Andreotti, la persecuzione della sinistra e quelle frasi profetiche sui giovani

Andreotti, la persecuzione della sinistra e quelle frasi profetiche sui giovani

di Jozef Mikloško

DIECI ANNI FA MORIVA GIULIO ANDREOTTI, IL SETTE VOLTE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. IL RICORDO DELL’EX AMBASCIATORE SLOVACCO IN ITALIA

Dieci anni fa, il 6 maggio del 2013, a 94 anni, moriva Giulio Andreotti. Classe 1919, Andreotti è stato uno degli uomini politici più potenti. Presente a dieci elezioni politiche nazionali, in quattro occasioni è stato il candidato con il maggior numero di preferenze in Italia. Sette volte presidente del Consiglio, e per trentaquattro volte Ministro (considerando anche gli incarichi ad interim), Andreotti è stato impegnato in politica dal dopoguerra, quando cominciò come sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi De Gasperi a soli 27 anni, fino alla fine della prima Repubblica. Dal 1991 fino alla morte Andreotti è stato senatore a vita, carica alla quale lo avevo voluto il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (1928-2010).

La gestione dei rapporti con la corrente andreottiana della Democrazia Cristiana in Sicilia gli causò notevoli problemi. Il leader democristiano ha sempre respinto le accuse di avere frequentato e aiutato i mafiosi. Fu assolto in primo grado dal Tribunale di Palermo con sentenza del 23 ottobre 1999. La Corte d’appello di Palermo, con sentenza del 2 maggio 2003, dichiarò commessi ma prescritti i reati anteriori alla primavera del 1980, mentre fu confermata l’assoluzione per tutti gli avvenimenti successivi. La Cassazione, infine, confermò la sentenza di appello.

Ripescando tra i miei ricordi rammento che quando il futuro co-fondatore europeo Alcide de Gasperi era bibliotecario vaticano, Giulio Andreotti studiava diritto canonico. De Gasperi lo nominò Sottosegretario di Stato al Governo a 27 anni. Mentre valutava se accettare l’incarico, Monsignor Montini, il futuro Paolo VI, lo chiamò dalla Segreteria di Stato vaticana: “Vada e diventi Segretario di Stato!“. E Andreotti obbedì.

Alla sua morte era ancora molto popolare in Italia, sebbene avesse molti nemici, soprattutto tra la sinistra. È apparso spesso in televisione, ha rilasciato interviste ai giornali e ha partecipato a innumerevoli conferenze. Era un uomo saggio, colto e senza paura, un’enciclopedia ambulante della politica e della storia del 20° secolo. Parlava a braccio dei più svariati argomenti in modo interessante e divertente. Ricordo una sua battuta alla presentazione di un libro in cui disse: “I libri sono spesso documenti segreti perché poche persone li leggono“.

Negli anni ’90 ho incontrato spesso esponenti della DC. Quella con Andreotti non fu una lunga conversazione. Molto più interessanti erano i discorsi di Andreotti, citando spesso la Bibbia. Nel dicembre 1994, in Vaticano, alla Conferenza Internazionale sulla “Qualità della vita” alla presenza di molti cardinali, vescovi e delegati da tutto il mondo, ha pronunciato un ottimo discorso conclusivo a favore della Campagna Mondiale per la protezione della Vita. A quel tempo, c’era una grande campagna contro di lui e il suo partito, lo aspettava un processo. Tuttavia, il pubblico e l’alta gerarchia ecclesiastica lo salutarono in modo estremamente caloroso e il cardinale Fiorenzo Angelini (1916-2014) lo chiamò tre volte “carissimo“, in un momento in cui tutta la DC, Andreotti compreso, veniva abbandonato dalla massa degli elettori.

La sinistra ha avviato una causa contro di lui perché avrebbe ordinato alla mafia di assassinare il giornalista Mino Pecorelli (1928-1979). C’è stato anche un ampio dibattito in parlamento, in cui Andreotti ha spiegato chi era interessato alla sua falsa testimonianza e alla sua condanna. Fu condannato a 24 anni di reclusione in un tribunale di Perugia. Dopo lunghe lotte, nel 1999 fu completamente assolto e riabilitato e affermò che il tutto non era stato altro che il frutto di una manipolazione dei testimoni che erano stati fatti venire dagli Stati Uniti. Ma il processo gli è costato molto tempo e fatica. Non è crollato perché, come ha detto, la fede in Dio e il sostegno della sua famiglia lo hanno salvato.

L’ho incontrato alcune volte negli anni 1990-94, quando ho visitato l’Italia come politico. Più tardi nel 2000-2005, come ambasciatore, l’ho incontrato spesso e ho frequentato le sue lezioni. Gli sono stato più vicino nel 2005, quando ero un decano dei Paesi dell’UE.

Noto che le posizioni che ha assunto le ha sempre sostenute sulla base della sua lunga esperienza politica. Ha difeso gli Stati Uniti, ma li ha anche saputi criticare quando necessario. Ha ricordato la gratitudine degli italiani verso gli americani, considerando che durante la seconda guerra mondiale sono morti più soldati statunitensi che italiani. Al tempo di Saddam Hussein (1937-2006) ha saputo distinguere tra atteggiamenti contro la guerra in Iraq e atteggiamenti contro gli Stati Uniti (non tutti infatti coloro che sono contrari alla guerra sono contro anti-americani).

In un’intervista con Pavel Hrušovský, presidente del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca, alla quale l’ho accompagnato, Andreotti ha affermato che gli Stati Uniti avevano precedentemente protetto Saddam, anche se era già un dittatore crudele che cantava lodi a Hitler. Nel 1978 lo incontrò di persona in occasione della conclusione di un accordo tra Israele ed Egitto. Quando l’URSS cessò di esistere e gli Stati Uniti non ebbero avversari, la NATO doveva finire o cambiare. Il terrorismo arriverà dopo, ma combatterlo non è il compito principale della NATO.

Andreotti ha sottolineato che senza libertà non c’è libertà religiosa e viceversa. Ha ricordato gli effetti del crescente numero di immigrati sull’Italia, nonché il fatto che la Costituzione dell’Arabia Saudita, oltre all’Islam, vieta il culto delle altre religioni nel Paese. Ha continuato a ricordare la necessità che nuovi paesi aderiscano all’UE. Sosteneva che l’allargamento non aveva mai indebolito l’Europa in passato. Molti erano contro Spagna e Portogallo, ma la loro adozione è stata un vantaggio e un arricchimento per l’UE.

Andreotti ha detto dei referendum in Italia che non hanno mai risolto un problema, ma ne hanno sempre creati di nuovi. Ad esempio, il rifiuto dell’energia nucleare nel 1987 è stato ed è la causa del lento sviluppo dell’economia nazionale. Ha considerato però la bocciatura del referendum sull’inseminazione artificiale del giugno 2005 una grande vittoria.

Il 16 settembre 2005 ho avuto l’opportunità di parlare lungamente con il senatore Andreotti al pranzo diplomatico dell’UE presso l’ambasciata polacca. Il discorso è iniziato con l’idea che fosse nato sotto un Papa di nome Benedetto e sarebbe morto sotto un Papa Benedetto. Ha detto che dobbiamo aiutare i giovani a respingere la falsa modernità, non solo da un punto di vista religioso ma anche umano. Hanno tagliato le loro radici e ora siamo sorpresi che l’albero non stia crescendo. A pranzo, da decano dei diplomatici Ue, ho ringraziato Andreotti e l’ho salutato per sempre.

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