Quando si parla di clima molti perdono il buon senso…
di Pietro Licciardi
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NON CI SONO DATI CERTI E ATTENDIBILI MA IL RISCALDAMENTO CLIMATICO È UN ORMAI UN DOGMA DI FEDE. “LO DICE LA SCIENZA”, CHE PERO’ NON È AFFATTO CONCORDE
Logica e buon senso suggeriscono che di un problema si discute quando vi è un quadro abbastanza delineato, fatto di dati, simulazioni e misure abbastanza coerenti tra loro per poter stabilire con una certa confidenza qual è la situazione e come si sta evolvendo nel tempo. Tutto questo però non vale per il clima.
E’ ormai dogma di fede che vi sia un generalizzato cambiamento climatico, anche se ormai non si contano gli scienziati – veri e non presunti – i quali contestano che vi sia una anomala variazione del clima terrestre, e che a produrla siano le attività umane. A niente valgono neppure le denunce, con tanto di prove, di palesi falsificazioni, ed esagerazioni mentre si passa sotto silenzio che gli stessi enti internazionali tra i più allarmisti in fatto di clima, diffondano lunghissimi documenti nei quali, ben nascosta tra una mole di numeri e tabelle inutili, vi è l’ammissione che in realtà non c’è alcun allarme e che le temperature o i fenomeni metereologici sono nella media, o quasi.
InFormazione cattolica si è già occupata di alcune delle menzogne ambientaliste e climatiche in circolazione e su come dietro certa martellante propaganda vi sia in realtà non la preoccupazione per l’ambiente, che per inciso sta molto meglio oggi di cento anni fa, ma l’ideologico e totalitario tentativo di certe elites di ridisegnare in chiave socialista le nostre società o di aprire nuovi mercati ove speculare e arricchirsi ancor di più. Si pensi alla miliardaria compravendita dei diritti di emissione di CO2 o alla produzione di mezzi elettrici, pannelli fotovoltaici, pale eoliche e altri “aggeggi” spacciati per green.
Eppure di tutto ciò non si trova traccia e a prevalere è solo e soltanto il pensiero unico di chi dà per scontato ciò che scontato non è. Passi se a farlo sono gli “esperti” da tastiera, quelli che siccome sono abbonati a Focus o non si perdono un documentario di National Geographic pensano di poter mettere in dubbio o contestare chi ha passato la vita a studiare certi fenomeni, Ma la cosa diventa grave quando sono i governi a cadere nella trappola o, peggio, a fare da mosche cocchiere al servizio di lobby e consorterie climatiche, costringendo poi i cittadini a impoverirsi o dannarsi l’esistenza nel subire le cervellotiche leggi ambientaliste che ne conseguono. Ne sanno qualcosa i milanesi e i romani, i cui rispettivi sindaci hanno deciso di rendere impossibile l’uso dell’automobile in città, quelli che hanno acquistato le pericolose e costose auto elettriche, o tutti noi le cui bollette lievitano anche perché con esse sovvenzioniamo gli incentivi per gli impianti fotovoltaici, costosi e pericolosi da riciclare al termine della loro vita operativa e il cui contributo alla produzione di energia “verde” continua ad essere irrisorio.
L’Italia ha speso 36 milioni di euro nel 2005 per costruire un presunto Centro euro mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc), con sede a Lecce, nato senza nessun controllo della comunità scientifica nazionale e neppure i suoi comitati tecnico scientifici sono stati vagliati da istituzioni accademiche. Il Centro peraltro non raccoglie dati ma fa solo modellistica climatica, il che peraltro equivale ad un oroscopo del mago Othelma. Per inciso questo ci dovrebbe mettere in guardia quando radio, televisioni e giornali classificato come “scienziati”, certi allarmisti climatici senza specificare quali effettive competenze e che produzione scientifica abbiano.
Insomma il nostro Paese non dispone di dati attendibili sui cambiamenti climatici ma ciò non impedisce di sparare numeri a vanvera. Nel 2007 si annunciò con grande enfasi che l’Italia si riscaldava più di tutto il resto del mondo. Ma evidentemente qualcuno non aveva letto il rapporto dell’Ipcc che al capitolo tre notava chiaramente che nel periodo 1901-2004 la regione del Mediterraneo, Italia inclusa, si era scaldata in media di 0,2 – 0,5 gradi, molto meno se confrontata con altre regioni della Terra come il Canada che nello stesso periodo arriva a fino a 1,5 gradi mentre nel periodo 1979 – 2004 le regioni del nord Europa e dell’Asia che si erano scaldate fino a 0,75 gradi. Detto questo dubitiamo fortemente della competenza scientifica di certi “climatologi”.
E siccome siamo reduci da mesi in cui ci hanno letteralmente sfrantecato i maroni con l’allarme siccità, la stessa cosa vale per le piogge e qui il discorso si fa duro. I dati sulle piogge sono pochi, scadenti e quasi impossibili da confrontare per stabilire dei trend. Infatti i dati riferiti all’Italia sono esatti forse per pochi anni e per certe regioni ma se si parla di trend i dati non mostrano tendenze particolari.
Tuttavia quando si tratta di alimentare la paura, grazie alla quale il cittadino-bue diventa propenso a digerire a discapito della sua qualità della vita e della tasca qualsiasi provvedimento, non si esita a fare di tutto un minestrone buttando dentro anche ciò che col clima non c’entra un bel nulla. Le coste non diminuiscono per i cambiamenti climatici, ma semplicemente perché l’erosione del mare viene ancora combattuta con tecniche – come le dighe di pietra – che gli altri Paesi hanno buttato via da tempo. La stessa cosa vale per i dissesti idro-geologici che nella maggior parte dei casi non sono imputabili ai cambiamenti climatici ma semplicemente ad una gestione del territorio per lo meno approssimativa. Inoltre se i palazzinari cessassero di cementificare le città e le periferie probabilmente si eviterebbero quelle bolle di calore che sono la causa di temporali e grandinate devastanti ogni volta che transita una corrente di aria più fredda. E potremmo continuare.
Si lega il problema climatico alle emissioni di CO2 una gran parte della quale proviene dalla produzione di energia. Però non si parla di razionalizzare i consumi o di cominciare a produrre energia pulita con l’atomo, anzi l’Europa vuole far scomparire le auto diesel e benzina per sostituirle con le elettriche mentre le nostre città sono già invase da mezzi a due ruote alimentate con batterie però nessuno di preoccupa di come alimentare tutta questa massa di veicoli. Saremo costretti a costruire nuove centrali, magari a carbone, visto che basta una guerra per far arrivare il prezzo del gas naturale e del petrolio – che comunque non sono infiniti – alle stelle.
Insomma, la scienza del clima non ha ancora gli strumenti adatti per poter prevedere niente ma i politici e certi oligarchi sanno già che dobbiamo tornare all’età della pietra, o giù di lì, per salvare il pianeta.