Appello al Principe Aimone di Savoia-Aosta
di Alvise Parolini
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LA POSSIBILITÀ DI UN’ALLEANZA ECONOMICA CATTOLICA NEOGUELFA PER PATROCINARE UN NUOVO TRIDENTINO
Non ci si pensa spesso, ma effettivamente il Nord Italia, sia culturalmente che psicologicamente, tende ancora a percepirsi come industrialmente ed energeticamente autonomo rispetto al Centro-Sud. Prova ne è il fatto che il 1 ottobre 2022 lo stesso Umberto Bossi abbia promosso il “Comitato Nord” per rilanciare lo spirito originario della Lega, quello di marzo 1984 basato sulle concezioni politiche federaliste e post-giobertiane del professore dell’Università Cattolica di Milano Gianfranco Miglio (1918-2001), esortando tutti gli iscritti al partito di Matteo Salvini all’adesione.
Sebbene l’idea possa egoisticamente accarezzare il libero imprenditore o l’operaio norditaliano, considerando il fatto che il settentrione, dal Friuli-Venezia Giulia alla Liguria (permettendoci il lusso di non considerare la rossa Emilia-Romagna) può vantare quasi la metà dell’elettorato italiano, essa invero si presta a diverse gravi critiche: innanzitutto ciò che ha deluso moltissimi elettori del partito in tutti questi anni, oltre agli scandali ed alla corruzione, è stata la mancanza di fedeltà negli impegni presi sia per quanto riguarda il concreto sostegno alle partite IVA, che per le riforme pro vita a difesa dei valori non negoziabili, per non parlare della progressiva distruzione della percezione della coesione nazionale per tutto il periodo precedente ai governi tecnici, iniziato col mandato di Monti del 2011.
Potremmo considerare il 2008 come l’anno di inizio di tale crisi identitaria, quando Umberto Bossi venne promosso a ministro delle riforme per il federalismo, facendosi portavoce di una linea politica che aveva ormai annacquato l’interessante proposta confederale di Miglio, da tanti anni disposta anche ad appoggiarsi sui liberali.
All’epoca, Bossi, d’accordo con Berlusconi, propose infatti un federalismo sì diffidente con l’opposizione, allora interessata a promuovere un maggior respiro europeista, ma purtroppo velleitario perché non ancorato alla confessionalità, pegno di una sana integrazione cosmopolitica ed al contempo antiglobalista, qual è l’indole del cattolicesimo.
Con Salvini la Lega ha tentato di rimediare a questo atteggiamento più o meno esplicitamente semiseparatista, rilanciando il partito attraverso un atteggiamento purtroppo populista ed incapace di prendere le distanze dai diktat sempre più vincolanti della UE, al punto tale da recentemente concedere carta bianca al ministro Giancarlo Giorgetti nell’insistere sulla necessità di appoggiarsi con fiducia al tanto chiacchierato MES (Meccanismo di Stabilità Europea), che altro non è che una pugnalata al cuore dell’autonomismo e di ogni impegno di rivalorizzazione della sussidiarietà locale.
Ecco perché sia la Lega di ieri, antimeridionalista, che quella di oggi, populista, non riesce convincentemente a proporsi come una forza dotata di uno spessore morale sufficiente per operare un decisa conversione interna.
Sarebbe invece auspicabile che una forza sia identitaria che schiettamente ancorata alla tradizione religiosa italiana del cattolicesimo potesse proporre una figura super partes rispetto alle dispute partitiche per presentare una soluzione alla Questione Italiana insistendo sulla concretezza della politica economica piuttosto che su carezzevoli programmi elettorali, imponendosi deontologicamente che sia la degna gerarchia ecclesiastica ad emanare un documento ufficiale per emettere un giudizio ufficiale in merito agli abusi di potere nel Bel Paese degli ultimi 162 anni.
Sarebbe opportuno puntare su un sistema d’impresa il cui core business si proponga di attuare e difendere i principi della Dottrina Sociale della Chiesa preconciliare e, sotto setaccio, quelli della Chiesa postconciliare.
Sua Altezza Reale il Principe Aimone di Savoia-Aosta, nell’incontro del 1 luglio scorso a Stresa, presso la Sede del Centro Internazionale di Studi Rosminiani, ha dichiarato che la storia di Casa Savoia-Aosta “è molto legata alle Alpi”, ripercorrendo molti episodi salienti della propria famiglia accaduti in questi luoghi.
Tuttavia, affinché anche la Questione Meridionale, ancor oggi irrisolta, possa trovare una pacifica risoluzione, si rivela necessario proporre un coordinamento economico triunivoco Nord-Centro-Sud, in modo tale da creare un’interdipendenza tra le economie alpine e padane, quelle appenniniche e quelle litorali ed insulari, per rafforzare la compattezza della sovranità nazionale attraverso il principio di sussidiarietà e non il languido centralismo – debolissimamente e solo retoricamente euroscettico – attualmente abbracciato dalla Lega.
Poiché l’articolo 139 della Costituzione impedisce il passaggio dal sistema di governo repubblicano a quello monarchico, in un contesto come quello odierno di proceduralismo politico-costituzionale – come spesso coraggiosamente denuncia il costituzionalista Daniele Trabucco -, sarebbe opportuno suscitare un referendum popolare per una radicale riscrittura del testo costituzionale per mettere fine agli abusi giurisprudenziali anfibologici degli ultimi anni, oltre che ridiscutere il rapporto tra Stato e Chiesa.
Per raggiungere questo proposito, un’alleanza economica cattolica alpino-appenninico-mediterranea con a capo il Principe Aimone potrebbe efficacemente patrocinare l’organizzazione di un tavolo conciliare imperfetto, un Nuovo Tridentino, affinché tutti i vescovi possano dirimere sia quei problemi interni all’istituzione ecclesiale nati a partire dalla morte del Venerabile Papa Pio XII che all’irrisolta “Questione Italiana”, che aveva creato tanto dolore soprattutto a partire dal pontificato del Beato Pio IX.
Resta solo da attendere un interessamento di Sua Altezza Reale, affinché possa mettere a disposizioni le Proprie competenze in ambito economico per la creazione di un modello di business per il lancio di una rete microconsorziale italiana capace anche di aprirsi a collaborazioni con altre realtà.
Questa particolare iniziativa cooperativa potrebbe da una parte proporsi come un banco di prova per una pianificazione produttivo-alimentare ed artigianale-industriale non centralizzata ma locale, dall’altra come un esperimento monetario capace di restituire la proprietà dello strumento monetario al portatore, al popolo.
Come ben spiegano Paolo Tanga e Nicola Arena – rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Associazione Sentieri di Grimoaldo ed ideatori del Progetto Auri –, il compianto giurista Giacinto Auriti (1923-2006) aveva trovato una soluzione alla schiavitù della moneta a debito che ancora oggi tiene gli italiani incatenati a Bruxelles: la teoria del valore indotto della moneta.
Lungi dall’essere una pia ma irrealizzabile proposta, essa è l’unica in circolazione che possa rivitalizzare una politica economica che consenta il ripristino dello spirito originario del cooperativismo bianco per difendere la Famiglia dallo spettro del credito sociale e del cybercontrollo.
Condivido parola per parola……….speriamo in radicale cambiamento dell’assetto statale
Davvero una cosa auspicabile e degna di essere presa in considerazione.