in tutto il mondo cattolico, come patrono della buona morte. Oh! quanto saremmo felici, se potessimo morire come tanti fedeli servi di Dio, pronunziando i nomi onnipossenti di Gesù, Maria, Giuseppe.
Il figlio di Dio, dice il venerabile Bernardo da Bustis, avendo le chiavi del paradiso, ne diede una a Maria, l’altra a Giuseppe, affinché essi potessero introdurre tutti i loro servi fedeli nel luogo del refrigerio, della luce e della pace.