Il non fare figli è il commiato dell’Italia dalla storia
di Pietro Licciardi
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NON SARANNO ASSEGNI FAMILIARI E ASILI NIDO A SALVARCI MA IL RITORNO ALLA FEDE
Sul ponte del vascello Europa le orchestrine strimpellano mentre i passeggeri si godono gli ultimi istanti prima di scomparire tra i flutti della storia. Le cifre sono impietose e non consentono illusioni: ovunque nel nostro continente non nascono più figli e ci stiamo rapidamente avviando a diventare una immensa casa di riposo.
Padova ha registrato un calo del 27% delle nascite, la provincia di Asti è la prima ad avere un pensionato per ogni lavoratore, Torino ha avuto un meno 30% di nati in dieci anni e nelle Marche nascite dimezzate in quindici anni. La Danimarca, lo stato europeo più fertile, ha un tasso di natalità di appena 1,67; ben al di sotto del 2,1 che serve per mantenere la popolazione stabile. In Germania e in Spagna interi paesi e cittadine si sono quasi del tutto spopolate, anche in Italia le scuole chiudono per mancanza di studenti, assieme ai reparti maternità degli ospedali. Tutti e tre questi paesi avranno oltre il 30% della loro popolazione di età superiore ai 65 anni entro il 2050.
Nemmeno dove lo stato sociale è prodigo di aiuti, benefit e “servizi” per le donne che lavorano e più in generale per la famiglia – come in Svezia o Finlandia – si riesce ad arginare il crollo demografico. Segni evidente che a mancare sono ben altro che degli assegni familiari decenti o il part-time e i congedi per le mamme o i papà
Altrettanto male stanno i paesi dell’Est, quelli ex sovietici dell’”altra Europa”, dove la Polonia ha subito un crollo del tasso di natalità del 40% dal 1993 nonostante lo Stato sia stato prodigo in sussidi alla maternità. Pure Romania, Lituania, Croazia e Ungheria si stanno spopolando mentre la Russia, così critica verso il decadente Occidente, ha visto ridursi i suoi abitanti dai 149 milioni del 1994 agli attuali 145 e si stima diventeranno 83,7 milioni a fine secolo
A farci capire che la situazione deve essere proprio tragica il fatto che persino governi di sinistra, abortisti, eugenetici, nemici giurati del matrimonio, stanno mettendo in agenda – almeno a chiacchiere – misure per cercare di arrestare il calo demografico, il quale procede ad un ritmo tale che nessuna sostituzione etnica o immigrazione clandestina o regolare potrà impedire l’implosione dell’economia per mancanza di braccia lavoro e consumatori; oltre al collasso del welfare. Già oggi in Italia ci sono tre lavoratori ogni due pensionati il che fa presupporre che nemmeno continuando a raschiare il fondo del barile con l’aumento dell’età lavorativa si potranno salvare le pensioni, per non parlare dell’aumento della spesa sanitaria.
E con questo ecco spiegato perché si vuole a tutti i costi l’eutanasia.
Ma l’aspetto peggiore della questione non riguarda ciò su cui politici, sociologi, sindacalisti, e media disquisiscono, come i maggiori incentivi economici alla maternità, il lavoro per i giovani, più scuole a tempo pieno, asili nido e via elencando. Il problema vero è un altro. I figli non nascono perché noi italiani ed europei non abbiamo più speranza nel futuro e non sappiamo più per cosa vale la pena vivere, lottare e soffrire, tanto che abbiamo perfino bandito questi termini dal nostro vocabolario. Abbiamo anche perso la consapevolezza che fare figli non è innanzitutto un fatto privato ma anche, e forse soprattutto, un dovere, nei confronti della società e della storia.
Procreare significa perpetuare la nazione e con essa la sua storia, la sua cultura, quei caratteri peculiari e specifici di cui ogni popolo è, per disegno divino, depositario, i quali hanno contribuito a fare progredire l’intera umanità.
Se gli italiani, e gli europei, scompariranno scomparirà assieme a loro un mondo e una civiltà che non ha avuto uguali col suo immenso patrimonio di arte, bellezza, progresso in tutti i campi. E non facciamoci illusioni, sarà impossibile che africani, o asiatici possano nel brevissimo spazio di un paio di generazioni – tanto passerà a questi ritmi prima che gli europei diventino una esigua minoranza – raccogliere il testimone; loro che in secoli non sono stati capaci di creare nulla di paragonabile all’Europa, sul piano politico, economico, culturale e ai quali siamo stati noi a insegnare, tanto per dire, il progresso scientifico e i diritti umani.
Di fronte a un popolo e a nazioni che hanno perso la voglia di guardare al futuro per darsi al consumo, al godimento narcisistico ed egoista del residuo benessere presente, dilapidando ciò che le generazioni precedenti hanno dolorosamente e faticosamente costruito, non c’è politica, non ci sono incentivi e assegni familiari che tengano.
L’unico argine al suicidio è ricostruire il nostro tessuto morale, recuperare valori, ridarsi un obiettivo verso il quale tendere e lottare. Per farlo bisogna buttare a mare l’ateismo teorico e pratico che ha avvelenato le nostre vite e il nostro Continente generando ben quattro rivoluzioni per volgere nuovamente lo sguardo al cielo.
Una impresa titanica, resa ancor più titanica dalla costatazione – e solo un idiota può non rendersene conto – del tradimento di una gran parte di coloro che di questa ricostruzione dovrebbero essere i nocchieri. Clero cattolico in primis.
Tuttavia siamo certi che questa Europa, in cui la Provvidenza ha posto in Roma la sede apostolica, disseminata di santi e reliquie, e dove la Santa Madre continua a fare visita non soccomberà. Non sappiamo come, non sappiamo quando ma Satana e i suoi servi oggi più che mai alacremente all’opera non prevarranno. A patto che anche noi facciamo la nostra parte, ponendoci con filiale sottomissione sotto la potestà di Cristo Re, affinché attraverso il nostro sacrificio, se necessario, possa compiersi il Suo disegno.