Il caso della “madre intenzionale”
di Daniele Trabucco* e Filippo Borelli**
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IL DIRITTO POSITIVO E LA TRASFORMAZIONE DELLA “IRREALTÀ” IN UNA “FINZIONE DI REALTÀ”
Definire «madre intenzionale» una donna che convive con un’altra donna, la quale, avendo fatto ricorso alla fecondazione artificiale, è diventata madre biologica, è un controsenso.
Tutti, infatti, possono intenzionalmente desiderare di essere quello che non sono. Ciò, però, non li rende quelli che essi desiderano essere. Un uomo può intenzionalmente considerarsi donna o cavallo. Egli, però, non diventerà mai quello che intenzionalmente vorrebbe essere ma non è. Invocare, poi, il riconoscimento giuridico del proprio desiderio e del proprio sogno, di qualsiasi desiderio e di qualsiasi sogno, è due volte assurdo.
Esso rivendica, infatti, il potere di trasformare per mezzo della legge (umano-positiva) o con la giurisprudenza (era questa la vecchia pretesa del Portalis (1746-1807)) la irrealtà in realtà, il nichilismo in metafisica, il diritto, inteso classicamente (cioè come determinazione di ciò che è giusto), in imposizione arbitraria di regole convenzionalmente stabilite e, soprattutto, significa attribuire al legislatore la facoltà di dar vita a istituti «innaturali».
Il dibattito di questi giorni se sia o meno costituzionale riconoscere i figli di due mamme, dimostra ancora più come la norma positiva sia essa di legge ordinaria o contenuta nella Costituzione sia estremamente fallace, transitoria, e sostanzialmente traducentesi in una mera convenzione e come tale modificabile ad arbitrio.
Si affermano o meglio si pretendono nuovi diritti, che tali non sono, in nome di una sbandierata libertà, ma nessuno si preoccupa di chiedersi quali siano i diritti dei bambini. Noi lo affermiamo senza timore: ogni bambino ha il diritto di avere un padre ed una madre.
*Costituzionalista
**Avvocato