Per un’ontologia dinamica a servizio del realismo metafisico
di Alvise Parolini
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ITE AD THOMAM!
Il Tomismo è il sistema metafisico ufficiale della Chiesa Cattolica. San Tommaso stesso, commentando i Padri, vedeva la fede cattolica romana come la forma spirituale dell’Impero Romano che trattiene l’Anticristo:
E quindi va detto che l’uscita dall’Impero Romano deve essere intesa, non solo dal temporale, ma dallo spirituale, cioè dalla fede cattolica della Chiesa romana. Ora questo è un segno appropriato, che proprio come Cristo venne quando l’Impero Romano regnava su tutto, così, al contrario, il segno dell’Anticristo è l’allontanamento da esso.
(San Tommaso d’Aquino, Super II Epistolam B. Pauli ad Thessalonicenses lectura, cap. 2, l. 1)
Si potrebbe infatti audacemente affermare che esso possa identificarsi come il primo katéchon – l’impersonale tò katéchon: “ciò che trattiene [l’iniquo]” – di cui scrive San Paolo Apostolo nella Seconda Tessalonicesi (2Tess 2,6), mentre invece una persona in particolare – ho katéchon: colui che trattiene [il mistero dell’iniquità] –, una Persona capace di trattenere l’apostasia già dai tempi apostolici fino al momento in cui tale Trattenitore sarà “tolto di mezzo” (ek mésou génētai; 2Tess 2,7). E chi è questa Persona se non Gesù Cristo stesso, continuamente presente sulla terra attraverso il Suo Corpo Mistico ed il Santissimo Sacramento dell’Altare?
E se il Mistero di Gesù Eucarestia riesce per duemila anni a trattenere il mistero dell’iniquità, ciò è possibile grazie allo strumento apologetico del Tomismo, il fondamento dello spirito della Tradizione e del Santo Magistero. Ma tolto il Primo, la santa dottrina non trattiene più necessariamente (mónon) la manifestazione dell’iniquo, fino a quando il Signore Gesù lo distruggerà con lo Spirito del Suo Stesso Verbo (tōi Pneúmati toû Stómatos) – ovvero lo Spirito Santo – nel Giudizio delle Nazioni e lo annienterà (katargḗsei) con la Manifestazione della Sua Stessa Presenza (tēi Epiphaneíāi tēs Parousías autoû; 2Tess 3,8), nel Giudizio Universale:
Quanto al primo, dice, singolarmente, sarà rivelato l’empio, perché sarà manifesta la sua colpa, colui che il Signore Gesù ucciderà con il Soffio della sua Bocca. Isaia 11: “Lo farà lo zelo del Signore degli eserciti”, cioè lo zelo della giustizia, che è amore. Perché lo Spirito di Cristo è l’Amore di Cristo, e questo zelo è lo Spirito Santo che Egli ha per la Chiesa. O dallo Spirito della sua bocca, cioè dal suo comando; perché Michele lo ucciderà sul Monte degli Ulivi, donde Cristo è asceso; così anche Giuliano fu spento dalla mano divina. E questa è la punizione presente, sebbene anche il futuro sarà eternamente punito, perché distruggerà con l’illuminazione, ecc., cioè illuminando tutto alla sua venuta.
(S. Th., Super II Thes., cap. 2, l. 2)
Considerata dunque la fondamentalità della compenetrazione tra lo spirito cattolico romano e Cristo Eucarestia, affinché vengano risolte le aporie teologiche, liturgiche ed ecclesiali che indeboliscono la fede dei fedeli nella presenza reale – oltre che mistica – di Dio nel mondo attraverso i Sacramenti, risulta chiaro che bisogna tornare a Tommaso per vivere con pienezza, uniti come Chiesa Viva con le vesti cinte ai fianchi, Quel Pane del Cielo che l’aquinate declamò nell’inno Tantum Ergo Sacramentum.
Così infatti esorta Papa Pio XI nell’enciclica Studiorum ducem del 1923:
Come dunque un giorno fu detto agli Egiziani, nel loro estremo bisogno di vivere, «Andate da Giuseppe» perché avessero da lui in abbondanza il frumento per alimentare il loro corpo, così ora a tutti gli affamati di verità Noi diciamo: «Andate da Tommaso» per aver da lui, che ne ha tanta abbondanza, il pascolo della sana dottrina e il nutrimento delle loro anime per la vita eterna.