Utero in affitto, una legge giusta non può soddisfare i capricci schiavisti di coppie facoltose
di Gian Piero Bonfanti
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I PERICOLI DELLA GESTAZIONE PER ALTRI
Leggiamo su “La Verità” un articolo in cui viene reso noto che l’on. Carolina Varchi, deputata di FdI, afferma che l’utero in affitto sarà dichiarato reato universale entro giugno. “Finalmente!”, diciamo noi, “speriamo sia la volta buona”
È mai possibile che, pur essendo un reato in Italia la gestazione per altri (ossia l’utero in affitto), si aggiri la legge praticandola all’estero per poi pretendere di legalizzarla in Italia? Oppure, è mai possibile che pur costituendo reato la promozione di tale pratica, poi ci sia sempre qualcuno che la sponsorizzi e rimanga impunito?
Questo giochetto, effettuato quasi esclusivamente da élite ricche, sbandierato ai quattro venti, ha sempre diviso l’opinione pubblica, tra quelli che pensano che ogni desiderio sia un diritto e quelli che invece si oppongono allo sfruttamento ed alla mercificazione del corpo della donna, nonché alla tratta dei bambini appena nati, strappati dal seno di coloro che li hanno portati in grembo per nove mesi.
E che dire di tutto il business dietro la deprecabile compravendita di ovociti e della pratica dell’inseminazione artificiale, con tanto di cataloghi come se fossimo ad uno store dell’Ikea? È oramai noto a tutti che vi sono cliniche specializzate che vengono altamente remunerate per soddisfare i capricci di queste coppie facoltose, siano esse eterosessuali o omosessuali.
Alle storielle raccontate in merito a donne generose che offrono gratuitamente i loro ovociti o l’uso del loro utero per la gestazione del bimbo, non crede più nessuno, i veli sono stati tolti. Tutto è venuto oramai alla luce e solo chi non vuol vedere non capisce la pericolosità di queste pratiche, che mettono a serio rischio le “donatrici”. Suggeriamo di visionare l’illuminante e pluripremiato docufilm del 2010 “eggsploitation” (https://youtube.com/watch?v=M26ZRfb68Tk&feature=share7), in cui viene trattato il tema dell’utero in affitto mediante la testimonianza diretta di ragazze che hanno subito gravissimi danni in seguito a stimolazioni ovariche mediante trattamenti ormonali per fornire ovuli.
Queste ragazze erano state invogliate a subire i predetti trattamenti da guadagni “facili”, come era stato fatto credere loro. Peccato che non siano state prima informate dei gravissimi danni a cui sarebbero potute andare incontro. Ci sono stati anche casi di decessi avvenuti dopo questi trattamenti. Uno dei casi più tristemente famosi è quello denunciato dall’avv. Gianfranco Amato (presidente dei Giuristi per la vita) già più di dieci anni fa, quello di Sushma Pandey, diciassettenne indiana che non sopravvisse ai ripetuti trattamenti ormonali di stimolazione ovarica propedeutici alla fornitura di ovuli per una procedura di utero in affitto.
Stessa sorte per molte altre ragazze (prevalentemente di paesi poveri), che si sono prestate a firmare dei veri e propri contratti mettendo a disposizione il loro utero per portare avanti una gravidanza, e che poi si sono viste strappare il figlio (il prodotto) subito dopo il parto. Quale mondo può essere quello in cui una ragazza per sopravvivere si trova costretta a vendere se stessa per soddisfare il desiderio di qualcun altro?
E mentre a Milano si è svolta una fiera dedicata alla fertilità ed alla procreazione dal nome “Wish for a baby” (il nome la dice lunga sul fatto che un bimbo sia considerato un desiderio e non un dono) continuiamo a nutrire la speranza che si torni a ragionare, auspicando che si riesca a comprendere che non siamo onnipotenti, che non possiamo sostituirci a Dio, che non possiamo decidere come e se nascere, e tantomeno come e se morire. Vi è un ordine delle cose e non spetta a noi decidere in ordine a questo bene indisponibile che si chiama vita.