Come mai di mezzi elettrici in campo militare non v’è traccia?

Come mai di mezzi elettrici in campo militare non v’è traccia?

di Andrea Sarra

AUTO ELETTRICHE E SETTORE MILITARE

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A proposito di auto elettriche una considerazione da fare riguarda il settore militare.

Nella storia dell’umanità le scoperte, dopo essere state sperimentate con successo in campo militare, sono state utilizzate anche in campo civile.

Il bronzo prima ed il ferro poi, non sono stati utilizzati per realizzare stoviglie e posate e poi utilizzati per le armi ma, al contrario, sono stati sperimentati con successo per realizzare armi più resistenti e poi utilizzati per le stoviglie e posate.

Come non pensare alle leggerissime ruote a raggi (quelle esistenti allora erano piene), inventate dagli Hittiti necessarie per i carri da guerra, poi utilizzate per migliaia di anni in altri ambiti fino ad alcune decine di anni fa?

Di seguito si elencano solamente alcuni oggetti tra i più famosi sperimentati ed utilizzati prima in ambito militare e poi divenuti oggetto di uso comune: biscotti energetici e barrette energetiche, cibo in scatola, il radar che, poi, ha portato allo sviluppo del radar meteorologico e al forno a microonde.

Come non ricordare l’impulso decisivo nelle previsioni meteo-marine per la preparazione del D-Day: lo sbarco in Normandia? Furono assoldati i migliori esperti del settore per valutare l’altezza delle onde nel braccio di mare della Manica, caratterizzato da maree, correnti e moto ondoso particolari.

Altre invenzioni di uso quotidiano, ad esempio, sono il nastro isolante, le macchine fotografiche digitali, le fuoristrada: la famosa Jeep, il walkie-talkie, i prodotti liofilizzati.

Come dimenticare i motori a reazione dovuti all’ingegno del barone Wernher Von Braun, padre della missilistica moderna e inventore delle V2 (per capirci quelle che colpirono Londra)? Ricordiamo il Messerschmitt Me 262 che fu il primo aereo a reazione da guerra al mondo anche se utilizzato pochissimo per mancanza di materiale. Oggi i motori a reazione sono utilizzati anche negli aerei di linea.

Ed ancora, il gps, internet, la sovralimentazione necessaria nei motori aereonautici, che in mancanza vedevano diminuire la potenza con l’aumentare della quota, sovralimentazione utilizzata poi anche nell’industria automobilistica, il visore notturno, le leghe metalliche utilizzate per alleggerire gli aerei, le fibre di carbonio, poi utilizzate anche in F1 su alcuni modelli sportivi e da alcuni anni anche in edilizia, i programmi di calcolo per l’ingegneria strutturale: tutti programmi nati per l’ingegneria meccanica e principalmente aereonautica adattati ed in seguito sviluppati per la ingegneria civile.

Sorge quindi una banale domanda: come mai di mezzi elettrici in campo militare non v’è traccia? Come mai i mezzi militari hanno alimentazioni tradizionali? Perché non ci sono carri armati elettrici? Perché le navi militari non sono spinte da energia elettrica?

Alla luce di queste semplici osservazioni banalmente ci si può domandare: ma se in campo militare l’elettricità ha evidenti inconvenienti, allora perché si dovrebbe passare alle vetture elettriche in campo civile?

La risposta è altrettanto banale. Non è necessario essere premio Nobel per l’economia per comprendere che l’acquirente medio di una vettura elettrica deve avere la disponibilità economica di almeno 80-100.000 € per l’acquisto di una vettura, deve avere necessariamente un garage, l’abitazione deve essere obbligatoriamente non condominiale per installare sul tetto o nelle pertinenze alcune decine di metri quadrati di pannelli fotovoltaici per la ricarica o, in alternativa, colonnine di ricarica rapida: è poco plausibile che un condominio dia il consenso a ricoverare macchine elettriche e colonnine nei garage essendo tutti consapevoli del rischio d’incendio.

Considerando poi che il limite del 2035 riguarda solamente l’Europa, e non tutti i continenti, e in particolare non riguarda i paesi attualmente più inquinanti: Cina, India e America, si comprende che i benefici (ammesso vi siano), saranno insignificanti.

Oltre le considerazioni sopra esposte si possono formulare altri interrogativi: Perché non vengono vietate nei mari europei le crociere con super navi capaci di ospitare varie migliaia di passeggeri, oltre l’equipaggio, che per percorrere distanze che una vettura tradizionale percorre con un pieno da circa 50 litri utilizzano centinaia di migliaia di litri di prodotti petroliferi non raffinati molto inquinanti? Navi i cui motori restano in funzione 24 ore al giorno? Perché non si vieta la vendita di yacht e mega yacht che ad ogni accensione di motore bruciano centinai di litri di carburante? Perché non vietano alle compagnie aeree di effettuare voli senza passeggeri al solo fine di mantenere determinate rotte (slot)? Perché non si vietano i viaggi nello spazio ai privati?

Per ridurre le emissioni di Co2, perché chi propone tali misure (che elimineranno la mobilità privata o quanto meno la ridurranno drasticamente) non dà il buon esempio muovendosi con il treno (come fanno moltissimi milioni di pendolari) anziché utilizzare aerei, jet privati o elicotteri sicuramente più inquinanti dei treni? Perché non utilizzano le teleconferenze anziché spostarsi da una parte all’altra del mondo? Perché non abitano in appartamenti condominiali di 90/100 mq anziché in mega ville esclusive?

E perché i luminari della “scienza”, per limitare le emissioni di Co2, non restano fermi in una sede anziché spostarsi sistematicamente da Bruxelles a Strasburgo e viceversa, costringendo decine di tir a trasportare ogni mese centinaia di tonnellate di fascicoli da una sede all’altra? Le decine di tir non solo inquinano, ma contribuiscono notevolmente all’aumento del traffico stradale.

Perché si favoriscono i prodotti agricoli provenienti da paesi extraeuropei, quando in Italia esistono aziende agricole che possono vendere i propri prodotti sul territorio con minimi spostamenti?

Come si nota, esistono moltissime contraddizioni che evidenziano come lo scopo unico delle misure adottate sembrerebbe essere quello di ridurre la mobilità e la libertà di decine di milioni di persone così, mentre avverrà la desertificazione della mobilità individuale, si parteciperà attivamente all’enorme business delle vetture “green”.

Foto di R. P. da Pixabay

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