Su quali basi filosofiche si fonda il “gender/queer”?
di Daniele Trabucco
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GLI UOMINI HANNO DIMENTICATO QUESTA VERITÀ
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La teoria del c.d. “gender/queer”, da intendersi come creazione ed invenzione individuale o meglio come libera espressione di istinti, pulsioni e volontà che prescindono dal determinismo biologico e dall’essenzialismo, trova il suo fondamento filosofico nel post/femminismo decostruzionista e poststrutturalista con contestuale negazione dell’esistenza e della conoscibilità della natura e riduzione del reale a “contingenza liquida” (Palazzani).
In altri termini, la teoria in esame rappresenta una applicazione della libertà negativa, paradigma della modernità, per cui non sussiste alcun criterio ed alcun limite all’autodeterminazione della persona umana.
Ovviamente la superficialità dell’approccio al tema passa per la retorica vuota ed inconsistente del “non si puó discriminare”, “attribuire diritti ad un gruppo non significa toglierli agli altri” etc.
Affinchè il diritto, allora, non si riduca a neutrale registrazione della prassi, è necessario prendere atto che la sessualità è una determinazione sostanziale qualitativa del corpo e non un quid accidentale, o meglio lo qualifica costitutivamente.
Il corpo è ció che è in quanto determinato ed è per questo motivo che la sessualità è condizione dell’esistere e del pensare (solo ció che è determinato ed individuato puó esistere, è).
La stessa indeterminatezza cui si ispira la teoria “gender/queer” presuppone la determinatezza la quale viene negata solo con un mero atto di volontà il quale, peró, non puó mai rendere l’essere un altro da sè.
Alla luce di queste premesse, sono evidenti le ragioni del dimorfismo sessuale contro il polimorfismo. La dualità sessuale, infatti, è condizione di possibilità della socialità, ovvero continuazione della stessa umanità.
All’obiezione che la tecnica, “il Prometeo scatenato” direbbe il filosofo Hans Jonas (1903/1993), è in grado di creare (verbo tipicamente divino) le condizioni per la procreazione a partire da un solo individuo, si deve replicare che, anche in questo caso, la dualità oppositiva sessuale è la sola condizione di pensabilità e di possibilità dell’identità. Se tutto fosse indifferenziato, l’io non potrebbe mai identificarsi. Gli uomini, peró, direbbe la volpe al Piccolo Principe, “hanno dimenticato questa verità”…