La valenza educativa della Parola di Dio per la coscienza
di Giuseppe Lubrino*
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LA PAROLA DI DIO NELLA VISIONE RATZINGERIANA È ETERNA, GUIDA E AL CONTEMPO TRASCENDE LA STORIA UMANA
Le vicende narratoci all’interno della storia della salvezza concorrono alla piena formazione dell’uomo e gli donano la possibilità di apprendere un discernimento tale da riuscire ad orientarsi prudentemente tra il bene e il male. Si veda a riguardo: “Il Vangelo può illuminare in profondità le coscienze e trasformare dall’interno le culture solo se ogni fedele si lascia raggiungere nella sua vita personale e sociale dalla Parola di Cristo, che invita, attraverso una conversione autentica e duratura, a una risposta di fede personale e adulta, in vista di una fecondità sociale e di una fraternità fra tutti” (Ai Vescovi in visita “ad Limina Apostolorum”, 27-01-2006, in J. Ratzinger, Un anno con Papa Benedetto XVI. 365 pensieri del più grande “Dottore della Chiesa” del nostro tempo. Edizioni Cooperatores Veritatis, p. 3.).
L’intera storia della salvezza non fa altro che dimostrarci che Dio interviene nella storia a favore dell’uomo e della sua salvezza integrale. La Parola del Signore non mortifica le aspirazioni sincere dell’uomo e questo Ratzinger ce lo rende ben noto, riferendosi ad un altro pensatore antico cristiano, san Bonaventura, il quale nella sua opera Breviloquium afferma: “Il frutto della Sacra Scrittura non è uno qualsiasi, ma addirittura la pienezza della felicità eterna. Infatti la Sacra Scrittura è appunto il libro nel quale sono scritte parole di vita eterna perché, non solo crediamo, ma anche possediamo la vita eterna, in cui vedremo, ameremo e saranno realizzati tutti i nostri desideri” (J. Ratzinger, Un anno. Op.cit., p.45).
La Parola di Dio, da quanto emerso, quindi, svolge per la coscienza dell’uomo una funzione determinante, perché la educa, la illumina, la purifica e la eleva. Il pensiero di Ratzinger è in sintonia con la Bibbia e i Padri, ma ovviamente anche con tutto il Magistero della Chiesa, come si scorge dalle seguenti riflessioni: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo […]. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo” (GS 16).
Ratzinger ricorre al mito Greco del matricidio di Oreste, il quale obbedì ai dettami del dio Apollo e mise a morte la madre, e tuttavia era perseguitato dalle Erinni, che impersonavano la voce della coscienza presente nell’uomo: egli avvertiva la colpevolezza del suo atto criminoso. Alla fine della trilogia eschilea, nel tribunale sacro, ricevette la pietra bianca del voto di Atena e fu purificato e assolto dalla sua colpa. Ratzinger applica questo mito al Cristianesimo, dimostrando come la Redenzione operata dal Signore sia una novità peculiare nella storia dell’umanità, in quanto è in Cristo che l’uomo può superare l’ostacolo della sua peccaminosità e aprirsi autenticamente al bene e alla verità. Da quanto detto risulta evidente come nel pensiero ratzingeriano l’incontro tra cristianesimo antico e paideia greca sia stato fruttuoso e fecondo e come ciò conservi nel tempo una attualità perenne. La forza redentrice del Signore opera nel cuore dell’uomo una trasformazione che è la conversione, che fa sì che l’uomo si realizzi pienamente.
Volendo offrire un programma educativo affinché l’uomo possa imparare ad essere tale, il riferimento obbligato è alla lettera paolina ai Galati. “Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne, infatti, ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge” (cf. Gal 5,16-23).
