La legalità viene sedotta dalla scuola e poi abbandonata
di Nicola Sajeva
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PARLANDO DI LEGALITÀ NON DOBBIAMO DIMENTICARE CHE, QUALCHE VOLTA, ESSA PUÒ CONTENERE GERMI DI DECADIMENTO MORALE
L’anno scolastico si è concluso. Si è fermata anche la macchina sforna progetti; forse sono ancora da ritirare e poi da mettere nella giusta collocazione le fotografie che hanno fissato, per la storia, tutto il lavoro suscitato dalla riflessione sui vari argomenti.
Senza dubbio possiamo individuare nella legalità il tema che, giustamente, è stato l’oggetto principe che ha trovato nella programmazione lo spazio maggiore. Ondate crescenti di sensibilizzazione hanno portato le comunità scolastiche ad interiorizzare sani principi di convivenza, priorità da tenere in considerazione, paletti da rispettare, propositi nuovi per creare potenti sbarramenti per difendere le posizioni conquistate.
Tutto questo è encomiabile anche se, personalmente sono convinto che solo un’azione che duri nel tempo, possa determinare un’acquisizione di comportamenti culturali tanto solida da non essere messa in pericolo dai venticelli insidiosi che i fautori di un cieco disfattismo non cessano mai di alimentare. Il raggiungimento di un alto livello di legalità darebbe a tutti i rapporti umani un’impronta di pulizia, di trasparenza, di ricerca di condizioni di migliore vivibilità esistenziale.
I deboli, i poco attrezzati socialmente e culturalmente, gli incapaci di imboccare strade dove regolarmente si praticano i metodi della violenza, della sopraffazione, dell’annientamento sia psichico che fisico, troverebbero, all’ombra della legalità, la giusta atmosfera per recuperare svantaggi, per riprendere il passo con sicurezza, per ritornare a sentirsi padroni del proprio futuro.
Parlando di legalità non dobbiamo dimenticare che, qualche volta, essa può contenere germi di decadimento morale. Quest’ultima pennellata mi sembrava opportuna per allertare la nostra coscienza, per non addormentare la nostra capacità critica, per non rinunciare a siglare, con l’impronta della nostra personalità, comportamenti, progetti, azioni.
Perché, nonostante le forze messe in campo, la legalità stenta a decollare e non riesce a caratterizzare la nostra società? Purtroppo la legalità segue fatalmente il destino del personaggio creato da Pietro Germi: la legalità, come Stefania Sandrelli, viene sedotta e abbandonata. Viene sedotta con poesie, canti, slogan, cartelloni, discorsi, riflessioni, esortazioni; poi purtroppo viene abbandonata, tradita, misconosciuta, in tutti gli ambienti dove le idee prendono corpo per diventare azioni concrete.
E’ proprio qui che l’egoismo dell’uomo incomincia a dettare le sue regole di morte e viene abbandonata la strada della legalità mentre una colpevole penombra diventa testimone di imbrogli, di maneggi, di tradimenti, di mortali fendenti.
Anche nella politica, nello sport, nelle attività commerciali e amministrative si compie il tragico rito: la legalità viene sedotta ponendola sul piedistallo più alto, proclamandola con tutti gli onori, accarezzandola con le parole più confacenti e poi, quando l’ufficialità viene spenta, la legalità viene abbandonata, emarginata, messa alla porta.
I bambini, i ragazzi, i giovani guardano, confrontano, deducono e non trovano spazi per sperimentare le idee di legalità che, grazie all’atmosfera creata durante la presentazione del progetto, aveva facilmente trovato posto nel loro cuore.
Allora non ci meravigliamo più di tanto se le nuove generazioni continuano a considerare inaffidabili le strade che così ipocritamente indichiamo.