Enrica Perucchietti: “vogliono piegare l’opinione pubblica alle scelte preordinate dal potere”

Enrica Perucchietti: “vogliono piegare l’opinione pubblica alle scelte preordinate dal potere”

di Matteo Orlando

È IN USCITA IL QUARTO VOLUME DI “VISIONE. UN ALTRO SGUARDO SUL MONDO”, INTITOLATO “GOVERNARE CON LA PAURA”

Enrica Perucchietti, laureata con lode in Filosofia, è una giornalista, scrittrice ed editor. Oltre a numerose pubblicazioni su riviste digitali e cartacee, è autrice di diversi saggi e inchieste giornalistiche e da alcuni mesi è una delle responsabili della rivista mensile di geopolitica “Visione. Un altro sguardo sul mondo“.

È in uscita il quarto volume di “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, intitolato “Governare con la paura”. Dottoressa Enrica Perucchietti ci può parlare di questo nuovo numero del mensile di geopolitica che sta riscuotendo un notevole successo da quando è nato?

Il mensile si configura come una vera e propria antologica monotematica e insegue l’ambizioso obiettivo di dare vita a un pensiero alternativo, indispensabile per contrastare sul piano delle idee i decadenti gruppi globalisti, ora dominanti. L’intento è proprio creare una base intellettuale solida su cui poter costruire una visione comune, lungimirante, trasversale, produttiva, da cui possano sbocciare nuovi progetti. La rivista si concentra ogni mese su una tematica diversa (il crollo dell’Impero americano; l’intelligenza artificiale; la guerra; la paura come metodo di governo) che viene affrontata in maniera trasversale da una squadra di intellettuali, filosofi, giornalisti, economisti e scienziati.

In questo quarto volume, ma anche in qualche numero precedente, sostenete che il potere ha compreso che la strategia migliore per assoggettare i cittadini è adottare le tecniche di ingegneria sociale per plasmare la psiche dei suoi sottoposti e orientarne il consenso. È stata una tecnica utilizzata anche per il periodo cosiddetto “pandemico” e oggi per la cosiddetta “emergenza climatica”?

Esattamente, peraltro è una tematica a me molto cara che ho affrontato in numerosi saggi. Il potere ha compreso che la strategia migliore per assoggettare gli individui è adottare le tecniche di ingegneria sociale per plasmare la psiche dei suoi sottoposti e orientarne il consenso. Penetrare nella psiche delle persone permette, infatti, di convertire costoro riprogrammandone la coscienza, senza che gli individui se ne accorgano: si può, seguendo e applicando le giuste tecniche della manipolazione sociale, ottenere dei risultati prestabiliti, piegando l’opinione pubblica a qualunque scelta preordinata dal potere. Alla “manipolazione dolce”, tipica delle democrazie, si alterna il ricorso alla coercizione in quei momenti in cui si palesa una crisi da poter strumentalizzare (pensiamo, per esempio, al triennio pandemico): è qui che lo spauracchio di un pericolo, di una minaccia oscura, estrema, a volte chiara e definita, altre volte invisibile e altrettanto meschina, viene utilizzata per terrorizzare la popolazione e legittimare misure liberticide. È qua che la paura diventa un metodo di governo, come straordinariamente descritto da George Orwell in 1984. La paura, infatti, è solo uno dei tanti tasselli, nel processo di manipolazione sociale che il potere adotta da secoli. Si induce una crisi, o la si strumentalizza, per portare avanti delle politiche che sarebbero altrimenti impopolari, ma che la percezione dello shock, indotto o reale che sia, legittima. In stato di paura, infatti, l’opinione pubblica si sente disorientata, smarrita, come il prigioniero vittima della tortura. La popolazione sotto la minaccia di pericolo o dopo un forte trauma necessita di una guida, in quanto ha “perso la bussola” e si sente paralizzata dal terrore a tal punto da accettare qualunque proposta o intervento venga dall’alto.

Dall’11 settembre 2001 a oggi, abbiamo assistito a un ventennio di stati di emergenza ripetuti. Le crisi da poter strumentalizzare in Italia anche in questo 2023 sembrano tante e lo spauracchio di un pericolo viene utilizzato per terrorizzare la popolazione, imporre misure impopolari e legittimare politiche liberticide. A suo giudizio quali potranno essere nel prossimo futuro le tematiche più utilizzate dalla politica in questo senso?

Ne parlavo già nel terzo numero di Visione: dall’11 settembre a oggi, abbiamo assistito a un ventennio di stati di emergenza ripetuti. Si passa da uno stato di paura a un altro. Per evitare che lo spauracchio di turno si depotenzi e perda così l’ascendente sull’opinione pubblica, si deve generare sempre una nuova crisi e indurre la percezione di una minaccia “nuova”. Pertanto, si passa da una emergenza a un’altra. Da un nemico a un altro. Cambiano i nomi, i protagonisti, ma lo schema rimane identico. Ora l’attenzione è concentrata sul cambiamento climatico e, seguendo la teoria della gradualità e la finestra di Overton, si intende continuare ad adottare le misure liberticide già sperimentate durante la pandemia. In un futuro potrà presentarsi una nuova guerra, così come una nuova epidemia, non a caso Bill Gates sta puntando molto su questa seconda narrazione. In ogni caso, deve passare il concetto che indipendentemente dalla minaccia di turno, lo schema di fondo, come dicevo, è sempre il medesimo.

