Strauss stronca spietatamente tutte le ideologie moderne
di Martino Mora
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STRAUSS NEOCON?
Leo Strauss (1899-1973) è uno dei più importanti teorici del conservatorismo politico.
Ebreo tedesco trapiantato negli Usa, è molto citato e poco letto. Gli viene infatti attribuita la paternità del movimento neoconservatore americano, di cui gli “straussiani” sarebbero l’elemento di punta, in particolare nella figura di Paul Wolfowitz, che fu sottosegretario alla difesa di Bush figlio, nonché scellerato teorico dell’esportazione guerrafondaia della democrazia.
Al di là della comune origine ebraica di Strauss, Wolfowitz e quasi tutti gli altri “neocons”, basterebbe leggere “Diritto naturale e storia” (1953) o il più agile “Che cos’è la filosofia politica” (1959), per capire l’enorme differenza tra Strauss e i suoi scellerati presunti discepoli.
Strauss è apertamente anticosmopolita (e quindi antimondialista senza essere nazionalista), antiliberale e antimoderno. L’esatto opposto dei neocons.
Strauss, che lavora solo sui testi dei filosofi, stronca spietatamente tutte le ideologie moderne: dal liberalismo (Locke è per lui un “edonista politico” come Hobbes: non è un complimento) al socialismo (il marxismo è per Strauss follia pura), dal nazionalismo (anch’esso dimenticanza totale della legge di natura) fino al conservatorismo di Burke (che accusa di storicismo) e ad Hegel (che accusa di inconsulta statolatria).
Tutte per lui si basano sull’occultamento della filosofia classica (aristotelica e soprattutto platonica) e quindi della vera legge naturale e della teleologia su cui si basa, abbassando l’uomo all’unico fine dell’autoconservazione e del mero benessere materiale.
Hanno quindi precipitato l’uomo moderno nell’oscurità della caverna platonica. Comunismo e nazismo ne sarebbero solo il punto più buio.
I diritti umani sono per Strauss la misera contraffazione dell’autentico diritto naturale, che è quello platonico-aristotelico. E in questo il discorso di Strauss è assai simile a quello del cattolico Michel Villey, che attesta l’enorme scarto tra il giusnaturalismo classico (diritto oggettivo) e quello moderno (soggettivo e individualista).
Se per Heidegger proprio in Platone sta l’origine dell’oblio dell’essere divenuto ora compiuto nichilismo, per Stauss è Platone il pensatore politico più grande della storia. Soprattutto il Platone de “Le Leggi”. Il nichilismo è di fatto antiplatonismo. E Aristotele non va letto come opposto a Platone, ma come complementare al maestro in opposizione alla degenerazione moderna.
Se per Karl Popper, ebreo di cultura germanica come Strauss, Platone è il massimo teorico della società chiusa e del dispotismo, per Leo Strauss nessuno, nemmeno Socrate e Aristotele, si è avvicinato quanto Platone alla verità sull’uomo. Essersi allontanati dal platonismo è la tragedia dell’Occidente.
Infine tanto Strauss quanto Popper, entrambi ebrei “laici”, si dichiarano per Atene contro Gerusalemme. E infatti Strauss considera grandioso ma fallimentare il tentativo della Patristica e poi della Scolastica medioevale di unire nel cristianesimo Atene e Gerusalemme, in quanto ragione e rivelazione a suo parere non possono essere conciliate. L’identico fallimento di Maimonide ed Averroè.
Ma mentre per Popper Atene è la prima talassocrazia democratica, anticipazione della sua tanto amata modernità mercantile ed individualista (la “società aperta”), al contrario per Strauss Atene è Socrate e Platone, cioè la verità filosofica contro la menzogna moderna. Wolfowitz sarà pure uno “straussiano”, ma di Strauss ha capovolto il pensiero.