La cecità dei nostri governi occidentali
di Alvise Parolini
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POTREMMO EVITARE LA NEMESI RUSSA, MA A ROMA NON SEMBRANO D’ACCORDO – UNA RILETTURA DEL SECONDO MESSAGGIO DI NOSTRA SIGNORA DI FATIMA E DELLO STILE PENITENZIALE DEL SERVO DI DIO GIROLAMO SAVONAROLA
La cecità dei nostri governi occidentali, in quanto Paesi aderenti alla NATO, è sotto gli occhi di tutti. Come si fa a non imparare dalla superbia di un Bonaparte o dalla pazzia di un Hitler, che fallirono miseramente nel loro progetto imperialista massonico di invadere l’Est europeo?
La Russia non puoi distruggerla, Ella è santa per vocazione, è terra di Maria, della Theotokos, anche qualora si allontanasse dalle proprie radici cristiane, come è effettivamente accaduto nel corso del XX secolo.
Invece di riavvicinarci con profonda stima e rispetto, nel segno dell’amicizia e nel nome di Gesù Cristo (come direbbe Mons. Viganò), ora che la veste comunista potrebbe essere levata via del tutto, diventiamo noi stessi comunisti per attuare il solito copione del “dividi et impera”?
Non è forse una politica schiava dei “tecnici” e degli “scienziati” una riproposizione “soft” (ma letale) dello scientismo rivoluzionario del Partito Comunista che tiranneggiava sul popolo ortodosso? E non è forse la strategia globale UE 2019-2024 una riconfigurazione “smart” dei primi Piani Quinquennali promossi da Stalin ai danni della libertà dei produttori? Che ribaltamento rispetto all’immediato dopoguerra! Quasi speculare, oserei aggiungere.
E dire che nel 2013 un “uomo venerando” a Roma disse al presidente Putin che consacrare ufficialmente la Russia al Cuore Immacolato non era “nella sua agenda”.
Ma quale agenda? L’agenda di Maria Santissima o di qualcun altro?
Dal secondo Segreto di Fatima: “Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati”.
E noi cattolici ormai è da cent’anni che promuoviamo la comunione riparatrice dei primi sabati del mese. Dunque è chiaro che è compito della Federazione Russa, o meglio del Patriarcato di Mosca, accogliere questo particolare invito liturgico e devozionale della Beata Vergine, come sentito “mea culpa” per la lunga accoglienza della struttura di peccato del marxismo-leninismo ed in generale per il dilagare dell’ ateismo nel periodo post-zarista.
Se così si farà la Russia tornerà la Santa Madre delle nazioni: “Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”.
E tentare di riparare “alla buona” a conflitto iniziato, come la consacrazione a distanza di una Russia accerchiata e quasi furiosa e di un Ucraina fantoccio del progetto unico nazi-globalista non basta: il conflitto si sta inasprendo e si avvicina progressivamente verso di noi e Francesco tarda a volare da Kirill.
E se il tono paresse quello di un duro rimprovero, non dimentichiamoci che esso non è più intenso di quello mosso dallo stesso San Paolo – “schizofrenico” secondo le “perseguitate” comunità lgbtq+ – anche a noi anime avvezze al facile giudizio e che, avendo più grazie, le abusiamo vivendo da veri schizofrenici, altalenando tra la conoscenza compiaciuta della legge, la Santa Tradizione Cattolica Romana, e la vile miseria dei nostri peccati, invece che aderire integralmente allo Spirito Santo con interiore e genuina compunzione del cuore.
Come sta scritto in Romani 2,1: “Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose”.
Quanti di noi, a partire dal sottoscritto, si concedono al peccato, nelle piccole e nelle grandi prove di fedeltà che Dio ci pone innanzi?
Uno è mite ma lussurioso, l’altro è puro di corpo ma superbo in spirito, un altro ancora (meno grave) è prudente ma al punto da non trovare il coraggio di esporsi.
Lo stesso San Paolo, vessato dalla “spina nel fianco”, dovette aderire all’altissima chiamata all’apostolato facendosi violenza nel dare un senso al proprio uomo vecchio, al suo passato farisaico come Saulo, persecutore dei cristiani.
“Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio” (Rm 3,19).
Anche San Paolo si riconobbe parte di quel mondo colpevole e deicida, al punto da esclamare: “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,24).
Forse una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla capacità del cristiano di umiliarsi pubblicamente facendo penitenza comunitaria per i propri peccati passati, così da evitarli nel futuro. Ciò sia detto come coronamento – e non in modo sostitutivo – della confessione sacramentale, che deve comunque rimanere segreta per evitare di scandalizzare maggiormente e per ottenere l’assoluzione del ministro che si presta a concedere il perdono di Cristo stesso.
Riproporre Savonarola oggi, paradossalmente scomunicato e bruciato sul rogo (un po’ come Santa Giovanna d’Arco) e dichiarato Servo di Dio nel 1997, lungi dal porsi come un’operazione ridicola o goliardica, potrebbe rappresentare la possibilità del riscatto morale della nostra società apostata, ovviamente senza le pratiche autofustigatorie tipiche dei suoi “Piagnoni”, consci però di essere anche noi colpevoli di tale sfacelo generale, senza eccezioni di sorta. Ed ognuno guardi a se stesso. Facciamo tutti pietà al Cielo ed il nostro zelo è vanagloria e stupidità. La migliore testimonianza che possiamo dare è essere dei “Miserere viventi”, per ottenere presto quell’adozione a figli di Dio, che da sacramento battesimale deve diventare “vita”, venendo realmente reinnestati nella Cristica Vite, in forza del santo assassinio del nostro uomo carnale, che è vile e non è capace di amare veramente in quanto s’innalza, pecca ed ha ancora il coraggio di giudicare gli altri.
Imparare dallo stile degli scioperi sindacali, delle rivendicazioni delle libertà costituzionali come abbiamo fatto anche noi negli ultimi anni di dittatura tecno-sanitaria, ma senza la superbia di crederci santi e buoni, solamente perché cristiani o persone di buona volontà. Tutti noi abbiamo degli scheletri nell’armadio e solo Dio è Santo e Buono e può farci perdere quel poco di partecipazione che noi abbiamo delle Sue Qualità qualora ci vedesse superbi o giudicanti, o peggio ancora, sprezzanti.
La salvezza anche del senso del cammino spirituale e del combattimento interiore ce la dona Gesù stesso. Se riuscissimo a vivere con forza l’atto di abbandono a Lui, potremo esercitarci nel rinnegarci, nel dimenticare continuamente noi stessi e sperderci nel Suo Divin Volere, l’Opera dello Spirito per la trasfigurazione del mondo e così esclamare: “Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rm 7,25).
Dunque esortiamoci piuttosto “a vicenda ogni giorno, finché dura quest’oggi”, affinché nessuno di noi si raffreddi “sedotto dal peccato” (Lettera agli Ebrei 3,13).