Gesù adorato dai Magi e la pratica della purificazione
di San Giovanni Bosco
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Informazione Cattolica vi offre una pagina al giorno (in una nostra versione nell’italiano odierno) del libro scritto da San Giovanni Bosco, nel lontano 1867, ma tuttora attuale, sulla VITA DI SAN GIUSEPPE SPOSO DI MARIA SANTISSIMA «PADRE PUTATIVO DI GESÙ CRISTO».
“Reges Tharsis et insulae munera offerent, Reges Arabum et Saba dona adducent” (I Re di Tharsis e le isole a lui faranno le loro offerte, i Re degli Arabi e di Saba porteranno i loro doni, Sal. LXXI,10).
Quel Dio che era disceso sulla terra per far della casa d’Israele e delle genti disperse una sola famiglia voleva intorno alla sua culla i rappresentanti dell’uno e dell’altro popolo. I semplici e gli umili avevano avuto la preferenza nel trovarsi attorno a Gesù: i grandi peraltro ed i sapienti della terra non dovevano esserne esclusi. Dopo i pastori vicini, Gesù dal silenzio della sua grotta di Betlemme muoveva una stella del Cielo a ricondurvi adoratori lontani.
Una tradizione popolarissima in tutto l’Oriente e registrata nella Bibbia, annunziava che un fanciullo nascerebbe in Occidente, il quale cambierebbe la faccia del mondo, e che un nuovo astro doveva in pari tempo comparire e segnare questo avvenimento. Or bene all’epoca della nascita del Salvatore vi erano all’estremità dell’Oriente alcuni principi, detti comunemente i tre Re Magi, dotati di una scienza straordinaria.
Profondamente versati nelle scienze astronomiche, questi tre magi aspettavano con ansietà l’apparizione della nuova stella che doveva loro annunziare la nascita del meraviglioso fanciullo.
Una notte mentre questi osservavano il cielo attentamente, un astro d’insolita grandezza pareva distaccarsi dalla volta celeste, come se avesse voluto discendere sopra la terra.
Riconoscendo a questo segnale che il momento era giunto, frettolosamente se ne partirono, e guidati sempre dalla stella giunsero a Gerusalemme.
La fama del loro arrivo e sopra tutto la causa, che li conduceva, turbò il cuore dell’ invidioso Erode. Questo principe crudele fece venire a se i Magi e disse loro: «Prendete esatte informazioni di questo fanciullo, ed appena l’avrete trovato, ritornate ad avvertirmene affinché io pure vada ad adorarlo.»
I dottori della legge avendo indicato che il Cristo doveva nascere in Betlemme; i Magi uscirono da Gerusalemme preceduti sempre dalla misteriosa stella. Non tardarono ad arrivare a Betlemme; la stella si arrestò al di sopra della grotta dove stava il Messia. I Magi vi entrarono, si prostrarono ai piedi del fanciullo e l’adorarono.
Aprendo allora i cofanetti di legni preziosi che con se avevano portato, gli offrirono dell’oro come per riconoscerlo re, dell’incenso come Dio e della mirra come uomo mortale.
Avvisati da un angelo dei veri disegni di Erode, senza passare per Gerusalemme, ritornarono direttamente ai loro paesi.
Intanto si avvicinava il quarantesimo giorno dalla nascita del Santo Bambino: la legge di Mosè prescriveva che ogni primogenito venisse portato al tempio per essere offerto a Dio e quindi consacrato, e per essere purificata la madre. Giuseppe in compagnia di Gesù e di Maria muoveva verso Gerusalemme per compiere la prescritta cerimonia. Offri due tortorelle in sacrificio e pagò cinque sicli d’argento. Avendo fatto inscrivere il figlio sopra le tavole del censo e pagato il tributo, i santi sposi se ne ritornarono in Galilea, a Nazareth loro città.