Con Giacinto Auriti verso un municipalismo amministrativo cristiano
Alvise Parolini
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LA NATURA DELLA DEMOCRAZIA SI REALIZZA APPIENO NON NEL POLITICO, MA NELL’ECONOMICO
La Corte Costituzionale, con sentenza 11 maggio – 15 giugno 2023, n. 119 (in G.U. 1ª s.s. 21/06/2023, n. 25), ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 3, della legge 20 novembre 2017, n.168 (Norme in materia di domini collettivi), nella parte in cui, riferendosi ai beni indicati dall’art. 3, comma 1, non esclude dal regime della inalienabilità le terre di proprietà di privati, sulle quali i residenti del comune o della frazione esercitano usi civici non ancora liquidati”.
In questo modo, in Italia, esperimenti comunitari che potrebbero essere realizzati appoggiandosi sulla legge n. 168/2017, con il duplice placet dell’allora premier tecnico Gentiloni e del presidente della repubblica Mattarella, rischiano di essere oggi combattuti dal governo Meloni, con il beneplacito di uno degli stessi firmatari dell’emendamento di sei anni fa.
Questa legge si rivela alquanto preziosa, poiché di fatto abroga alcuni gravi errori della legge 1766 del 1927 – varata venti giorni dopo il pronunciamento del famoso “Discorso dell’Ascensione” di Mussolini presso la camera dei deputati (“Tutto nello Stato, niente contro lo Stato, nulla al di fuori dello Stato”) -, disponendo quasi il 25% del territorio nazionale sotto la dicitura “usi civici”, destinandolo sia alla collettività comunale o circoscrizionale che anche ad enti associativi.
Secondo l’art.1 della stessa, tali aree a statuto speciale godono “dell’inalienabilità, dell’indivisibilità, dell’inusucapibilità e della perpetua destinazione agro-silvo-pastorale”.
In merito all’usucapione, ovvero la modalità di acquisto di un bene legata al mero perdurare del suo utilizzo, esso è invece normato dagli anfibi emendamenti del codice civile (es. art. 1168 cod. civ.) e del codice di procedura civile (es. art. 705 cod. proc. civ.), vere e proprie furbate giuridicistiche per consentire, in prospettiva, ai richiedenti asilo di intrufolarsi “legalmente” nelle nostre case qualora l’Italia si trovasse a vivere un’instabilità sociale simile a quella attuale in Francia.
Maria Santissima stessa ci aveva avvertito in un’apparizione del 1986 a Renato Baron (1932-2004): “Figli miei, quante belle case avete, quanta ricchezza, quanti spazi, quanti bei vestiti, quante macchine! Cosa ne fate, figli miei, se uccidete i vostri figli? (…) Io vi dico che tra non molto tempo vedrete nella vostra patria, nella vostra Europa, entrare tanti extracomunitari, tanti, prenderanno il posto dei vostri figli che avete ucciso!”.
Ad aggravare la già drammatica situazione, soprattutto per i piccoli produttori indipendenti, è la recentissima irruzione a gamba tesa della Commissione Europea attraverso la prima approvazione del comunicato “Garantire l’uso resiliente e sostenibile delle risorse naturali dell’UE” del 5 luglio 2023, dove le finalità dell’European Green Deal vengono portate avanti per mezzo di un’agenda eugenistica basata sulle c.d. NGT (New Genomic Techniques), con avente la pretesa di spiegare la vera natura del “buon terreno”, condannando all’emarginazione dal piano degli incentivi e dei finanziamenti gli oppositori o comunque i critici al diktat europeista.
Attualmente, solo il progetto Famiglia e Sviluppo sociale “Buoni Auri” promosso dall’Associazione “Sentieri di Grimoaldo”, consentirebbe, quale ente associativo compatibile con la 168, di frenare da un lato la follia delle elité kalergiane e neomalthusiane e dall’altro la pianificazione del paradiso marxista dei transumanisti, rilanciando, come fa puntualmente notare il professor Daniele Trabucco, una società basata non solo sulla cultura e sui valori cristiani, ma anche sugli stessi princìpi che regolano la lex naturalis, ancella della lex divinis.
