Cattolici, c’è poco da rallegrarsi per l’incoronazione di Carlo III
a cura della Redazione
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IL MEDICO PAOLO GULISANO: “DIETRO LE TRINE E I MERLETTI IL NIENTE”
Come è noto, lo scorso 6 maggio 2023 è avvenuta l’incoronazione di Carlo III Mountbatten-Windsor (nato il 14 novembre 1948 e battezzato con i nomi di Charles Philip Arthur George) e quella della moglie Camilla. Dopo l’incoronazione, tenutasi presso l’abbazia di Westminster, Carlo III è ufficialmente diventato il re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri quattordici reami del Commonwealth.
“Mesi fa, alla morte di Elisabetta, fu Roberto de Mattei a tessere lodi sperticate per la monarchia britannica, alla luce anche delle pompose manifestazioni pubbliche che avevano accompagnato la morte della sovrana. E il potere degli ermellini e delle spade ha conquistato anche un altro tory all’italiana, Marco Invernizzi, che ha scritto: ‘Provate a dimenticare il re Enrico VIII, che per cambiare moglie creò una chiesa nazionale, dimenticate per un momento i tanti martiri cattolici durante la persecuzione della regina Elisabetta I. Mettete da parte l’anglicanesimo, il protestantesimo e gli scandali recenti della famiglia reale…'”, ha scritto su Duc in altum, il blog del giornalista Aldo Maria Valli (qui l’articolo integrale), il dottor Paolo Gulisano.
Continua il medico lombardo: “E perché mettere da parte tutto questo? Per guardare allo splendore paraliturgico della cerimonia? Ma tutta quella pompa non era altro che una parodia del sacro, una vuota rappresentazione. Dietro le trine e i merletti, niente. Molti spettatori hanno osservato che la liturgia anglicana in fondo non è così diversa da quella che si celebra nelle nostre chiese. Quella che si celebra ora, si dovrebbe precisare, dopo la protestantizzazione degli ultimi sessant’anni”.
Gulisano ha criticato coscientemente la monarchia anglicana, ricordando che la cosiddetta Famiglia reale inglese attuale discende da usurpatori che non avevano diritto a regnare né sulla Scozia, né sull’Irlanda, e neppure sull’Inghilterra. Alla morte della luciferina regina Elisabetta I (che non era semplicemente protestante ma una neopagana presso la cui corte c’erano negromanti e occultisti come John Dee, pirati come Francis Drake e sadici assassini come Francis Walsingham), il trono passò a un esponente della casata scozzese degli Stuart. Giacomo VI di Scozia, e I di Inghilterra, figlio della regina martire Maria Stuarda, salì al trono, ma accettando di diventare protestante. Quando tuttavia suo nipote, Giacomo VII, decise di tornare alla Fede dei Padri, i potentati britannici iniziarono una guerra mortale per eliminare la casata degli Stuart. L’Inghilterra non avrebbe dovuto mai più avere sovrani cattolici. Così il trono fu offerto prima a un principe olandese, Guglielmo d’Orange, e in seguito alla casa tedesca degli Hannover, da cui deriva l’attuale occupante di Buckingham Palace. Il quale ha anche usurpato il nome al vero Carlo III: l’ultimo Stuart a rivendicare il trono britannico fu il principe Charles Edward Stuart, nato in esilio a Roma, nelle cui vene scorreva il sangue della dinastia scozzese e per parte di madre quello dei sovrani polacchi Sobieski. Il suo bisnonno era stato il liberatore di Vienna dai turchi. Se Charles Stuart fosse diventato re, sarebbe stato lui Carlo III. Ma fu sconfitto, e la Scozia cattolica subì per ritorsione una spaventosa pulizia etnica.
Ancora, Gulisano ricorda che tra le cose che non si devono dimenticare c’è anche il fatto che la magnifica Abbazia di Westminster, che ha fatto da sfondo alla Coronation, era un tempo una abbazia cattolica, rubata dalla Corona britannica. Mentre le chiese cattoliche venivano distrutte o in alternativa scippate dalla nuova Chiesa di Stato, i cattolici scendevano nelle catacombe, nella clandestinità. Solo nel 1829, tre secoli dopo, vennero abrogate le Leggi penali contro i cattolici, e solo nel 1850 la Chiesa cattolica in Inghilterra poté riorganizzarsi su base diocesana e parrocchiale, e vennero edificate nuove chiese, povere, senza apparenza di bellezza.