Sono passati alcuni mesi dall’insediamento del governo Meloni. Qual è il suo giudizio sull’esecutivo?

Deludente. Non voglio essere impietosa, ma ho apprezzato solo la proposta di legge di rendere la maternità surrogata un reato universale e il boicottaggio della carne sintetica e dei nuovi prodotti a base di insetti, che cozza però con l’apertura ai nuovi OGM. Trovo che ci sia troppa continuità con i precedenti governi e troppo poco coraggio anche su temi che erano diventati un cavallo di battaglia di FDI (come commentare la Carriera Alias per insegnanti e studenti?). La Commissione sul Covid era sulla carta una buona opportunità che è già partita zoppa, con il freno a mano. Per il resto, vedo una sciatteria di fondo, il tipico assoggettamento al dominus di sempre, gli Stati Uniti, ministri incompetenti (con relativi scandali), una miopia a livello geopolitico e il susseguirsi di sparate improbabili, come quella del ministro Piantedosi di adottare la tecnologia di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, come nelle stazioni.

A seconda degli obiettivi che si intendono realizzare, la gran cassa mediatica tira fuori dal cilindro il “mostro” più adatto e utile. A suo giudizio come stanno operando i media su una tematica che interessa molto i lettori di Informazione Cattolica, l’ideologia gender, che tanto male farà all’Italia?

Gli organi di informazione sono ormai uniti in maniera monolitica a sponsorizzare questa ideologia e a criminalizzare e a patologizzare le voci critiche e divergenti rispetto alla narrazione dominante. I media stanno facendo da cassa di risonanza della propaganda sul gender e, insieme alla ideologia woke, alla cancel culture e allo spettacolo, stanno riprogrammando la mente di milioni di persone, in particolare dei più giovani e imponendo una vera e propria riconfigurazione sociale e antropologica, i cui effetti saranno visibili tra qualche anno.

C’è una frase da lei utilizzata che è molto interessante. Occorre “risvegliare la consapevolezza collettiva e disintegrare le trame dei padroni delle idee”. Ci può dire come si può e potrà fare tutto ciò in Italia, con un sistema massmediatico ingessato?

Si può, tornando a essere degli spiriti critici, dei soggetti adulti, svegli e responsabili che smettono di bersi passivamente la propaganda dei mezzi di informazione. Conoscere le tecniche di ingegneria sociale che sfruttano l’emotività e fanno leva sulla paura per disorientare e manipolare gli individui serve proprio a disinnescare queste strategie e immunizzarsi dal condizionamento. Il mio invito, in linea con quello della squadra di Visione, è quello di tornare a riflettere, ragionare e dubitare con la propria testa, a esercitare una ponderata “ermeneutica del sospetto”, in un periodo in cui il pensiero unico sembra voler plasmare, controllare e uniformare l’opinione pubblica (monopolizzando la verità) creando un essere umano intercambiabile e unidimensionale. La consapevolezza di questo processo di avvelenamento della verità non deve abbatterci, deve semmai spronarci a scrollarci di dosso la passività con cui ci beviamo acriticamente tutte le notizie (menzogne comprese) dei media di massa, per tornare a esercitare il nostro pensiero critico e decidere di diventare dei soggetti responsabili. Non siamo più bambini e dobbiamo far valere i nostri diritti e i nostri doveri; allo stesso tempo il Potere non può trattarci come dei soggetti incapaci di intendere e di volere che vanno indottrinati ed eterodiretti. Per farlo dovremo però imparare noi tutti ad affinare le nostre capacità di discernimento e di senso critico per immunizzarci dalla disinformazione e dalla propaganda.

Hanno partecipato al quarto numero di Visione. Un altro sguardo sul mondo: Franco Battaglia, Francesco Toscano, Mauro Belardi, Glauco Benigni, Pino Cabras, Francesco Carraro, Antonello Cresti, Marco C. De Cousandier, Giovanni Frajese, Elisabetta Frezza, Giacomo Gabellini, Giorgio Giavarra, Fulvio Grimaldi, Paolo Gulisano, Joe Hoft, Alfio Krancic, Alessandro Labonia, Andrea Lucidi, Alessandro Pascale, Enzo Pennetta, Enrica Perucchietti, Giovanni Potente, Roberto Quaglia, Lamberto Rimondini, Marco Rizzo, Guido Salerno Aletta, Bruno Scapini, Stefano Ulliana, Andrea Zhok.

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