Facebook mette il bavaglio anche ad Aiuto alla Chiesa che Soffre

Facebook mette il bavaglio anche ad Aiuto alla Chiesa che Soffre

a cura di ACS ITALIA*

FACEBOOK AVALLA LE SEGNALAZIONI GIUNTE DA QUALCHE UTENTE SENZA CURARSI DEL MERITORIO LAVORO SVOLTO DALLA FONDAZIONE PONTIFICIA

«La tua Pagina non può essere consigliata. I contenuti della tua Pagina stanno impedendo che venga suggerita alle persone». Questo messaggio appare attualmente a noi che gestiamo la Pagina Facebook di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia.

Cos’è successo?

Facciamo una premessa. La nostra Pagina Facebook è seguita da circa 283.000 persone. Se hanno deciso liberamente di seguirci, evidentemente è perché hanno preso a cuore la missione della fondazione pontificia, cioè lenire le sofferenze dei cristiani perseguitati. Alcuni nostri post hanno raggiunto numeri straordinari – anche 300.000 visualizzazioni -, senza alcuna sponsorizzazione a pagamento per sostenerne i risultati, solo grazie alla vitalità della nostra comunità.

Questo, fino a quando alcuni visitatori della Pagina hanno deciso di segnalare otto nostri post per i contenuti ritenuti “forti o violenti”. Uno di essi conteneva la foto dei ventuno cristiani copti ortodossi uccisi nel 2015 dai jihadisti dell’ISIS sulla spiaggia di Sirte, in Libia, gli stessi che Papa Francesco ha deciso di inserire nel Martirologio Romano della Chiesa cattolica.

Comprendiamo che per molti Facebook sia uno strumento per lo più di svago. Di certo, alcuni potrebbero ritenere alcune delle immagini che ritraggono la persecuzione di tanti fratelli e sorelle come altrettanti contenuti “forti e sensibili”, facendo passare in secondo piano l’importanza di dare voce a coloro che vengono perseguitati per la fede in Gesù.

Di fatto qualcuno ha pensato: «Come si permettono costoro di turbare il mio momento di relax? Li segnalo subito!» e per questo Facebook ci ha messo i bastoni fra le ruote. In che modo? Cancellando immagini e video in modo arbitrario, occultando le sofferenze (reali, non virtuali) di intere comunità cristiane e bloccando la diffusione di contenuti a scopo informativo usati da ACS per denunciare e rendere nota la condizione di milioni di cristiani che, oltre a essere perseguitati, hanno per giunta il “cattivo gusto” di trovare chi li difende, anche attraverso i social! Ciò che è più grave, quindi, è che Facebook avalli le segnalazioni giunte da qualche utente, senza curarsi del merito del nostro lavoro di sensibilizzazione.

Come possiamo risolvere? Stiamo cercando di contattare l’assistenza della piattaforma con poco successo, per cui l’unica soluzione attualmente possibile è quella di chiederLe di sostenere la nostra Pagina Facebook. Può farlo con un “Mi piace” alla Pagina stessa, ai singoli post, condividendo i nostri contenuti, invitando amici a seguirci.

Ci sono cristiani che oggi si affidano alla forza informatrice di ACS perché hanno bisogno di aiuto, e per questo abbiamo adottato un ulteriore progetto che tuttavia non possiamo pubblicare sulla nostra pagina Facebook perché verrebbe oscurato. Per quale motivo? Perché contiene una sgradevole “parola chiave”. L’iniziativa riguarda infatti il Burkina Faso, Diocesi di Fada N’Gourma, e ha lo scopo di fornire cibo agli sfollati interni e istruzione ai ragazzi di queste famiglie vittime del terrorismo. Quest’ultima parola – terrorismo – non è ben accetta dal popolare social, per cui una richiesta di aiuto di questo tipo sarebbe pacificamente censurata.

Mentre Facebook è diligentemente impegnato nel legare il bavaglio ad ACS Italia, la nostra comunità ha, ancora una volta, l’opportunità di donare speranza ai fratelli perseguitati, senza turbare il relax di tanti apprendisti censori.

 

* Fondazione Pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, sezione italiana

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Avanti tutta sempre! Ho commentato che ,se questa è la direttiva,io lascio face book.