Georges Bernanos, i pericoli della vita cristiana e un’arma sempre efficace

Georges Bernanos, i pericoli della vita cristiana e un’arma sempre efficace

di Nicola Incampo

LA VITA CRISTIANA SECONDO IL GRANDE SCRITTORE FRANCESE

Georges Bernanos è uno scrittore cristiano che assume come tema principale della sua opera la lotta tra il bene e il male. I suoi personaggi raggiungono il bene al termine di una lotta nella quale pare che il male debba prevalere. Lo scrittore francese è affascinato dai santi, considerati testimoni della parola di Dio, una parola, detta con la vita, ma anche con la morte.

Tra le opere di Georges Bernanos, che parlano della lotta tra bene e male, spicca appunto il dramma teatrale “I dialoghi delle Carmelitane”, scritto nell’inverno a cavallo tra del 1947 e il 1948. L’opera, che è tratta da una vicenda storica realmente accaduta, è esemplare per comprendere a quali atrocità sia arrivato il furore contro la Chiesa cattolica della Rivoluzione Francese.

La finalità dei racconti del Bernanos non è mai l’evasione, ma sempre l’annuncio dell’amore di Dio che libera l’uomo dall’inferno esistenziale, cioè dall’incapacità di amare. “I dialoghi delle Carmelitane”, considerato un autentico capolavoro, racconta la ghigliottina inflitta alle 16 monache del monastero carmelitano di Compiègne. Le Carmelitane di Compiègne, piccola cittadina a nordest di Parigi, nel 1792 sono cacciate dal loro convento e obbligate ad abbandonare gli abiti monastici. Condannate a morte, subiscono la ghigliottina a Parigi, nel 1794, quando le menti del terrore giacobino vantano nemici soprattutto nei religiosi e nelle religiose.

“I dialoghi delle Carmelitane” è un’opera dominata dalla figura di Bianca de la Force, una giovane nobile dalla personalità fragile e sensibile, la cui fede è minata dalla paura che grava su di lei fin dalla nascita: la madre era morta dandola alla luce. Poco dopo il suo arrivo in convento, le monache, minacciate dalla furia rivoluzionaria, fanno voto di martirio. Anche Bianca de la Force aderisce, ma ben presto, sopraffatta dalla paura, fugge. In seguito, venuta a conoscenza della condanna a morte inflitta alle monache, si reca a Parigi, dove in piazza della Rivoluzione, vede le sue consorelle salire sul patibolo al canto di “Veni Creator”. Vinta finalmente la paura, la giovane suora attraversa la piazza e, serena, va a condividere il destino privilegiato delle sue consorelle.

L’opera di Bernanos si conclude con il martirio delle suore ed è preceduto dalla sentenza del giudice rivoluzionario che le condanna “a morte per fanatismo”. Udita la sentenza una delle suore, nella sua semplicità, chiede: “Signor Giudice, per piacere, cosa vuol dire fanatismo? E il giudice “è la vostra sciocca appartenenza alla religione”. “Oh sorelle – dice allora la suora – avete sentito ci condannano per il nostro attaccamento alla fede. Che felicità morire per Cristo Gesù”.

Georges Bernanos mostra la vita cristiana sempre circondata dal pericolo, ma sempre armata dalla forza della preghiera: la sola rivolta che riesce a vincere l’ingiustizia, l’unico bene che vince il male.

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