C’è ancora posto nella politica per “l’interesse nazionale”?
di Paolo Gulisano
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FA DISCUTERE LA SVOLTA POLITICA NEO-CONSERVATRICE, LIBERISTA E ATLANTISTA IMPRESSA DA GIORGIA MELONI A FRATELLI D’ITALIA
Il 29 e 30 luglio prossimo trentuno associazioni e movimenti, riuniti attorno al “Comitato Fermare la guerra” guidato da Gianni Alemanno e Massimo Arlechino, si ritroveranno ad Orvieto, in Umbria, per una grande convention intitolata “ORVIETO’23 – FORUM DELL’INDIPENDENZA ITALIANA”.
La scelta del luogo non è casuale: Orvieto per venti anni è stato il luogo storico degli incontri della “destra sociale” e dell’opposizione a Gianfranco Fini in Alleanza Nazionale.
Proprio da Alemanno e da quel mondo parte oggi un nuovo impegno politico: quella di differenziarsi dalle posizioni dominanti in tutta la politica ufficiale, dopo la svolta politica neo-conservatrice, liberista e atlantista impressa da Giorgia Meloni a Fratelli d’Italia e, di conseguenza, a tutto il governo di centrodestra.
C’è ancora posto nella politica per quello che un tempo veniva chiamato “interesse nazionale”? Nello scorso decennio il dibattito politico aveva visto come tema di grande interesse quello del Sovranismo, ovvero una politica costruita attorno al concetto di sovranità nazionale.
Il termine fu fatto oggetto di una dura campagna di demonizzazione, attraverso i consueti mezzi della manipolazione linguistica. Sovranista significava, secondo il mainstream, fascista, razzista, xenofobo, sessuofobo e così via. A questo punto né Salvini né la Meloni – che erano considerati i principali esponenti del Sovranismo – hanno più voluto proseguire su questa strada. Ma se la parola “sovranità” vediamo quali sorti avrà il termine “indipendenza”. Anche gli “indipendentisti” verranno demonizzati? E per quali motivi?
L’interessante iniziativa politica di Orvieto nasce da quella sensibilità, più ampiamente diffusa nel Paese di quanto lascino trapelare i Media di regime, nei confronti della guerra in Ucraina. Questa sensibilità ha trovato espressione nel mometo in cui la Meloni scelse di schierarsi contribuendo a far assumere all’Italia quella posizione cobelligerante che è rimasta inalterata, anzi si è rafforzata, nel passaggio dal Governo Draghi al Governo di centrodestra.
Un mese prima delle elezioni politiche nacque quindi il “Comitato fermare la guerra” a cui, oltre ad Alemanno, aderirono molti esponenti della destra diffusa, intellettuali di area e rappresentanti dei “mondi del dissenso” e delle associazioni. Ad Orvieto viene fatto un altro passo in avanti: attorno al Comitato si costituisce il “Forum dell’indipendenza italiana” che raccoglie le sigle provenienti da destra che contestano le posizioni dominanti in tutta la politica italiana, di maggioranza come di opposizione. Non solo lo schieramento sulla guerra, ma anche l’eccessivo allineamento con la Ue e la NATO, l’incapacità di frenare i flussi migratori, i rischi di divisione dell’Italia con l’autonomia differenziata, le scelte economiche.
L’ambizione è quella di raccogliere una speranza di cambiamento che va oltre la destra e coinvolge anche cittadini provenienti dal composito mondo del “dissenso” che fatica a trovare un riferimento politico, dopo numerose delusioni. Elettori che adesso cominciano ad essere irritati e confusi per l’eccessivo continuismo della Meloni rispetto ai suoi predecessori, ma che certo non possono votare né per Elly Schlein né per Giuseppe Conte, che sono su posizioni sicuramente peggiori di quelle dell’attuale Governo.
Per questo il “Forum dell’indipendenza italiana” può essere visto come un laboratorio politico che cerchi di dare una risposta al bisogno di cambiamento che da vent’anni emerge nel nostro Paese ma che oggi non trova sbocchi nella politica ufficiale, di maggioranza e tantomeno di opposizione. Un movimento politico e metapolitico, che sia pungolo di tutta la politica ufficiale e che si faccia interprete nei confronti del Governo Meloni della richiesta di un cambio di linea politica su molte questioni cruciali, proprio per dare seguito a tutte le speranze che la nascita di questo governo avevano suscitato in una larga fetta degli Italiani.
Si parlerà ovviamente dal dramma della guerra in Ucraina, inquadrato nell’ottica più ampia di un dibattito intitolato “Verso un mondo multipolare”, in cui trova spazio la critica ad una globalizzazione senza regole e all’esplosione dell’immigrazione clandestina.
Si parlerà di recupero di ruolo dei corpi intermedi, in nome del principio di sussidiarietà, che possono rappresentare una risposta alla crisi di partiti troppo personalizzati e sradicati dal territorio.
Ci sarà anche spazio per una serie di interventi sulla dittatura tecnosanitaria, sull’intelligenza artificiale, sul transumanesimo, sulla transizione green e sulla commercializzazione del cibo sintetico, con interventi del professor Adolfo Morganti e del professor Alberto Donzelli, nonché dell’ex senatore Simone Pillon, il giornalista e scrittore Francesco Borgonovo.
L’auspicio è che il laboratorio di idee che converrà a Orvieto non sia funzionale a qualche nuova alchimia politica, o meglio partitica, e che costituisca il punto di partenza per un movimento civile di idee al servizio del bene comune.