2 Giugno, una Repubblica fondata sulla menzogna

2 Giugno, una Repubblica fondata sulla menzogna

di Pietro Licciardi

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SAREMO MAI UNA VERA NAZIONE? NON FINTANTO CI RIAPPROPRIEREMO DELLA NOSTRA VERA STORIA E LIQUIDEREMO I PARTITI DELL’ODIO

L’Italia, a 150 anni dall’Unità è ancora una nazione incompiuta, a causa delle amnesie, delle censure, delle vere e proprie manipolazioni ideologiche e tradimenti che hanno fatto della storia patria le elite che si sono succedute alla guida del Paese. Elite che hanno sempre mal celato il loro disprezzo per il popolo italiano, la cui grave colpa è innanzitutto quella di essere cattolico.

I primi “anti italiani” sono stati i massoni, che con l’aiuto straniero – soprattutto inglese – hanno servito su un piatto d’argento l’intera Penisola al Piemonte, regno di terz’ordine che più che una unificazione ha portato a termine manu militari una conquista coloniale, con tanto di feroce repressione di chi volle rimanere fedele al proprio legittimo sovrano e alla Chiesa; poco incline a barattare la libertà con la fedeltà ai Savoia, considerati degli usurpatori più che liberatori.

Una unità quindi nata male, che per essere digerita dai più fin dal principio ha avuto bisogno della menzogna. Ancora oggi nelle scuola ideologica di Stato si insegna, tanto per fare un esempio,  che la tragica ed eroica resistenza dei meridionali delle Due Sicilie non fu che volgare “brigantaggio”.

Neppure la prima guerra mondiale è riuscita a farci diventare una nazione veramente unita, nonostante il sangue versato nelle trincee da 600mila italiani provenienti da ogni regione d’Italia. Subito dopo il conflitto infatti si aprì un periodo di gravi tensioni e lotte sociali che solo il fascismo riuscì a placare. Fascismo che nonostante anch’esso volesse rifare l’Italia e gli italiani fu tuttavia forse l’unico capace di farci sentire veramente uniti, affascinando con la sua politica imperiale e il ritrovato rispetto internazionale. Dopo gli anni ’20 in tutta l’Europa, e anche negli Stati Uniti, si guardava infatti con simpatia all’Italia e al regime, tanto che Winston Churchil nel 1927 ebbe a dichiarare: “Se io fossi italiano sarei stato con voi fin dal principio. Il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero”.

Purtroppo però arrivò la seconda guerra e con essa la fine dell’illusione. Dopo l’8 Settembre 1943 e la caduta del regime iniziò l’ascesa del partito comunista, campione di anti italianità che più di tutti ha contributo a dividere gli italiani, coltivano e aizzando l’odio, impedendo di fatto di farci sentire una unica nazione. I comunisti, tanto per cominciare hanno sempre impedito una vera pacificazione tra chi ha combattuto per liberare l’Italia dai nazisti e chi invece ha voluto mantener fede alla parola data; col pretesto dell’antifascismo hanno coperto gli eccidi dei giuliano-dalmati da parte dei titini e ostracizzato gli esuli di quelle terre, hanno monopolizzato la lotta partigiana ignorando la resistenza dei cattolici e delle altre formazioni oltre a quella dei miliari internati nei campi nazisti, che pur di non aderire alla Rsi hanno preferito morire di stenti e di malattie.

Trame di odio e menzogna che non sono certo terminate con la guerra e che oggi gli ex e post comunisti continuando ad alimentare.

Il 2 Giugno si festeggia la nascita della Repubblica. Ma anche questo evento, dopo settantotto anni è avvolto nella nebbia. Vi sono fondati dubbi infatti che gli Italiani quel 2 Giugno 1945 non scelsero affatto un cambio di regime dando la loro preferenza nel segreto dell’urna alla monarchia, Furono i magheggi di Togliatti, l’allora Guardasigilli nonché leader del Pci , probabilmente con la complicità di altri rappresentanti dei partiti del Comitato di liberazione nazionale, a cambiare le carte in tavola. Lo racconta Massimo Caprara, allora suo segretario particolare in un articolo del 2002 su Il Timone.

Una Repubblica che in seguito si è rivelata essere una matrigna, salvo forse nei suoi primi venti anni di vita riuscendo, fintanto rimase saldamente in mano ai cattolici, a risollevare la nostra patria dalle devastazioni della guerra. Poi purtroppo sono ricominciate le trame di chi aizzando l’odio, questa volta di classe, ha voluto ancora dividerci e metterci l’uno contro l’altro.

Nell’imminenza dell’ennesima festa nazionale ignorata e non sentita dai più vogliamo ricordare le parole di che Fëdor Dostoevskij scrisse all’indomani della presa di Roma: «Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, … un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!» (da Diario di uno scrittore, maggio – giugno 1877).

Il regno di second’ordine ha lasciato il posto ad una repubblichetta di quart’ordine. E la storia continua.

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Impeccabile, purtroppo.

Serve ridefinire il progetto costituzionale in modo complessivo e organico e non a spizzichi e bocconi con proposte parziali destinate alla indifferenza generale. Sovranità e democrazia non possono piu restare vuote di significato. Le intelligenze e le competenze ci sono. Chi sente il richiamo si muova.