Il calcio femminile è diventato strumento di propaganda e manipolazione ideologica (gender)
di Martino Mora
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ALCUNE RIFLESSIONI SUI MONDIALI DI CALCIO FEMMINILE
Dei mondiali di calcio femminile in Australia (che si concluderanno il prossimo 20 agosto) non fregherebbe niente a nessuno. Anzi, del calcio femminile in generale non fregherebbe niente a nessuno, se gli uni e l’altro non fossero diventati l’ennesimo strumento di propaganda e manipolazione ideologica. L’ennesima vetrina per propagandare ossessivamente il pensiero unico. Lesbo-femminista, ovviamente.
Basti dire che secondo i dati dell’ entusiasta Gaia Piccardi che ne scrive sul Corriere, delle 736 calciatrici che vi partecipano ben 94 sono LGBTQ, cioè apertamente lesbiche o bisessuali dichiarate. Praticamente una su 7, in realtà di più, perché tutte concentrate nelle 22 squadre delle nazioni occidentali (su 32 squadre partecipanti).
Alcune di loro hanno già partorito previa inseminazione artificiale. Altre hanno adottato bambini. Addirittura, spiega la Piccardi, tale Rapinoi e tale Morgan, lesbiche femministe di sfondamento della nazionale Usa, sarebbero state più volte ricevute da Joe Biden alla Casa Bianca. Ne hanno avuto la benedizione liberal. “Andate e portate nel mondo il lesbo-femminismo come contro-religio civile”, immagino le abbia esortate il vecchio pluto-burattino feroce al servizio del capitale.
Sono infatti i mondiali dei “diritti”, come titola il Corriere. I diritti di Sodoma.
Viviamo nell’epoca della propaganda e della manipolazione permanente. Al secolo delle ideologie, come è stato chiamato il Novecento, è subentrato il Duemila, quello dell’ideologia al singolare, l’ideologia unica, quella liberal. La pluto-ideologia unica. Unica, pervasiva, ossessiva, obbligatoria, manipolatoria, totalitaria, nichilista, sovversiva, amorale, anticristiana, antiumana.