La prima ricostruzione storica della Repubblica Sociale Italiana a Perugia
di Matteo Pio Impagnatiello
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L’AUTORE CONTESTUALIZZA SEMPRE IL RACCONTO DELLE IMPRESE DI ROCCHI NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE, NELLA GUERRA DI SPAGNA E IN QUELLA COMBATTUTA NEI BALCANI E QUESTO AIUTA NOTEVOLMENTE IL LETTORE, FACENDOLO PASSARE DAL QUADRO GENERALE A QUELLO PARTICOLARE
L’ultimo, ponderoso e poderoso volume di Stefano Fabei (“Armando Rocchi. Il Prefetto del Duce a Perugia, Storia di un soldato dalla Grande guerra alla Repubblica Sociale Italiana”, Futura Libri, Perugia 2023, pagine 700, € 32) non è soltanto una biografia di Armando Rocchi, ma la prima ricostruzione storica della Repubblica Sociale Italiana a Perugia.
Su Rocchi che, Capo della Provincia durante la Repubblica Sociale Italiana, preservò dall’internamento e dalla morte gli ebrei tra il 1943 e il 1944 (biennio durante il quale dall’Umbria non fu deportato alcun ebreo, malgrado la presenza di alcune centinaia di israeliti appartenenti alle comunità locali e di molti altri qui rifugiati provenienti dall’Europa centrale a causa della guerra), lo scorso anno aveva dato alle stampe, per Mursia Il prefetto Rocchi e il salvataggio degli ebrei. Perugia – Isola Maggiore sul Trasimeno 1943-1944.
Con questo nuovo saggio – che riporta la presentazione di Alberto Stramaccioni, storico, docente presso l’Università degli Studi di Perugia e presidente dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, e la prefazione di Leonardo Varasano, giornalista pubblicista, dottore di ricerca, collaboratore universitario e assessore alla Cultura del Comune di Perugia – l’orizzonte dello storico si allarga notevolmente, non soltanto dal punto di vista cronologico, ma anche da quello geografico e politico.
Dopo aver infatti raccontato la partecipazione entusiastica del giovane soldato alla Grande guerra (classe 1898, il 6 gennaio 1917 si era arruolato volontario nella Scuola militare per allievi ufficiali di complemento di cavalleria nel 22° reggimento cavalleggeri “Catania”), narrata sulla base delle memorie del protagonista che in quella temperie forgiò drammaticamente e fisicamente spirito e corpo, guadagnandosi con esperienze tragiche e molto dolorose, la prima medaglia d’argento al valore, Fabei ricostruisce il percorso del reduce che, educato al culto della monarchia, della patria, dell’ordine e della disciplina, aderisce al fascismo partecipando attivamente allo squadrismo e alla Marcia su Roma, prima di trovare la sua naturale collocazione all’interno della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, ovvero in quella quarta forza armata del regime mussoliniano che avrebbe dovuto incarnare e assolvere la funzione di guardia armata della rivoluzione delle Camicie Nere.
Diplomato presso l’Istituto agricolo coloniale di Firenze nel 1920, laureato in Scienze agrarie nel 1921 e in Zooiatria nel 1923, ufficiale della MVSN Rocchi vive la sua ventennale esperienza di soldato in camicia nera, ricoprendo pochi e brevi incarichi politici. Sposatosi con Elda Panella, farmacista e madre dei suoi sette figli, partecipa volontario alla Guerra di Spagna con il grado di seniore (maggiore) dal 1937 al 1939. Comandante della Bandera «Falco» guida, sempre in prima fila e con un coraggio esemplare riconosciutogli anche dagli ufficiali del Regio esercito, i suoi legionari in varie battaglie, ottenendo riconoscimenti al valore: due medaglie di bronzo e una seconda d’argento.
Dopo la Spagna è la volta della ex-Jugoslavia, dove tra il 1941 e il 1943 Rocchi comanda nel teatro operativo del Montenegro e della Dalmazia meridionale il CII battaglione Camicie Nere perugine, facente parte – con il CVIII battaglione Camicie Nere e la 108ª compagnia mitraglieri, anconetani – della 108ª Legione CCNN d’assalto, aggregata alla divisione “Messina”. Ancora una volta conferma notevoli doti coraggio, capacità e carisma sui propri uomini, che lo ammirano, lo seguono e dei quali riesce a fare un magnifico strumento di guerra per compattezza, tenacia e valore.
