L’energia eolica? Un attentato all’ambiente
di Pietro Licciardi
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UN ALTRO MITO AMBIENTALISTA DA SFATARE: TRASFORMARE IL VENTO IN ELETTRICITA’ NON È AFFATTO “GREEN”
L’ambientalismo ha ormai assunto le caratteristiche di una vera e propria religione pagana, dalla quale non sono purtroppo immuni tanti cattolici, specialmente dopo la pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco Laudato si, che come al solito pochi hanno letto per intero e quelli che lo hanno fatto raramente l’hanno messa in relazione con il Magistero perenne della Chiesa, che è sempre stata molto più “ambientalista” degli odierni ecologisti da salotto. Per i cattolici infatti il Creato è un qualcosa da preservare e amministrare con saggezza in quanto dono di Dio e non da sfruttare a piacimento, magari con la complicità dei sedicenti ambientalisti che spesso e volentieri propagandano autentiche bufale che gratta, gratta hanno l’unico scopo di riempire le tasche di pochi a scapito di molti. L’ esempio più recente: il tentativo in atto di far scomparire le auto con motore a scoppio a favore di quelle elettriche.
Ma quello delle auto non è il solo dogma della religione green. Un altro mito da sfatare ad esempio è quello della produzione di energia “alternativa” e “pulita” mediante lo sfruttamento del vento.
Cosa ci può essere di più “pulito” che l’eolico, ovvero la conversione dell’energia contenuta del vento in elettricità mediante grandi torri sormontate da pale che, detto per inciso, già stanno deturpando il paesaggio di molte aree del nostro Bel Paese?
Ebbene, quel che si tace è che la conversione del vento in energia apparentemente pulita è solo il penultimo passaggio di un processo assai nocivo per l’ecosistema.
Innanzitutto molti dei generatori di turbine sono prodotti in Cina, uno dei paesi che generano più inquinamento al mondo, e già questo la dice lunga sulla sanità mentale degli ambientalisti, i quali si illudono di pulire il mondo rendendo la vita impossibile a casa nostra – si pensi alle Ztl delle nostre città o alla inutile lotta alla plastica – quando altrove si insozza l’aria e l’acqua che alla fine anche noi utilizziamo. Ne sanno qualcosa i contadini cinesi della regione di Baotou, nella Mongolia interna, i quali hanno visto distrutte le coltivazioni di grano e di mais perché i loro campi sono stati trasformati in immensi laghi di gorgogliante fango tossico, creato da sconsiderate pratiche minerarie delle aziende che scavano per trovare i metalli necessari alla produzione delle turbine, Quelle che dovrebbero servire a produrre energia “verde”.
Uno di questi metalli è il neodimio, la cui richiesta è cresciuta esponenzialmente proprio a causa della richiesta di turbine eoliche e di auto elettriche spinta dagli ambientalisti
Purtroppo, con l’aumento dell’estrazione del neodimio ogni anno vengono scaricate nella sola Baotou, 7.000.000 di tonnellate di rifiuti tossici, alcuni anche radioattivi, in un lago artificiale di 9 chilometri e mezzo di larghezza che sta mettendo a rischio uno dei più importanti corsi d’acqua della Cina.
Il processo di estrazione dei minerali necessari alla costruzione delle turbine eoliche infatti avviene pompando acido nel terreno mentre per la lavorazione si utilizzano altri acidi e sostanze chimiche. Così, mentre gli ambientalisti di sinistra si battono contro l’energia nucleare e fossile a causa del suo impatto negativo sull’ambiente, chiudono un occhio sui massicci danni ambientali causati dalla costruzione di turbine eoliche.
Ma non è finita qui. Per ottenere una significativa produzione di energia occorre tappezzare vaste aree con torri sormontate da pale e per far questo è necessario cementificare notevoli porzioni di terreno sottraendolo, ad esempio, all’agricoltura in quanto per ogni torre sono necessarie circa 13 tonnellate di cemento per realizzare le fondamenta.
Vabbe’ direte voi, però dopo si ha energia pulita…
Ebbene, ammesso di avere sempre giornate ventose, ogni turbina ha un ciclo di funzionamento di circa 120mila ore, ovvero poco più di 13 anni. Alla scadenza devono essere smantellate e qui sorge un altro problema: come smaltire le enormi pale?
La National Public Radio ha pubblicato un articolo secondo il quale nei soli Stati Uniti saranno più di 720.000 le tonnellate di materiale da smaltire nei prossimi vent’ anni ma mentre le torri e le turbine interne possono essere riciclate le pale no, essendo costituite da un mix di materiali fatto di resina e fibra di vetro difficilmente riciclabili. Siccome metterle in discarica è difficile a causa delle dimensioni si cerca di ovviare al problema col taglio delle pale, operazione che considerate le dimensioni di ogni pala viene fatta sul posto in strutture provvisorie che però con le operazioni di taglio lasciano disperdere nell’ambiente circostante quantità di polimeri, microplastiche e altri materiali nocivi.
Insomma, come al solito, l’ambientalismo ideologico e farlocco per cercare di risolvere un problema ne crea un altro più grave.