Lo smarrimento di Gesù e il dolore di Giuseppe e Maria
di San Giovanni Bosco
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Informazione Cattolica vi offre una pagina al giorno (in una nostra versione nell’italiano odierno) del libro scritto da San Giovanni Bosco, nel lontano 1867, ma tuttora attuale, sulla VITA DI SAN GIUSEPPE SPOSO DI MARIA SANTISSIMA «PADRE PUTATIVO DI GESÙ CRISTO»
“Fili, quid fecisti nobis sic? Ecce pater tuus et ego dolentes quaerebamus te. Quid est quod me quaerebalis? Nesciebalit quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse?” (“Figlio, perché ci hai tu fatto questo? Ecco che tuo padre ed io addolorati andavamo di te in cerca; (ed egli disse loro): Perché mi cercavate voi» non sapevate che nelle cose spettanti al Padre mio debbo occuparmi?” Lc II,43.49).
Quando Gesù ebbe raggiunta l’età di dodici anni, ed approssimandosi le feste di Pasqua, Giuseppe e Maria lo giudicarono abbastanza forte per sopportare il viaggio, e lo condussero con loro in Gerusalemme. Essi rimasero circa sette giorni nella città santa per celebrare la Pasqua e compiere i sacrifici comandati dalla legge.
Terminate le feste pasquali ripresero la strada di Nazareth in mezzo ai loro congiunti ed amici. La carovana era assai numerosa. Nella semplicità dei loro costumi le famiglie di una stessa città o di uno stesso villaggio se ne ritornavano alle case loro riunite in allegre brigate, in cui i vecchi discorrevano gravemente coi vecchi, le donne con le donne, mentre i ragazzi correvano e giocavano insieme nel loro cammino.
Così Giuseppe non vedendo Gesù presso di se lo credette, come era naturale, presso sua la madre sua o con i ragazzi della sua età.
Anche Maria camminava in mezzo alle compagne persuasa egualmente che il fanciullo seguisse gli altri. Giunta poi la sera la carovana si arrestò nella piccola città di Machmas per passarvi la notte. Giuseppe venne a ritrovare Maria; ma quale non fu la loro sorpresa ed il loro dolore quando si domandarono reciprocamente dove era Gesù? Nè l’uno, nè l’altro l’aveva veduto dopo l’uscita dal tempio; i ragazzi dal canto loro non potevano darne alcuna notizia. Egli non era con essi.
Subito Giuseppe e Maria, malgrado la loro stanchezza, si rimisero in viaggio per Gerusalemme. Rifecero pallidi ed inquieti la strada che avevano di già percorsa lo stesso giorno. Echeggiarono i dintorni delle loro grida di cordoglio; Giuseppe chiamava Gesù, ma Gesù non rispondeva. All’alba del giorno arrivarono a Gerusalemme, dove, dice il vangelo, essi passarono tre giorni interi in cerca dell’amatissimo figlio.
Quanti dolori per il cuore di Giuseppe! E quanto dovette egli rimproverarsi un istante di distrazione!
Finalmente verso la fine del terzo giorno questi desolati genitori entrarono nel tempio, piuttosto per invocare i lumi dall’alto, che con la speranza di trovarvi Gesù. Ma quale non fu la loro sorpresa e la loro ammirazione nel vedere il divino fanciullo in mezzo ai dottori meravigliati della saggezza dei suoi discorsi, delle domande e delle risposte che loro faceva!
Maria piena di gioia, perché aveva ritrovato il figlio, non poté tuttavia trattenersi dal manifestargli l’inquietudine che l’aveva afflitta: «Figlio Mio, gli disse, perché hai tu fatto così con noi? sono tre giorni da che immersi nel dolore andiamo in cerca di te». Gesù rispose: «Perché mi cercavate voi così? Non sapevate che debbo occuparmi delle cose che riguardano mio padre?».
Il vangelo soggiunge che Giuseppe e Maria non compresero immediatamente questa risposta. Fortunati di aver ritrovato Gesù se ne ritornarono tranquillamente alla loro piccola casa di Nazareth.