L’uomo deve ascoltare interiormente la voce del λόγος, prendere coscienza della sua finitudine e aprirsi alla trascendenza che lo abita. Camminare secondo lo Spirito vuol dire percorrere l’itinerario che ogni cristiano, in virtù dei sacramenti della fede, è chiamato a percorre, vuol dire intraprendere il sentiero della santità. Oltre tutto, questa battaglia interiore dell’uomo tra i frutti dello Spirito e i desideri della carne può essere superata e vinta solo con la grazia della Redenzione. Il giogo della verità è divenuto “leggero” (Cf. Mt 11,30), quando la Verità è venuta, ci ha amato ed ha bruciato le nostre colpe nel suo amore. Solo quando noi conosciamo e sperimentiamo interiormente tutto ciò, diventiamo liberi di ascoltare con gioia e senza ansia il messaggio della coscienza. (J. RATZINGER, L’elogio della Coscienza, La verità interroga il cuore, Edizioni Cantagalli, Siena 2009, pp.30-33).
Ratzinger prosegue le sue considerazioni sulla natura e la funzione della coscienza, a partire dal pensiero di Robert Spaemann: “La coscienza è un organo, non un oracolo. È un organo perché è una cosa insita che appartiene alla nostra essenza, e non una cosa fatta fuori di noi. Ma, essendo un organo, ha bisogno di crescere, di essere formata, di esercitarsi […]. L’uomo come tale è un essere che ha un organo di conoscenza interna del bene e del male. Perché esso diventi ciò che è, ha tuttavia bisogno dell’aiuto degli altri. La coscienza richiede formazione ed educazione” (Cit.). L’educazione, dunque, svolge una funzione importante nella formazione autentica dell’uomo e della sua coscienza. È con l’educazione che l’uomo, secondo Ratzinger, impara ad essere uomo, forma la sua coscienza e la rende conforme ai dettami del Λόγος, di Cristo Signore. In tale contesto è opportuno indicare i luoghi entro cui a l’uomo è dato di porsi in ascolto della Parola di Dio per apprendere i suoi insegnamenti così da farsi guidare e illuminare nelle proprie scelte di vita. La Liturgia è il luogo privilegiato dove la Parola è viva, è presente, dove anzi la Parola, il Logos, il Signore, parla con noi e si dà nelle nostre mani; se ci poniamo in ascolto del Signore in questa grande comunione della Chiesa di tutti i tempi, lo troviamo. (J. Ratzinger, L’elogio. Op.cit., pp. 156-157).
La Chiesa resta la grande casa all’interno della quale gli uomini e le donne del nostro tempo possano abbeverarsi alle sorgenti della fede. Ratzinger ha sempre sostenuto una visione ecclesiologica biblica di matrice profetica. La Chiesa è il ‘sacramento’, il segno tangibile dell’amore di Dio per l’umanità. È l’ovile entro cui il Buon Pastore (cf. Gv 10) Gesù raduna il suo popolo e lo educa a coltivare e fare propri i suoi stessi sentimenti (cf. Fil 2,6-11). È a partire da tale prospettiva che possiamo rilevare come nella visione ratzingeriana la Bibbia ha un rapporto speciale con il Popolo di Dio ne è la guida e la norma normante: “Chiesa e Parola di Dio sono tra loro inscindibilmente legate. La Chiesa vive della Parola di Dio e la Parola di Dio risuona nella Chiesa, nel suo insegnamento e in tutta la sua vita (cfr Dei Verbum 8). Perciò l’Apostolo Pietro ci ricorda che «nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2Pt 1,20)” (Ibid. p. 48).
Ratzinger, dopo averci illustrato gli effetti e le funzioni che la Parola di Dio svolge nella vita dei credenti e nella vita della Chiesa, ci offre anche un contributo in materia esegetica, per una retta ed autentica comprensione della Sacra Scrittura. Egli, rifacendosi ad Origene (185-254 d.C.), ci parla dei tre sensi della Sacra Scrittura e della loro fondamentale importanza per una sua corretta interpretazione. Il Senso letterale, offre al lettore un primo approccio al testo sacro, tuttavia cela in sé delle profondità che non vengono colte in un primo momento. Il Senso morale, invece, indica al lettore quello che bisogna fare per vivere la Parola, gli offre delle direttive normative cui deve attenersi per compiere il Divino volere. Infine, il Senso spirituale (allegorico), fa sì che lo Spirito Santo guidi il credente alla piena comprensione della Scrittura e della sua unità, che trova il suo pieno sviluppo nella figura di Cristo. Lo Spirito educa il credente ad acquisire l’unità nella diversità della Sacra Scrittura, a coglierne l’intima profondità.