L’autore contestualizza sempre il racconto delle imprese di Rocchi nel Primo conflitto mondiale, nella guerra di Spagna e in quella combattuta nei Balcani e questo aiuta notevolmente il lettore, facendolo passare dal quadro generale a quello particolare.
Dopo il 25 luglio 1943, di fronte allo sfacelo determinato dall’armistizio, Rocchi aderisce alla Repubblica Sociale, malgrado i suoi sentimenti monarchici, e ricopre a Perugia la carica di Capo della Provincia. In questo ruolo si impegna con notevole determinazione nel controllo del territorio, nel contrasto alla renitenza alla leva e nella lotta antipartigiana, collaborando con i tedeschi che lo ammirano e lo rispettano conoscendone i precedenti militari.
Oltre al salvataggio degli ebrei a cui abbiamo sopra accennato – episodio significativo del fatto che non tutti i fascisti fossero antisemiti, e impresa di cui si sono arrogati il merito nel corso dei decenni alcuni “partigiani” dell’ultimo minuto – Fabei racconta, sulla base di documenti d’archivio, l’attività del Prefetto del Duce in Umbria. Rocchi si caratterizza per la volontà di far rispettare le leggi dello Stato della RSI (d’altra parte, in quanto Prefetto, non può e non deve comportarsi diversamente) confrontandosi con l’intransigenza degli alleati germanici e dei camerati duri e puri facenti capo alla Federazione fascista repubblicana.
Malgrado gli siano stati ingiustamente attribuiti una grande quantità di episodi sanguinari e dolorosi, che non avrebbe potuto comunque evitare, Rocchi molto spesso si dimostrò responsabile di salvataggi di giovani renitenti alla leva, di intellettuali antifascisti che salvò dalla cattura e dall’internamento, di partigiani che più o meno in buona fede seguivano le direttive del PCI e degli altri partiti di opposizione, di comandanti della Resistenza con alcuni dei quali cercò di scongiurare la guerra civile nell’interesse del popolo e dell’Italia nel loro complesso e oltre le barriere ideologiche.
Fabei studia i fatti, va a fondo nella ricerca della verità mettendo a confronto fonti scritte e testimonianze delle parti contrapposte; ricostruisce pagine di storia che la vulgata ha nascosto o piegato a interpretazioni faziose, come ad esempio i fatti drammatici verificatisi a Montebuono di Magione pochi giorni prima dell’arrivo degli inglesi (giugno 1944), o la vicenda dell’affascinante Marion Keller, detenuta a Perugia per spionaggio fin dal 1940, che fu fatta liberare da Rocchi il quale la inviò nella zona di Pietralunga, al confine umbro-marchigiano, per raccogliere informazioni sulle bande di partigiani che il 29 aprile 1944 la fucilarono come spia fascista.
Anche come Commissario straordinario del governo per l’Emilia e la Romagna –carica conferitagli dopo aver ricoperto per un mese il ruolo di Capo gabinetto del Ministero degli Interni della repubblica mussoliniana – Rocchi cerca di controllare il territorio devastato da una resistenza molto organizzata e supportata dagli Alleati avanzanti, che i comunisti alimentano con estrema determinazione e azioni terroristiche per gettare le premesse all’instaurazione di un regime stalinista in Italia. Uomo d’ordine super partes, cerca ancora laddove possibile di non infierire mettendosi continuamente in contrasto con il Partito Fascista Repubblicano di Pavolini, con le Brigate Nere e con la Guardia Nazionale Repubblicana, oltre che con i tedeschi sempre più costretti alla ritirata e preoccupati dall’imminente sconfitta e dalle prevedibili vendette.
Rocchi tiene duro fino al tragico aprile del 1945. Affronta poi con estrema dignità i processi del dopoguerra, non rinnegando mai le sue scelte, non chiedendo alcuno sconto di pena, non mostrandosi mai pentito delle sue azioni.
In sintesi, ci troviamo di fronte alla biografia di un uomo tutto di un pezzo, estremamente coerente e forte di una onestà riconosciutagli sempre, prima di tutto dagli antifascisti. Il volume, preciso, dettagliato e di facile lettura, è dotato di una documentazione fotografica molto ampia e in massima parte inedita.