La prospettiva teologica ed esistenziale del Vangelo secondo San Luca

La prospettiva teologica ed esistenziale del Vangelo secondo San Luca

di Giuseppe Lubrino

INTRODUZIONE AL VANGELO SECONDO LUCA “LA SPERANZA E L’ATTESA” – LC 13,6-9

Fiumi di inchiostro non bastano per rendere giustizia ad un solo rigo del Vangelo o della Sacra Scrittura in generale e, in modo del tutto speciale, ciò vale per il Vangelo secondo Luca. La Parola di Dio penetra nel profondo del cuore dell’uomo di ogni tempo (Cf. Eb 4,12). Essa è capace di parlare ed interpellare l’essere umano nelle più diverse e complesse circostanze della vita.

Pertanto, ogni passo biblico può avere molteplici interpretazioni da cui possono scaturire diverse chiavi di lettura. Il presente articolo non ha alcuna pretesa di esaustività e non si propone di essere un’esegesi nel senso tecnico del termine. Si intende, invece, proporre con la presente trattazione una riflessione di carattere esistenziale. Ciò a partire da alcune acquisizioni di carattere tecnico sul Vangelo secondo Luca condivise dalla maggior parte degli esegeti e dal Magistero Cattolico.

Seguirà una breve presentazione del terzo Vangelo e poi si tenterà di cogliere alcune tra le molteplici ricchezze spirituali e culturali contenute nella celebre parabola in Lc 13,6-9: “Il fico sterile”. Ai fini di fornire un approccio esistenziale alla Sacra Scrittura a tutti i lettori che desiderano approfondire la conoscenza del Testo Sacro e attingere il valore pedagogico-educativo della Parola di Dio. In tale occasione, essi possono trarne un insegnamento che funga loro da supporto nel concreto della vita quotidiana.

Introduzione

Si apprende dalla Tradizione che – probabilmente – l’autore del terzo Vangelo è stato amico e collaboratore di san Paolo apostolo ed ha esercitato la professione del medico (Cf. Col 4,14, 1Tm 4,9-11). Inoltre, la sua opera si divide in due volumi: l’omonimo vangelo e il libro degli Atti degli Apostoli. I suoi scritti, peraltro, si distinguono notevolmente da tutti gli altri libri del NT sia per lo stile che per alcuni racconti che ci presentano in maniera inedita alcuni tratti della vita del Signore. San Luca evangelista compone la sua opera al incirca tra il 75-85 d. C., rivolta ad una comunità extra-palestinese convertitasi dal paganesimo e al cui interno occupava un posto di rilievo un certo Teofilo a cui Luca si rivolge.

Lo scopo dell’agiografo sacro è quello di far acquisire una maggiore consapevolezza alla sua comunità degli insegnamenti che gli sono stati impartiti e di fortificarla nella fede per una più matura testimonianza di fede in Cristo nella verità e nell’amore dello Spirito Santo (Cfr. Lc 1,1-4). (Gianfranco Ravasi, Biografia di Gesù, secondo i Vangeli, Raffaello Cortina Editore, pp. 98-123). Egli pone al centro della sua narrazione la dinamica del “viaggio” e ci presenta un ritratto di Gesù dal volto mite e dal tono autorevole e didascalico. Il centro e la meta dell’itinerario di Gesù è Gerusalemme che diventa un vero e proprio tema e “luogo teologico” entro cui si realizza l’epifania di Dio per l’umanità.

Il Dio di Abramo Isacco e Giacobbe in Cristo realizza definitivamente la sua promessa e, propone ad ogni essere umano, il perdono e la riconciliazione. Cosicché, la salvezza è estesa a tutte le genti. Gerusalemme diventa il traguardo cui ogni discepolo, con accanto il Cristo-Maestro, deve tendere ma diventa anche un nuovo punto di partenza, un nuovo inizio: la testimonianza e la missione che dalla città santa si estenderà a tutti i confini della terra. Gesù è il compimento della Torah, dei profeti e degli scritti sapienziali ed è Lui che dischiude il senso ultimo di Dio a l’uomo e per l’uomo (cf. Lc 24).

La prospettiva teologica di san Luca mira a porre in evidenza che nella Persona di Gesù è possibile scorgere il volto Misericordioso del Padre e fare esperienza della sua infinita tenerezza e premura . Dio in Cristo compie il suo piano di liberazione e di salvezza per l’umanità (cf. Gal 4,4) e, invita tutti gli uomini a rendersi partecipi, tramite un itinerario di conversione, a questo progetto divino.

Struttura del testo

– Vangelo dell’infanzia (cc. 1-2);
– Ministero pubblico di Gesù in Galilea (cc. 3,1-9,50);
– Viaggio e ministero a Gerusalemme (cc. 9,51-19,28; 19,29-21,38);
– Morte e Resurrezione (cc. 22,1-24,53).

La versione evangelica lucana è caratterizzata da un’ansia storica, l’autore, infatti, sottolinea fortemente il dato storico della vicenda terrena di Gesù e fonda le sue argomentazioni sull’autorità degli Apostoli che sono definiti “testimoni oculari” degli eventi della vita del Nazareno. Oltre ciò, con tutta probabilità la comunità a cui egli si rivolge vive un periodo di forte incertezza della fede causato dal mancato ritardo del compiersi della parusia. Da ciò, appunto, si deduce l’attenzione escatologica posta da san Luca sia nel vangelo (cc. 17-21) che nell’introduzione del libro degli Atti (Cf. c.1). Egli, pertanto, con la sua opera inaugura il tempo della Chiesa.

Tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto ha la sua continuazione storica nella vita e nella missione della Chiesa, che assistita dallo Spirito Santo, continua fino al compimento definitivo della storia l’opera della salvezza iniziata dal Signore nel mistero pasquale. Inoltre, chiunque incontra Gesù fa esperienza dell’amore di Dio che in Lui, Figlio suo amatissimo, offre il suo perdono e la sua riconciliazione a tutte le genti. Luca dà molto spazio e dedica particolare attenzione al tema della preghiera: i momenti salienti della vita di Gesù sono scanditi dalla preghiera ed egli esorta la sua comunità a coltivare la preghiera nel tempo dell’attesa. Infine, il tratto distintivo dell’opera lucana è la Misericordia di Dio che viene delineata magistralmente in alcuni episodi inediti della redazione lucana:
– Buon Samaritano (cf. Lc 10,25-37);
– Padre Misericordioso (cf. Lc 15,11-32);
– Buon ladrone (Cf. Lc 23,39-43).

Detto questo, prima di procedere con il brano in oggetto pare opportuno riportare una definizione di che cosa si intende per “parabola” è una tecnica di insegnamento/comunicazione utilizzata abbondantemente da Gesù:

Un paragone tratto dalla natura (per es., il grano di senape in Mc 4,30-32) o dalla vita umana (per es., il banchetto nuziale in Mt 22,1-14) e narrato come una storia per rivestire e richiamare un insegnamento morale o religioso. Mentre si trovano già nell’AT (2 Sam 12,1-14; e forse Is 5,1-7), le parabole caratterizzano in un modo speciale la predicazione e l’insegnamento di Gesù. I Vangeli sinottici riportano molte parabole usate da Gesù per esortare i suoi uditori a riconoscere il dominio finale di Dio e a prendere le debite decisioni.

(Fonte: Dizionario sintetico di Teologia (G.O Collins, E.G. Farrugia) (Sito web: https://www.scrutatio.it/DizionarioTeologico/articolo/1478/parabola).

“Il fico sterile – Lc 13,6-9”

[Gesù] disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».

Riflessione

La parabola del fico sterile è preceduta da un accorato appello che Gesù propone ai suoi interlocutori circa la conversione (cf. Lc 13,1-5). Nel fare ciò, peraltro, Gesù corregge una certa idea e immagine distorta di Dio che da sempre si pone come un’insidia nel cuore di ogni essere umano. Tale insidia risiede nell’associare la sofferenza e il dolore al castigo da parte della divinità. Riguardo la prosperità, talvolta, apparente si tende, invece, ad associare a ciò una benedizione da parte della divinità. Gesù in tale contesto sovverte il pensiero vigente al suo tempo e lo chiarifica: Dio è vicino a tutti coloro che soffrono e che sono nel dolore o che cadono vittime di incidenti sovente dovuti all’irresponsabilità e all’indifferenza che alcuni uomini hanno verso i propri simili. Il Dio di Gesù Cristo è Padre dell’umanità e nel suo Figlio si rivolge e interpella ogni essere umano uomo-donna, perché si converta e cambi prospettiva di vita.

Il racconto di san Luca vuole, infatti, porsi nei confronti dei suoi destinatari come una vera e propria esortazione alla conversione. Tale processo di conversione mira a fornire ai credenti gli strumenti adeguati per conseguire un discernimento tale da imparare a distinguere il bene dal male. In questo modo, si può acquisire la capacità di fuggire il male e compiere il bene. Alla luce di ciò, appare chiaro l’intento della parabola del fico sterile: ogni persona umana, in virtù dell’incarnazione di Gesù Cristo e del suo mistero pasquale (morte e Resurrezione), ha ancora tempo per lasciarsi coltivare da Dio e portare frutto nella propria esistenza.

Tale pericope, è stata spesso accostata a Israele che, in quanto popolo di Dio è chiamato a riconoscere in Gesù di Nazareth il suo Figlio e il salvatore e liberatore promesso dalle Scritture. Tuttavia, la prospettiva lucana parte da Israele ma si estende a tutte le genti. Pertanto, tale “tempo di grazia” è valido per l’umanità intera. Dio ha premura e si prende cura dell’essere umano e, in modo particolare, se questi vive una situazione di dolore e sofferenza. Dio attende e spera che ognuno si lascia ammaestrare dalla sua Parola così da portare frutti. Allo stesso modo anche i credenti possono apprendere dalla parabola del fico sterile l’arte della pazienza e della perseveranza.

Come Dio dona a tutti gli esseri umani un’altra possibilità così sono invitati a fare i credenti verso gli altri. In quanti possono identificarsi in queste pagine? Quante relazioni umane segnate dalla fragilità sembrano destinate a terminare? A causa dei troppi torti ricevuti, dalle speranze disattese? Quante volte capita di sentirsi abbandonati da Dio o addirittura puniti? Ecco, Gesù invita alla fede in lui e ad imitare il suo atteggiamento (cf. Fil 2,6ss). Parimenti, in quanti si chiedono quale atteggiamento adottare in diverse e spinose circostanze che la vita riserva?

Il Vangelo in questo senso si pone quale strumento adeguato e efficace per adempiere tale scopo. Infine, è interessante riportare delle considerazioni di Papa Francesco su questo splendido insegnamento del vangelo, egli ha fatto del tema della Misericordia un vero e proprio punto cardine del suo illuminante pontificato:

Il padrone raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida. Gesù intercede presso il Padre in favore dell’umanità – e lo fa sempre – e lo prega di attendere e di concederle ancora del tempo, perché in essa possano germogliare i frutti dell’amore e della giustizia. Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, incapace di fare il bene […]. A questo atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale, si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: fa aspettare il padrone, ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice. (Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro, III Domenica di Quaresima, 24 marzo 2019).

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