È evidente che apprendere questa pratica e farla propria diviene per l’uomo un esercizio costitutivo dell’educazione del proprio spirito. Il senso spirituale, inoltre, ha come sua caratteristica propria una forte valenza educativa, in quanto dischiude la totalità della realtà al credente, allarga i suoi orizzonti, potremmo dire che lo aiuta ad apprendere la realtà con gli occhi del cuore. Questo metodo, d’altronde, rappresenta la svolta che Origene operò in campo esegetico nel Cristianesimo antico. Per lui, infatti, fare teologia consisteva essenzialmente nello spiegare e comprendere la Bibbia. La dottrina origeniana indica il passaggio dalla lettera allo spirito, per progredire appieno nella conoscenza di Dio. Ratzinger è del parere che la Parola sia di gran lunga superiore all’esegesi critica; la Parola è un tesoro inesauribile e le varie scienze esegetiche sia antiche che nuove ci offrono solo un approccio parziale al mistero di Dio contenuto nella Bibbia. In questa direzione si iscrive la sua critica ai limiti del metodo storico-critico. L’esegesi storico-critica ci dice molto sul passato, sul momento in cui è nata la Parola, sul significato che ha avuto al tempo degli Apostoli di Gesù, ma non ci aiuta sempre sufficientemente a capire che le parole di Gesù, degli Apostoli e anche dell’Antico Testamento, sono spirito e vita: in esso il Signore parla anche oggi.
La Parola di Dio nella visione ratzingeriana, dunque, è eterna, guida e al contempo trascende la storia umana; del resto, il grande teologo tedesco auspica che oltre ad una rivalorizzazione dell’esegesi patristica venga promossa anche l’esegesi canonica, promulgata dal Concilio Vaticano II, la quale mira ad una lettura integrale ed unitaria della Bibbia. Inoltre, servendosi degli apporti del metodo storico-critico, è in grado di offrire ai credenti una lettura viva ed attuale della Parola di Dio. Ciò perché in fondo, nel cuore del nostro autore, è forte la convinzione che la παιδεία cristiana abbia la sua fonte primaria nella Sacra Scrittura e, dunque, l’uomo per realizzarsi pienamente deve immergersi totalmente nella lettura, nella meditazione e nella comprensione della Bibbia. “La παιδεία cristiana ha la sua magna charta nella Bibbia: dalla presa di coscienza di questa realtà possiamo affermare il legame indissolubile che esiste tra il Vangelo e la società civile. Laddove la società apporta agli uomini esclusivamente delle abilità tecniche, degli strumenti, si crea un impoverimento dell’autenticamente umano. In ciò si sviluppano poi i meccanismi di violenza e di distruzione che ledono la società e mettono a repentaglio la stessa civiltà dell’uomo.
Sulla base di questi spunti, occorre promuovere una riscoperta dell’importanza della Parola di Dio nella società, indicarla come l’unica strada attraverso cui l’uomo contemporaneo possa riscoprire e tornare a coltivare i valori cristiani, che sono radicati nel cuore del Vangelo. Papa Benedetto XVI, a tal proposito, incoraggia a riscoprire l’antica pratica della lectio divina, quale lettura completa e matura, di cui l’uomo può giovare, per lasciarsi completamente educare e plasmare alla scuola del Testo Sacro” (BENEDETTO XVI, Pensieri sulla Parola di Dio, (a cura di L. Coco), Libreria Editrice Vaticana 2008, pp. 61-77).