Il Progetto Auri è ideato in modo tale da consentire una feconda sinergia tra le aderenti neonate associazioni territoriali con l’amministrazione comunale, per condurre progressivamente l’economia locale fuori dalla schiavitù del sistema globalizzato del mercato verso una transizione genuinamente micropianificata e basata sulla proprietà popolare della moneta.
In antitesi sia con le varie ultime teorie del reddito di cittadinanza e del reddito universale, rispettivamente epigone di Keynes e di Marx, l’unico reddito buono e necessario rimane quello locale, dove le esigenze lavorative dei residenti sono conosciute empiricamente, direttamente da ben conosciuti responsabili locali e non statisticamente, da meri funzionari statali.
Gli economisti sostenitori della MMT (Modern Money Theorie), fanno criticamente osservare che la moneta assume potere d’acquisto solamente in forza dell’autorità dello Stato, il quale impone con emendamenti vincolanti la “moneta a corso legale” per pagare i tributi ed accedere ai servizi pubblici, anche qualora, per convenzione, i cittadini accettassero come mezzo di pagamento un simbolo monetario diverso da quello ufficiale, poi dovrebbero necessariamente cambiare quel simbolo con quello legale ogni qual volta essi entrassero in contatto con i poteri pubblici.
Nonostante ciò, è importante puntualizzare che la teoria del valore indotto non deve essere considerata secondo una politica economica repubblicana, quanto piuttosto democratica. Come insegna l’etimo, con “repubblica” s’intende quel particolare atteggiamento dello Stato nel “rendere pubbliche”, manifeste le proprie intenzioni, le procedure legali, le nomine… Insomma: un potere che si propone di “rendere ragione del proprio operato”. Nonostante tale premessa, non è automatico che l’approccio repubblicano, non tirannico ma comunque centrale e universale, realizzi i bisogni della democrazia, basata su esigenze locali e particolari.
Per ovviare all’abuso repubblicano che, a partire dal contratto sociale di Rousseau è giunto allo Stato etico di Hegel ed alle successive derive kelseniane e post-kelseniane, bisognerebbe rivalutare la proposta economica “democratica” del professor Giacinto Auriti all’interno di una concezione politica imperiale di stampo biblico e di profondo perfezionamento del meglio dello spirito dell’Ancien Régime.
Solo realizzando appieno le aspirazioni teocentriche sia del Sacro Romano Impero che della Chiesa Cattolica Romana, operando dunque un guelfo atto di “riconoscimento dell’autorità” al Clero Ortodosso, si potranno rispettivamente evitare sia le derive capital-comunistiche – tese a trasformare il cittadino in ingranaggio – che quelle schiettamente antisistema abbracciate a partire dal socialismo utopico di Saint-Simon (1760-1825) e dall’anarchismo federale di Proudhon (1809-1865), oggi fuse nel pur interessante fenomeno degli ecovillaggi.
Fenomeno che potrebbe essere socialmente “salvato” solo se posto come esperimento ascetico religioso particolare (anche se non necessariamente monastico), su base volontaria ed aderente ad un’economia provvidenziale, basata sul dono e su un sistema finanziario non monetario (capace di prendere le mosse dalla “Banca della Preghiera”, fondata da Don Alfonso Scremin di Radio Oreb).
Se alla Chiesa di Cristo, in qualità di Società Teocratica, venisse affidato quel potere legislativo attualmente posseduto dallo Stato, l’esecutivo potrebbe essere lasciato ad una Confederazione di Municipalità della Società Famigliare ed il giudiziario alla Società Civile, garante della protezione potente e capillare delle altre due istituzioni.
La vera democrazia si realizza a partire dai bisogni locali concreti: la sua natura si realizza appieno non nel politico, ma nell’economico.
Capito niente o quasi.