La fede popolare è in veloce decomposizione
A cura di Pietro Licciardi
–
IL MENSILE IL TIMONE PUBBLICA UN IMPIETOSO SONDAGGIO SULLO STATO DELLA CHIESA IN QUELLA CHE FU L’ITALIA CATTOLICA
Il mensile Il Timone nel numero di Luglio ha pubblicato un sondaggio realizzato da una delle più affidabili agenzie italiane: Euromedia Research, dalla quale emerge inequivocabilmente lo stato di avanzato sfacelo della fede cattolica in Italia.
Il campione di 1000 italiani maggiorenni, scelti in base all’età, al sesso e alla regione di residenza, ha fornito un quadro impietoso e desolante. Il 63% si definisce credente, mentre il 37% no, ma in questa percentuale sono compresi anche i credenti non cattolici. Ad andare a messa almeno una volta al mese è il 13,1%, tutte le settimane è il 23,7%, tutte le domeniche appena il 13,8%. Considerando “praticanti” coloro che vanno a messa almeno una volta al mese scopriamo che questi sono per lo più persone dai 45 anni in su, residenti al Sud e nelle isole, mentre nel “ricco” nord-est la loro quota è esigua.
Riguardo la politica chi si dichiara cattolico e va a messa ogni tanto guarda al centrodestra, mentre sconcerta che chi va a messa tutte le domeniche vota preferibilmente centrosinistra, ovvero i partiti che più di altri si danno da fare per sovvertire ciò che la Chiesa insegna da sempre. Qui non possiamo fare a meno di costatare che evidentemente vi è un gran numero di preti nelle parrocchie che predicano al di fuori e contro la dottrina sociale cattolica e perfino contro il catechismo.
O forse hanno semplicemente smesso di insegnare la buona e sana dottrina, soprattutto se consideriamo che il 33,4% dei loro parrocchiani si confessa solo una volta l’anno, e appena il 18% sa che la confessione serve a rimettere i peccati e non è una “chiacchierata spirituale”. Confortante tuttavia che a confessarsi sono soprattutto i giovani dal 18 ai 24 anni, i quali forse non hanno ancora del tutto dimenticato il catechismo. Del resto meno del 65% sa definire correttamente cos’è il peccato (per il 20% è un torto fatto agli altri).
Ancora peggio per ciò che riguarda l’Eucarestia. Solo il 32% sa che è il corpo e il sangue di Cristo mentre per il 50% è solo un simbolo e per il 14,3% addirittura una “particola che ricorda, il pane dell’ultima cena. Insomma, 7 praticanti su 10 vanno a messa senza sapere cos’è l’Eucarestia. Niente di strano se il 10% considera Gesù un “uomo ispirato dal Signore” o addirittura un mito, anziché il Figlio di Dio e Dio Lui stesso. Ma non è finita qui: solo il 33% sa dare una corretta definizione di resurrezione e il 52,9% non sa cosa è la transustanziazione.
Ancora una volta ci chiediamo preoccupati di cosa cavolo parlano certi preti nelle loro omelie e negli innumerevoli incontri sulla “parola” che si organizzano nelle parrocchie.
Dai dati emerge insomma ciò che il cardinale Giacomo Biffi aveva denunciato già tempo fa: una fede popolare cattolica in fase di veloce decomposizione. E infatti ormai i credenti – ma osiamo aggiungere: non pochi preti – la pensano su quasi tutto come il mondo: per il 43% l’aborto è un diritto, per il 71% la contraccezione non è un peccato, per il 45,3% la fecondazione assistita andrebbe sempre consentita e il 41,6% approva le famiglie e i matrimoni di omossessuali e lesbiche.
Dopo tutto questo ci sarebbe da piangere, anche se il Timone qualche motivo di speranza cerca di darlo: quasi un praticante su 4 (24,1%) prega ogni giorno e solo il 4,1% non prega mai mentre il 6,5% lo fa solo in chiesa. Inoltre il 20% ha smesso di andare a messa perché deluso da qualche sacerdote o perché si è sentito discriminato in quanto cristiano: il 20,7% nel 2023, il 29% tra i 25 e i 44 anni. Si tratta dunque di persone che potrebbero essere “recuperate” se solo si potesse dare loro qualche buona ragione.
Purtroppo è difficile reprimere la polemica di fronte a questo vero e proprio clamoroso fallimento di una certa pastorale così di moda dopo il Concilio, abusivamente interpretato come una rottura col passato. Tuttavia sconcerta ancora di più il fatto che tutto questo non metta minimamente in discussione l’operato di una certa chiesa, che al contrario, sembra voler proseguire sulla sua strada riformista, rivoluzionaria e dissolutrice.
Insomma pare che in una buona parte del clero si sia ben radicata una concezione ideologica del Vangelo, che, come ogni ideologia, non prende minimamente in considerazione i fatti e anzi, quando i fatti contraddicono o smentiscono il costrutto ideologico, tanto peggio per loro.
QUANDO ESPRIMO LE MIE PERPLESSITA’ SUGLI EFFETTI NEFASTI CHE, A CASCATA, SI SONO MANIFESTATI DOPO IL CONCILIO, I PRETI “AMICI” TRASECOLANO.
Tranquilli, ne abbiamo passate di molto peggio,nella storia della Chiesa……e siamo ancora qui.
Lo Spirito Santo, …ha 2 Ali così!