Per ben mettere in evidenza questo aspetto ci riferiamo in particolar modo all’esortazione post-sinodale Verbum Domini, che si può riassumere in queste poche battute: riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita personale e nella vita della Chiesa e fare propria l’urgenza e la bellezza di annunciarla per la salvezza dell’umanità come testimoni convinti e credibili del Risorto. Tale documento è rivolto dal Papa ai pastori, laici, membri della vita consacrata; tutti devono familiarizzare con la Sacra Scrittura, perché è il fondamento, la base per evangelizzare ed educare il mondo, affinché la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma una Parola viva e attuale.
Oltre questo, l’intero documento offre dei criteri di orientamento per l’intero popolo di Dio riguardo allo studio, alla comprensione, all’approfondimento della rivelazione biblica e ne promuove come lettura da custodire ed applicare la lectio divina. “Origene, uno dei maestri in questa lettura della Bibbia, sostiene che l’intelligenza delle Scritture richiede, più ancora che lo studio, l’intimità con Cristo e la preghiera. Egli è convinto, infatti, che la via privilegiata per conoscere Dio sia l’amore, e che non si dia un’autentica scientia Christi senza innamorarsi di Lui […]. Nei documenti che hanno preparato ed accompagnato il Sinodo si è parlato di diversi metodi per accostare con frutto e nella fede le sacre Scritture. Tuttavia l’attenzione maggiore è stata data alla lectio divina, che è davvero «capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare l’incontro col Cristo, parola divina vivente»” (cit).
La funzione propedeutica della Bibbia è di facilitare all’uomo l’incontro con Cristo poiché è in quest’incontro che l’uomo può sperimentare la salvezza e, di conseguenza, può dirsi completo l’itinerario della paideia. Ratzinger, inoltre, si sofferma ad illustrarci i vari passaggi di cui è costituita la lectio divina. Essa si apre con la lectio (lettura) del testo, la quale provoca nel lettore l’interrogativo riguardo cosa voglia dire il Testo in sé. Successivamente, si passa poi alla meditatio (meditazione) nella quale si risponde alla domanda di che cosa dica il Testo a noi, qui ed ora. Questo lo si può definire il momento attualizzante della Parola. Dopodiché, si giunge alla fase dell’oratio (preghiera), la quale induce gli ascoltatori a chiedere a Dio l’aiuto necessario per calare nella propria vita la Parola accolta, per concretizzarla.
Del resto, la preghiera diventa anche lode, supplica, invocazione. Infine, la lectio si conclude con la contemplatio (contemplazione), la quale dona ai credenti lo stesso sguardo di Dio sulla realtà, li apre ad una visione sapienziale della vita, della storia, li educa secondo il cuore di Cristo e li forma al suo pensiero. Al termine di queste sue indicazioni, papa Ratzinger, invita l’intero popolo di Dio a scorgere nella figura di Maria di Nazareth un modello valido da imitare, per un approccio santificante alla sacra scrittura. Ella, in effetti, durante l’intero corso della sua esistenza, ha ascoltato, meditato, custodito ed annunciato la Parola di Dio. “Maria parla con noi, parla a noi, ci invita a conoscere la parola di Dio, ad amare la parola di Dio, a vivere con la parola di Dio, a pensare con la parola di Dio. E possiamo farlo in diversissimi modi: leggendo la Sacra Scrittura, soprattutto partecipando alla Liturgia, nella quale nel corso dell’anno la santa Chiesa ci apre dinanzi tutto il Libro della Sacra Scrittura. Lo apre alla nostra vita e lo rende presente nella nostra vita” (BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini, Libreria Editrice Vaticana 2012, nn. (86-87).
* ESTRATTO DEL LIBRO
“INTRODUZIONE AL PENSIERO DI JOSEPH RATZINGER:
UNA PAIDEIA CRISTIANA”
EDIZIONI SANT’ANTONIO (OMNISCRIPTUM),
LONDRA 2023, PP. 17-21