Quel legame tra San Massimiliano Kolbe, la Milizia dell’Immacolata e Fatima

Quel legame tra San Massimiliano Kolbe, la Milizia dell’Immacolata e Fatima

di Diego Torre

FATIMA E KOLBE: 2 GIACULATORIE PER UN SOLO FINE

Subito dopo la rivelazione dei “segreti” ai tre pastorelli, la Madonna a Fatima chiese, dopo ogni posta del Rosario, la recita della giaculatoria: “Oh Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose.” Nacque successivamente un dibattito su chi fossero queste anime più bisognose. Chi non ha bisogno dell’aiuto divino per salvarsi.

Appena 3 mesi dopo (16 ottobre 1917) San Massimiliano Kolbe, che ignorava gli avvenimenti portoghesi, fondava la Milizia dell’Immacolata, ponendo nello statuto al punto 1, per “Scopo” dell’associazione: “Procurare la conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, in particolar modi dei massoni. Al punto 3 dispone di “Supplicare possibilmente ogni giorno l’Immacolata con questa giaculatoria: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a Voi ricorriamo e per quelli che a Voi non ricorrono, ed in special modo per i massoni””. E’ evidente che il primo obiettivo del santo polacco è la conversione dei nemici della Chiesa e che la Milizia nasce come movimento di apostolato, finalizzato non solo ai lontani ma soprattutto ai nemici dichiarati della Sposa di Cristo.

L’assonanza fra le due giaculatorie nate quasi contemporaneamente è notevole. I più bisognosi non sono tanto i deboli, non tanto i peccatori carnali, quanto i superbi nemici della verità e della Chiesa, che nel disprezzo di Dio e dell’uomo trovano alimento alla loro malvagità. Neutralizzare la loro azione e convertire i loro cuori, per la potenza d’intercessione dell’Immacolata, è il primo obiettivo di Massimiliano, come si evince dagli scritti successivi e da tutta la sua vita. Scrive il martire polacco a proposito del Rycerz Niepokalanej, giornale della Milizia dell’Immacolata: “Lo scopo del Cavaliere dell’Immacolata non è solo quello di approfondire e rafforzare la fede, indicare l’autentica via ascetica e presentare ai fedeli la mistica cristiana, ma, altresì, in conformità ai principi della Milizia dell’Immacolata, impegnarsi nell’opera di conversione degli acattolici. Il tono della rivista sarà sempre amichevole verso tutti, senza badare alle diversità di fede e di nazionalità. La sua nota caratteristica sarà l’amore, quello insegnato da Cristo. E proprio con questo amore verso le anime smarrite, ma che pure sono alla ricerca della felicità, essa farà di tutto per
stigmatizzare la menzogna,
per mettere in luce la verità
e per indicare la vera strada verso la felicità” (SK 994).

Come per S. Paolo, si tratta di vincere il male con il bene (cf. Rom. 12, 21); e il massimo bene, “Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio è l’Immacolata, l’essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio” (SK 1310). Il male si vince con l’Immacolata.

Possiamo ritenere che sia la risposta alla giusta comprensione della richiesta della Madonna a Fatima sia questa ispirazione di San Massimiliano, e che la Milizia dell’Immacolata sia il primo visibile frutto di quelle apparizioni, e, ancora, che il martire polacco sia stato uno degli strumenti prediletti di quel grande piano pastorale che l’Immacolata definì con chiarezza alla Cova da Iria nel 1917.

Che questa divina strategia passi dai Sacri Cuori è S. Giacinta a confermarlo: “Dio ci concede le grazie attraverso il Cuore Immacolato di Maria… il Cuore di Gesù vuole che al suo fianco si veneri il Cuore Immacolato di Maria.” Tale piano è ancora attuale? Benedetto XVI, che di quelle apparizioni è stato il più profondo analista, durante la visita in Portogallo del maggio 2010, disse: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”… E auspicava: “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”. E’ per questo trionfo che vale la pena di vivere, operare, pregare e sacrificarsi.

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