Il fiasco tedesco ovvero il suicidio di una chiesa nazionale
di Diego Torre
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LA PASTORALE TEUTONICA FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI
“Deterior surdus eo nullus qui renuit audire” , ovvero “non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare”, dicevano saggiamente i padri latini. Trattandosi di un proverbio “mediterraneo” i vescovi tedeschi hanno tutto il diritto di ignorarlo.
Eppure le cifre, fornite il 28 giugno dalla loro conferenza episcopale, la DBK, sono impietose. I cattolici in quel paese sono ancora un quarto della popolazione, ma ogni anno l’emorragia di fedeli, esattamente riscontrabile con il pagamento della tassa ecclesiale, trattenuta in busta paga, è pauroso.
Secondo i dati forniti dalla stessa conferenza, nel 2022, “appena” 522.821 cattolici hanno abbandonato la chiesa. Nel 2021 erano stati “soltanto” 359.338. Circa 900.000 negli ultimi 2 anni. Nell’ultimo anno il numero di sacerdoti è diminuito di 300 unità, quello dei diaconi permanenti di 69. Un bel successo per la pastorale teutonica!
Il vescovo del Limburgo, mons. Georg Bätzing, presidente della DBK, che guida da 3 anni la chiesa tedesca, ha definito (bontà sua!) “allarmante” tutto ciò. Ma si è chiesto in cosa stia sbagliando la chiesa a lui affidata? Macchè!
“Non si vogliono chiudere gli occhi davanti a questi sviluppi” bensì “dobbiamo continuare ad agire con coerenza e le persone devono sapere che siamo al loro fianco e che ci siamo per loro”. La coerenza consiste nel continuare a promuovere benedizioni di coppie omosessuali, diaconesse, comunioni eucaristiche anche a non cattolici, e a ridurre la chiesa ad un assemblea condominiale?
Questa è la strada intrapresa, che ha trovato conferme nell’ultimo sinodo nazionale, nonostante i ripetuti richiami della Santa Sede. Al sinodo universale di ottobre la riproporranno per tutta la Chiesa? L’arido ma incontestabile linguaggio dei numeri non genera alcun dubbio nella mente di lor monsignori?
Dovremo proporre loro un altro detto latino: “Quos vult Iupiter perdere, dementat prius” ovvero “a quelli che vuol e rovinare, Giove toglie prima la ragione”. Meglio ancora il profeta Isaia: “Ascoltate pure, ma senza comprendere,osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi, né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito” (6,9). “Poiché il Signore ha versato su di voi uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, ha velato i vostri capi” (29,10). Forse tutto questo avviene perché “I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi” (56,10).
Forse perché si appisolano nel politicamente corretto? Godono del plauso del mondo e ripetono gli slogan del mainstream? Ignorano il desiderio di sacro insito negli uomini e pensano così di rendersi graditi a coloro che pagano la Kirchensteuer, con introiti nelle casse della DBK di 6 miliardi di euro l’anno? Parlano ancora di vita ultraterrena o si occupano solo di fare stare bene la gente quaggiù, soddisfatta nei suoi bisogni e nei suoi capricci?
Eppure l’esperienza brasiliana, iniziata nel secolo scorso, dovrebbe insegnare molto. Scivolato un bel pezzo di quella chiesa nella teologia della liberazione, la fuga dei fedeli verso i movimenti pentecostali è stata irrefrenabile. Cosa trovavano e trovano i brasiliani in queste comunità se non un afflato spirituale che nelle parrocchie cattoliche non trovano più?
Se fossi un vescovo tedesco mi porrei con grande sofferenza simili domande. Da povero laico prego con ardore il Signore affinché fermi l’ennesimo scisma in terra di Germania e, ancor più, affinché in questo disastro non vengano trascinati altri robusti pezzi della Chiesa Cattolica.